Riforma pensioni 2015: opzione shock, contributivo per tutti

Redazione 22/06/15
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Riforma pensioni 2015: questa volta la frenata arriva da Bruxelles anche se il governo ufficialmente non rinuncia all’idea di cambiare la legge Fornero.

Nuovo capitolo sull’odissea della riforma delle pensioni, a pochi giorni dall’aut aut di Renzi sulla scuola che sembra mettere in pericolo anche i ritiri ormai scontati per i Quota 96.

I professori e i dipendenti del comparto scolastico, infatti, avrebbero dovuto essere i primi a lasciare il lavoro sull’onda della rivoluzione nell’assetto previdenziale, ma il rischio di bloccare la riforma della scuola e insieme le nuove assunzioni, fanno ripiombare nell’incertezza le attese di migliaia di lavoratori, ormai sfiniti dagli anni di servizio in più rispetto a quanto dovuto per legge. Quello che appare chiaro, così come per le proposte sul tavolo di revisione delle pensioni, è che le prossime settimane saranno decisive.

Prima della pausa estiva, infatti, il governo vuole definire assolutamente le priorità da cui riprendere il lavoro all’inizio di settembre, per una rincorsa che, una volta avviata, si concluderà solo con l’approvazione, a fine anno, della legge di stabilità 2016. Proprio il provvedimento in cui, più volte, i vari ministri Poletti e Padoan, oltre allo stesso Renzi, hanno ricordato di voler introdurre la contro riforma Fornero, ancora dai contorni sfumati ma dal’obiettivo ben definito: rendere più agevole il pensionamento anticipato, anche con tagli sull’assegno, per chi proprio “non ce la fa più”.

E’ per questo che dalle parti di Bruxelles mettono già le mani avanti, ricordando al governo che eventuali interventi sul comparto previdenziale, con modifiche ai requisiti di accesso all’assegno Inps, o addirittura prestiti pensionistici per i ritiri anticipati e via dicendo, potrebbero provocare degli scompensi all’equilibrio precario dei pubblici.

Nei giorni scorsi il Bollettino economico della Banca centrale europea guidata dal nostro Mario Draghi non ha mancato di segnalare al governo italiano “i rischi connessi all’inversione delle riforme pensionistiche adottati”. A nulla, a quanto pare, sono servite le rassicurazioni di modifiche solo marginali, che potrebbero consentire anche penalizzazioni negli assegni erogati in anticipo, così come prefigurato nella famosa “proposta Damiano” da tempo dispersa in Parlamento.

Secondo il presidente Inps Boeri, che per primo ha frenato sulle ipotesi di riforma dopo averle sostenute apertamente, il costo solo di questa operazione ammonterebbe a circa 10 miliardi di euro, cifra che potrebbe prosciugare buona parte delle risorse inserite nella prossima finanziaria.

Rimane, allora, forse un’unica via per ammettere nel novero dei pensionati coloro che, in base ai requisiti minimi vigenti, non vogliano rinunciare anche in presenza di penalizzazioni importanti: la via del contributivo secco anche per coloro che potrebbero usufruire dell’assegno “misto” retributivo. Una beffa, per i lavoratori più attempati, che da qualcuno potrebbe però essere accettata pur di chiudere con gli anni di lavoro.

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