Per l’Italia l’approvazione è arrivata il 22 giugno, in concomitanza con l’arrivo in Italia di Ursula von der Leyen per l’incontro con il premier Draghi. Dopo l’approvazione, i primi pagamenti dovrebbero avvenire nel mese di luglio. Si tratta di una tranche del 13% del totale, che nel caso del PNRR italiano ammonterebbe a circa 25 miliardi di euro.
I piani devono rispettare determinati criteri, soprattutto per quanto riguarda ambiente, digitalizzazione e trasparenza. I pagamenti dovrebbero avvenire seguendo le tempistiche con le quali i paesi europei hanno inviato il proprio Piano, chi l’ha inviato prima dovrebbe ricevere prima il finanziamento. Il PNRR italiano ha ricevuto un giudizio positivo, su 11 capitoli esaminati l’Italia ha ricevuto 10 “A” e una “B” (alla sezione “Costi”, come tutti gli altri piani approvati finora).
Vediamo quali Paesi hanno presentato il piano, quali sono i criteri da rispettare, e le principali misure che il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede.
Recovery Plan italiano: cosa prevede, progetti e fondi per il PNRR
Recovery Plan: la situazione attuale
È il luglio del 2020, dopo estenuanti trattative già nei mesi precedenti (si ricorda il veto dei Paesi “frugali” ad iniziative congiunte a marzo, per poi tornare al dialogo con l’avanzare della pandemia in Europa), i Paesi dell’Unione Europea giungono all’accordo sul Next Generation EU, il fondo che servirà ad arginare i danni economici causati dalla pandemia di Covid-19 in Europa.
Per accedere ai fondi, i Paesi dell’Unione devono presentare un Piano di riforme e progetti che hanno come obiettivo appunto la ripresa economica ma anche una transizione verde e digitale. Il nostro piano è il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il fondo sarà composto sia da finanziamenti a fondo perduto che da prestiti a lunga durata, che dovranno essere restituiti entro il 2058.
La presentazione del piano non è l’unica misura necessaria per l’accesso ai fondi, i Paesi dell’Unione Europea hanno dovuto ratificare anche la cosiddetta “Decisione sulle risorse proprie“, il documento con il quale si accetta di aumentare il tetto massimo di risorse che l’UE può chiedere a ogni Paese “per il corretto sviluppo delle politiche dell’Unione“, come si legge nel testo del documento. La ratifica da parte di tutti e 27 gli Stati è avvenuta a fine maggio 2021.
Alla terza settimana di giugno, 25 Paesi hanno presentato i propri Piani nazionali. Su 27 Paesi mancano adesso Irlanda e i Paesi Bassi. I piani di questi Paesi dovrebbero comunque arrivare per il mese di giugno. La data del 30 aprile 2021, per la quale molti Paesi tra cui l’Italia hanno spinto, non era un termine rigoroso, infatti i Paesi che hanno presentato dopo i progetti non riceveranno ammende, tuttavia potrebbero vedere i finanziamenti richiesti in un periodo successivo agli altri.
Alcuni piani sono già stati approvati, i primi sono stati quelli del Lussemburgo, Spagna, Portogallo, Grecia e Danimarca, dove la Presidente von der Leyen si è recata nei giorni scorsi durante il suo “Next Gen EU tour“. Toccherà domani all’Italia, con un incontro a Cinecittà.
My #NextGenerationEU tour continues!
Next up: Austria followed by Slovakia Latvia Germany Italy Belgium and France
Recovering and building a better future. Let’s #MakeItReal pic.twitter.com/lk5OTk62M9
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) June 20, 2021
Recovery Plan: criteri per l’approvazione
È la Commissione Europea a giudicare i Piani presentati dagli Stati. Nel farlo, essa si basa sui criteri di:
- pertinenza – quanto i piani presentati siano in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati dal regolamento;
- efficacia – quanto il piano possa garantire un effetto duraturo sul paese e quanto sia efficace il meccanismo di controllo sull’andamento dei progetti;
- efficienza – quanto sia credibile e attuabile il piano dei costi degli interventi e quanto siano efficaci le misure per combattere la corruzione;
- coerenza – quanto i progetti presentati siano coerenti con il raggiungimento degli obiettivi del Dispositivo.
Ricordiamo inoltre che almeno il 37% delle risorse stanziate deve essere impiegato per il raggiungimento degli obiettivi climatici, mentre il 20% dovrà essere impiegato per la transizione digitale.
Recovery Plan: regole e tempistiche per i progetti nazionali
Recovery Plan: iter di approvazione
Una volta che la Commissione si sarà pronunciata sui Piani nazionali, la parola passerà al Consiglio Europeo. Questo dovrà approvare, entro quattro settimane, il documento legislativo predisposto dalla Commissione, che solo a questo punto potrà erogare la prima quota a titolo di prefinanziamento, corrispondente al 13% del totale del Piano. Nel caso dell’Italia, lo ricordiamo, questa quota è di circa 25 miliardi.
Il Vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, ha affermato che i finanziamenti partiranno già da luglio.
Recovery Plan: le sei missioni
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in accordo con il regolamento europeo, punta a perseguire sei missioni:
- digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
- rivoluzione verde e transizione ecologica;
- infrastrutture per una mobilità sostenibile;
- istruzione e ricerca;
- inclusione e coesione;
- salute.
Tutti i progetti del nostro Paese, oltre a queste missioni, dovranno tenere conto di tre grandi questioni:
- disuguaglianza di genere;
- inclusione giovanile;
- divari territoriali.
Per l’attuazione dei progetti del PNRR, l’Italia ha chiesto il massimo dei finanziamenti, tra prestiti e fondo perduto. Si parla di 191,5 miliardi dal Next Generation EU, a cui si aggiungono altri 30,6 miliardi stanziati direttamente dal nostro Paese attraverso l’istituzione di un Fondo complementare. Sono stati stanziati, inoltre, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche e per il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione. Considerando anche le risorse del programma REACT-EU, che ammontano a ulteriori 13 miliardi, il totale dei fondi a cui avrà accesso l’Italia per questi progetti sarà di oltre 261 miliardi di euro.
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