Secondo i dati diffusi dallo Spi- Cgil, sono infatti quasi 10 miliardi di euro le risorse sottratte a un totale di circa 5,5 milioni di pensionati, per un totale di quasi 1800 euro a testa.
Secondo i dati diffusi dal sindacato dei pensionati, il blocco alle pensioni ha riguardato importi pari a tre volte il minimo, intorno ai 1400 euro lordi. Va ricordato che, con l’ultima finanziaria, è stato ristabilito un criterio di rivalutazione entro tre volte il minimo, che scende a scalare per le fasce di riscossione previdenziale superiori.
Ma non è tutto: se si prendono in esame, i tassi di inflazione, si scopre come in realtà il valore delle risorse di cui sono stati privati i pensionati è le loro famiglie è superiore quasi della metà di quanto indicato, par a circa 3,6 miliardi di euro.
Tagli che risultano l’effetto combinato della mancata rivalutazione degli assegni, bloccata nei due anni addietro, che ha di fatto interrotto l’indicizzazione della pensione a chi già la percepisce, con buona pace sia di coloro che vedono l’Inps come un miraggio a causa dell’allungamento dei requisiti e di chi, invece, sul sostegno di un genitore pensionato basa la propria sicurezza sociale.
Sono sempre più frequenti, infatti, i casi di giovani e under 40 che, trovandosi con occupazioni ai confini della precarietà, stipendi al lumicino se non, peggio, disoccupati o cassintegrati, si avvalgono dell’aiuto dei genitori, percettori di prestazione previdenziale, e contribuenti in maniera determinante alla buona salute del nucleo famigliare.
Insomma, il danno della mancata rivalutazione degli assegni previdenziali, in realtà, è ancora più vasto di quanto i semplici indicatori numerici non facciano trasparire: l’operazione sta lentamente sgretolando una delle colonne del welfare nell’economia del Paese, che in tempo di incertezza sociale e lavorativa assume una centralità assoluta.
Ecco perché il ddl sulle pensioni, finito in commissione la settimana scorsa, non può ignorare il tema delle rivalutazioni, oltre a quello del pensionamento anticipato. La lenta operazione di ricostruzione del welfare dopo il ciclone Fornero non può può essere rinviata.
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