Reddito di Cittadinanza 2023, come funzionerà: mappa delle novità

Rdc solo per 7 mesi dal 2023; si decadrà dal beneficio alla prima offerta di lavoro rifiutata; dal 2024 sarà cancellato

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La guerra al Reddito di Cittadinanza, condotta dall’esecutivo Meloni, ha segnato un primo punto a favore. La premier ha da sempre definito la misura una “paghetta di Stato”, ponendo l’accento sul fallimento del Reddito come misura di politica attiva del lavoro e la sua trasformazione in una misura assistenzialista. Per questo motivo, con le disposizioni inserite all’interno della Legge di Bilancio 2023, la misura sarà abolita dal 1° gennaio 2024. La Manovra di bilancio è stata approvata definitivamente il 29 dicembre, si può quindi dichiarare chiusa la partita, che ha prodotto come risultato una profonda revisione al ribasso del sussidio Rdc nel 2023, per arrivare poi alla sua definitiva cancellazione l’anno successivo.

Previsto per il 2023 un periodo “ponte”, durante il quale i cittadini “occupabili” (con età dai 18 ai 59 anni) abili al lavoro ma che non abbiano nel nucleo disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età riceveranno il Reddito solo per 7 mensilità anziché le attuali 18 rinnovabili. Durante questo periodo dovranno frequentare per almeno sei mesi un corso di formazione o riqualificazione professionale. Senza corso, e alla prima offerta di lavoro (anche non congrua) rifiutata, si decade dal Reddito.

Il sussidio sarà mantenuto per chi non può lavorare, almeno fino alla fine del 2023: questo tempo in piò permetterà al governo di ideare una radicale riforma del sussidio.

Per chi è in grado di lavorare la soluzione non può essere il Reddito di Cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo, perché, per come è stato pensato e realizzato, il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia.” Queste le parole del Presidente del Consiglio durante il discorso programmatico in Parlamento, che aveva poi proseguendo dicendo:

Vogliamo mantenere e, laddove possibile, migliorare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi, a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico. A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato“.

Anche se il Reddito di Cittadinanza sarà abolito, il governo si dovrà comunque prodigare per garantire una forma di sostegno economico a quelle famiglie fragili per le quali il Reddito rappresentava l’unico modo per sottrarsi alla povertà.

Un invito a mantenere queste forme di sussidio è arrivato anche dall’Europa: il 28 settembre la Commissione Europea ha inviato agli Stati una raccomandazione sul sostegno delle misure di reddito minimo per la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale.

Indice

Reddito di Cittadinanza: abolizione dal 2024

Dal 1° gennaio 2024 non ci sarà più il Reddito di Cittadinanza come lo conosciamo oggi. Questo non vuol dire che le famiglie in difficoltà che lo percepivano smetteranno di ricevere sussidi. Il Governo lavorerà infatti su un nuovo meccanismo di sostegno alle persone non occupabili, quindi over 60, persone con disabilità, nuclei in difficoltà con minori.

Diversa sarà la questione per i cittadini occupabili, dai 18 ai 59 anni: per questa fetta di popolazione saranno previsti nuovi meccanismi di politiche attive del lavoro, visto che quelle previste dal Reddito di Cittadinanza non hanno funzionato.

Reddito di Cittadinanza: cosa cambia nel 2023

L’obiettivo del Governo con la nuova Legge di Bilancio è, per il 2023, è di riformare il Reddito di Cittadinanza solo per gli “occupabili”, ovvero le persone tra 18 e 59 anni abili al lavoro ma che non abbiano nel nucleo disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età.

Per questa categoria di beneficiari il Reddito di Cittadinanza sarà erogato solo fino a un massimo di 7 mensilità nel 2023. Prevista inoltre la partecipazione a un corso di formazione o di riqualificazione professionale della durata di almeno sei mesi. In mancanza della partecipazione a questo corso si decade dal sussidio.

Prevista inoltre la decadenza dal Reddito alla prima offerta di lavoro rifiutata. Negli ultimi passaggi alla Camera è saltata la parola “congrua” dalla misura. Va detto che sono molti i percettori che hanno affermato di non aver mai ricevuto un’offerta congrua, rendendo incerto questo passaggio.

Infine, per i beneficiari del reddito di cittadinanza appartenenti alla fascia di età compresa tra 18 e 29 anni che non hanno adempiuto all’obbligo di istruzione, l’erogazione del sussidio è subordinata anche all’iscrizione e alla frequenza di percorsi di istruzione degli adulti di primo livello.

Reddito di Cittadinanza: politiche attive del lavoro

Che il Reddito di Cittadinanza abbia fallito come misura di politica attiva del lavoro è stato riconosciuto anche dai partiti che lo hanno sempre sostenuto. I Centri per l’Impiego non sono riusciti a centrare gli obiettivi previsti, nemmeno con l’introduzione della figura dei navigator.

La Legge di Bilancio 2022 aveva previsto l’attivazione del programma “Garanzia per l’Occupabilità del Lavoratori” (GOL) rivolto ai percettori del RdC oltre che a chi beneficia di un ammortizzatore sociale, ai cd. Neet e alle fasce svantaggiate e deboli. Il programma rientra tra le misure del PNRR e dispone di risorse pari a 4,4 miliardi di euro. Al GOL è associato anche un programma di potenziamento dei Centri per l’Impiego e al Piano Nazionale Nuove Competenze per la formazione e il “reskilling” dei lavoratori in transizione e disoccupati.

La direzione del nuovo governo andrà verso un potenziamento di questi programmi di formazione e reinserimento per introdurre nuove politiche attive del lavoro, mentre il Reddito di Cittadinanza potrebbe essere rivoluzionato e proposto come sostegno per la lotta alla povertà e in grado di aiutare chi non può lavorare.

Reddito di Cittadinanza: le raccomandazione dell’Europa

La Commissione Europea nella giornata del 28 settembre ha inviato agli Stati membri una proposta di raccomandazione “relativa a un adeguato reddito minimo che garantisca un’inclusione attiva“. Nicolas Schmit, Commissario per il Lavoro e i diritti sociali, ha dichiarato: “Oggi più di una persona su cinque nell’UE è a rischio di povertà e di esclusione sociale. In tutti gli Stati membri esistono regimi di reddito minimo, ma dalle analisi risulta che non sempre sono adeguati, raggiungono tutti coloro che ne hanno bisogno o motivano le persone a rientrare nel mercato del lavoro. In un contesto di aumento del costo della vita e di incertezza dobbiamo garantire che le nostre reti di sicurezza siano all’altezza del compito. Dovremmo prestare particolare attenzione al reinserimento dei giovani nel mondo del lavoro anche attraverso il sostegno al reddito, in modo che non restino intrappolati in un circolo vizioso di esclusione.”

L’invito dell’Europa è quello di rivedere il sistema, che non può essere abolito senza prevedere delle misure simili per la lotta alla povertà. Di seguito alcuni dei punti della raccomandazione:

  • migliorare l’adeguatezza del sostegno al reddito:
  • fissare il livello del sostegno al reddito mediante una metodologia trasparente e solida;
  • pur salvaguardando gli incentivi al lavoro, garantire che il sostegno al reddito risponda gradualmente una serie di criteri di adeguatezza. Gli Stati membri dovrebbero raggiungere un livello adeguato di sostegno al reddito entro la fine del 2030, preservando nel contempo la sostenibilità delle finanze pubbliche;
  • riesaminare annualmente e, se necessario, adeguare il livello del sostegno al reddito;
  • migliorare la copertura del reddito minimo e il ricorso allo stesso:
  • i criteri di ammissibilità dovrebbero essere trasparenti e non discriminatori; Ad esempio, per promuovere la parità di genere e l’indipendenza economica, in particolare delle donne e dei giovani adulti, gli Stati membri dovrebbero fare in modo che il sostegno al reddito sia erogato per persona, anziché per nucleo familiare, senza necessariamente aumentare il livello complessivo delle prestazioni per famiglia. Sono inoltre necessarie ulteriori misure per garantire il ricorso al reddito minimo da parte delle famiglie monoparentali, formate in prevalenza da donne;
  • le procedure di presentazione della domanda dovrebbero essere accessibili, semplificate e corredate di informazioni di facile comprensione;
  • la decisione sulla domanda di reddito minimo dovrebbe essere emessa entro 30 giorni dalla presentazione della domanda, con possibilità di riesame della decisione;
  • i regimi di reddito minimo dovrebbero essere in grado di rispondere alle crisi socioeconomiche, ad esempio tramite l’introduzione di una maggiore flessibilità per quanto riguarda l’ammissibilità;
  • migliorare l’accesso a mercati del lavoro inclusivi:
  • le misure di attivazione dovrebbero fornire incentivi sufficienti a (ri)entrare nel mercato del lavoro, con particolare attenzione al sostegno ai giovani adulti;
  • i regimi di reddito minimo dovrebbero aiutare le persone a trovare un lavoro e a mantenerlo, ad esempio attraverso un’istruzione e una formazione inclusive nonché un sostegno (post-collocamento) e di tutoraggio;  
  • dovrebbe essere possibile combinare il sostegno al reddito con il reddito da lavoro per periodi più brevi, ad esempio durante il periodo di prova o i tirocini;
  • migliorare l’accesso ai servizi abilitanti ed essenziali:
  • i beneficiari dovrebbero avere un accesso effettivo a servizi abilitanti di qualità quali l’assistenza (sanitaria), la formazione e l’istruzione. Coloro che ne hanno bisogno dovrebbero disporre di servizi di inclusione sociale come la consulenza e il coaching;
  •  i beneficiari dovrebbero avere un accesso continuo ed effettivo ai servizi essenziali, come l’energia;
  • promuovere un sostegno personalizzato:
  • gli Stati membri dovrebbero svolgere una valutazione individuale e multidimensionale delle esigenze per individuare gli ostacoli all’inclusione sociale e/o all’occupazione incontrati dai beneficiari e il sostegno necessario per affrontarli;
  • su tale base, entro tre mesi dall’accesso al reddito minimo i beneficiari dovrebbero ricevere un piano di inclusione che definisca obiettivi comuni, un calendario e un pacchetto di sostegno su misura per raggiungere tali obiettivi;
  • aumentare l’efficacia della governance delle reti di sicurezza sociale a livello di UE, nazionale, regionale e locale nonché quella dei meccanismi di monitoraggio e comunicazione.

Sicuramente il Reddito di Cittadinanza sarà destinato a profonde modificazioni nel prossimo periodo, ma la sfida del nuovo governo sarà quella di sostituire il sussidio con misure efficaci per la lotta alla povertà e di riuscire dove i precedenti hanno fallito con lo sviluppo di politiche attive del lavoro.

Alessandro Sodano

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