Anche il recente via libera dell’Unione europea alle misure economiche del governo, su tutte la legge di stabilità 2015, non avevano lasciato presagire un intervento immediato sul settore previdenziale. Il margine di manovra, nonostante la promozione di Bruxelles, non si è allargato per il governo e qualsiasi ipotesi di ritocco sulle pensioni può avere scompensi profondi sui conti pubblici italiani. Per non parlare della sonora bocciatura inflitta dalla Corte costituzionale al referendum abrogativo della legge Fornero.
Come se non bastasse, poi, di questi tempi l’Inps è alle prese con le innovazioni del Jobs Act, con il decreto sugli ammortizzatori e il bonus assunzioni della finanziaria che stanno debuttando con i nuovi innesti nel mondo del lavoro.
Insomma, tutto il vento sembrava spirare in senso contrario. E invece, ieri, a sorpresa il ministro del Lavoro Giuliano Poletti è uscito con una dichiarazione destinata a fare discutere – e sperare – milioni di pensionati e lavoratori ormai esausti della vita in ufficio: “Con la prossima legge di stabilità presenteremo interventi sulle pensioni”, ha affermato il ministro del governo Renzi.
Secondo alcuni maligni, la sortita di Poletti è una conseguenza alla presenza ingombrante alla presidenza Inps di Tito Boeri, economista, professore ed editorialista apprezzato dallo stesso premier, al momento “parcheggiato” alla previdenza, ma che starebbe già soffiando sul collo dell’attuale ministro.
Qual che è fuori dubbio, è il ritorno imperioso della questione pensioni al centro del dibattito. Come noto, sono diverse le questioni del welfare ancora irrisolte, a cominciare dagli esodati per passare alla mai digerita innovazione sui requisiti. Tutti aspetti che una eventuale riforma non può ignorare, fin da ora: se, infatti, il piano dovrà essere pronto per la fine della prossima estate, non c’è un minuto da perdere.
I nodi delle pensioni
Esodati. Fino a oggi sono stati approvati dai vari governi – e Parlamenti – sei provvedimenti, che hanno favorito l’emersione di 170mila casi di mancate pensioni – ancora non tutte erogate – che dovrebbero ottenere il via libera per l’assegno non oltre il 2020.
Prestito pensionistico. E’ un’idea nei mesi scorsi riapparsa in diverse occasioni, inserita in alcune proposte di modifica alla legge Fornero arenate negli uffici delle commissioni Parlamentari. La soluzione di un ritiro anticipato, con assegno temporaneo entro un triennio dal raggiungimento dei requisiti, che i pensionati si apprestano poi a restituire una volta entrati nel recinto Inps.
Recedibilità del contratto. Potrebbe essere ripristinato il diritto per il datore di lavoro di recedere dal rapporto con il lavoratore, una volta che questo abbia raggiunto il minimo per la pensione di vecchiaia. Al momento, questa opzione è stata sospesa per incentivare il mantenimento in servizio fino ai 70 anni da parte della legge Fornero.
Informazioni. Negli auspici del governo, la realizzazione di un sistema telematico che consenta ai lavoratori di vedere la propria posizione contributiva con l’istituto di previdenza e, insieme, poter conoscere l’ammontare del futuro assegno.
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