Recovery Plan, no ai contratti a tempo determinato dei tecnici: interviene la Ragioneria dello Stato

Elena Bucci 24/05/21
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La Ragioneria dello Stato ha da poco rilasciato al Ministero dell’Istruzione un parere negativo riguardo le nuove assunzioni a tempo determinato di tecnici esperti previste dal Recovery Plan. L’organo statale di Ragioneria si è infatti espresso a sfavore di tali contratti che prevedono un’occupazione a termine proprio perché, in qualità di impieghi di breve periodo, genererebbero “nuovi precari”, senza garantire una stabilità occupazionale.

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Vediamo nei prossimi paragrafi quali sono le assunzioni a tempo determinato messe in discussione dalla Ragioneria di stato e per quale motivo.

Recovery Plan: stop ai contratti determinati per tecnici

Il tema del precariato in ambito italiano è senza dubbio uno dei più importanti nel settore lavorativo e un problema che le amministrazioni intendono risolvere o alleggerire. E’ per questo motivo che la Ragioneria dello Stato si è espressa in maniera contrariata rispetto la formula dei contratti a tempo determinato. In particolare, le assunzioni a tempo determinato contro cui l’organo statale ha recentemente manifestato un profondo dissenso sono quelle riservate al Miur: nello specifico, si tratta di contratti determinati dalla durata di tre anni offerti ad un totale di 250 tecnici esperti. 

Assunzioni rese indispensabili “dalla necessità di dotarsi in tempi brevi delle figure professionali e delle strutture di livello dirigenziale necessarie a garantire l’attuazione del Piano Nazionale di ripresa e resilienza”.

L’organo statale della Ragioneria segnala dunque che il problema principale cui si incorrerebbe con l’incoraggiamento di contratti a tempo determinato è duplice: “da un lato vi è la mancanza di coordinamento tra le Istituzioni, ciascuna delle quali sta procedendo ad assumere i tecnici secondo procedure autonome; dall’altro, invece, si rileva il nuovo precariato che assunzioni di questo tipo potrebbero generare.” I contratti a tempo determinato non possono che generare un “nuovo precariato“, di cui l’Italia è oltremodo satura, a causa dell’impossibilità di garantire una stabilità occupazionale. Per questo motivo, oltre che alla sopra citata mancanza di cooperazione tra le varie Istituzioni,

La proposta della Ragioneria si concretizza dunque in un invito a tutte le Istituzioni a “trattare l’argomento in modo omogeneo e unitario per tutte le amministrazioni interessate”, pur ricordando che “Bruxelles ha mosso una critica all’Italia per l’eccesso di precariato nella pubblica amministrazione.”

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Fonte: Repubblica.it

Elena Bucci

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