E’ fissato per domani in commissione Lavoro alla Camera l’esame della proposta di legge per la flessibilità in uscita dal lavoro, molto attesa da migliaia di lavoratori che sperano di poter abbandonare il mondo dell’occupazione e ottenere l’agognato trattamento previdenziale.
Insomma, il primo passo verso quella che il ministro Poletti ha annunciato come la riforma del 2015: è stato lui, infatti, a prevedere come l’anno in corso sarebbe stato quello dedicato alle pensioni, culminando con la futura legge di stabilità che dovrebbe approntare le risorse per la realizzazione degli obiettivi di governo.
Il ddl in Commissione Lavoro
Si comincia, dunque, con il testo presentato congiuntamente da una schiera di deputati, tra cui anche il presidente dell’organo parlamentare e la sua vice, rispettivamente Cesare Damiano (Pd) e Renata Polverini (Forza Italia).
Il provvedimento che i deputati della commissione saranno chiamati a esaminare presenta un titolo inequivocabile: “Disposizioni per consentire la libertà di scelta nell’accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico”, un nome che inevitabilmente suscita grandi speranze per i lavoratori, soprattutto quelli più attempati che attendono una revisione dai requisiti della legge Fornero per entrare in quiescenza.
Il testo che verrà discusso in commissione prevede che a decorrere dal primo gennaio 2014 i lavoratori che abbiano maturato almeno 35 anni di età contributiva possano andare in pensione secondo questo schema non appena avranno compiuto 62 anni ed entro i 70.
Naturalmente, la scelta, se optata dal lavoratore o dalla lavoratrice, non sarà indolore, poiché implicherà una riduzione – o anche una maggiorazione – legata all’età effettiva di pensionamento e agli anni di contribuzione. L’età “di mezzo” sarà in proposito quella dei 66 anni: prima di questa cifra, infatti, gli effetti del pensionamento anticipato saranno negativi sull’assegno e, in seguito, le rivalutazioni delle mensilità saranno positive per i lavoratori che vogliano avvalersi dell’opzione.
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Di contro, c’è chi frena, assicurando che, visti i ritardi enormi con cui questo ddl è arrivato in commissione, la maggioranza non abbia alcuna intenzione, almeno per il momento, di riscrivere la normativa pensionistica. Si vedrà: per ora, di certo, la commissione è convocata al fine di esaminare il provvedimento.
Esodati: giro di boa
Nel frattempo, il ministro Poletti ha rilanciato sul fronte degli esodati, affermando che “al momento sono state risolte le soluzioni di 170mila esodati, ne manca un pezzetto”. Il rischio, ha avvertito il ministro del lavoro, è che rimangano ferme risorse stanziate ma probabilmente in eccesso rispetto alle reali esigenze. Innanzitutto, va messo in chiaro che le pensioni effettivamente erogate dall’Inps sono attualmente poco più di 60mila, quindi circa una su tre in relazione alle situazioni copert dai sei decreti governativi.
In pratica, Poletti vuole evitare che nel calcolo degli esodati vengano inclusi anche coloro che potrebbero avvalersi del ddl Damiano-Polverini, cioè che siano considerate come mancate salvaguardie anche le situazioni che hanno reso obbligatoria la permanenza al lavoro per il cambio dei requisiti. Così, è stato attivato un monitoraggio da parte della commissione lavoro del Senato: se davvero i fondi messi a disposizione si dimostreranno superiori ai bisogni reali, allora quelle risorse saranno convogliate altrove, magari proprio alla copertura delle pensioni in anticipo che potrebbero verificarsi con l’ok al ddl per l’uscita anticipata. Dando così il via all’attesa controriforma Fornero.
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