Rc auto: la clausola “risparmio sul risarcimento diretto” è legittima?

Massimo Quezel 20/10/25

Ebbene sì, ancora una volta per le compagnie vale il vecchio detto “una ne fanno, cento ne pensano”.

Le storture del sistema di risarcimento diretto, ovvero la procedura mediante la quale vengono liquidati la maggioranza dei sinistri RC auto in Italia, non vanno bene a nessuno. Neanche alle stesse compagnie assicurative.

Innanzitutto, con inevitabili semplificazioni, riepiloghiamo sommariamente in cosa consiste il risarcimento diretto. Per legge ad occuparsi del risarcimento dei danni conseguenti ai sinistri meno gravi non è la compagnia di controparte, cioè quella che assicura il mezzo che ha causato l’incidente, ma la compagnia della parte con ragione, chiamata in queste circostanze “gestionaria”.

La compagnia gestionaria, poi, recupera la somma pagata “per conto” della compagnia di controparte nella cosiddetta stanza di compensazione, istituita e gestita presso il CONSAP.

Quel che recupera, però, non è l’esatta somma pagata a titolo di risarcimento al proprio cliente, ma un importo forfettario e fisso, basato su articolate stime riferite ai risarcimenti medi nell’anno precedente. Una somma del tutto identica viene poi versata nella stessa stanza di compensazione dalla compagnia che assicura il soggetto che ha torto nel sinistro. Questo ultimo dettaglio, come vedremo, è fondamentale.

E’ facile comprendere che se il risarcimento che la gestionaria paga al proprio cliente prevede un importo più basso della somma forfettaria, la compagnia farà un affare (recupera più di quanto ha pagato).

Se invece il risarcimento pagato dovesse risultare superiore al forfait, la compagnia andrà a rimetterci. Questo sistema determina una costante corsa alla sottostima dei danni, per massimizzare il profitto (nel primo caso) o ridurre al minimo la perdita (nel secondo). Con buona pace del diritto all’integrale risarcimento dei danneggiati, per altro clienti della stessa compagnia!
 
Serve un’ulteriore premessa: non tutti sanno che l’assicurato che provoca un sinistro ha la possibilità di pagare direttamente al CONSAP il valore del danno patito dalla controparte, evitando così lo scatto del malus della propria polizza RC auto e il conseguente aumento del premio a partire dall’anno successivo. Un’operazione simile ha senso laddove il costo della riparazione del veicolo di controparte risulti essere inferiore rispetto alla perdita economica alla quale andrebbe incontro l’assicurato per l’applicazione del malus. Di tale possibilità si fa menzione normalmente in tutte le CGA delle polizze RC auto.
 
Fatte queste necessarie precisazioni, veniamo alla nostra clausola “risparmio sul risarcimento diretto”. Si tratta di una previsione contrattuale che da qualche mese si trova sempre più spesso nelle condizioni di polizza RC auto, sotto varie nomenclature, come ad esempio “rimborso sinistro” o anche “rimborso perdite pecuniarie”. In sostanze è una garanzia accessoria, dal costo di pochi euro, che prevede, in caso di sinistro con colpa, il rimborso di quell’importo che l’assicurato ha facoltà di pagare direttamente a CONSAP grazie alla particolare procedura sopra ricordata.

In pratica, nel momento in cui l’assicurato effettua il pagamento del valore del danno direttamente al CONSAP per evitare l’aumento del premio, la garanzia di cui parliamo gli rimborserà la somma pagato (con o senza franchigia, comunque minima).
Un bel servizio, no?

Ma a che cosa serve realmente questa clausola? In base a quanto abbiamo detto finora è facile comprendere che il vantaggio vero di tutto questo giro di rimborsi ce l’ha soprattutto la compagnia assicurativa. Già, perché quando l’assicurato provvede a pagare il danno patito dalla controparte direttamente al CONSAP, la procedura di risarcimento diretto si blocca, e l’impresa di assicurazioni del responsabile civile non è tenuta a versare nella stanza di compensazione la somma a forfait che andrà a recuperare la gestionaria (cioè la compagnia della parte che ha ragione).

Facciamo un esempio numerico, che chiarisce meglio questo meccanismo: se il responsabile del sinistro ha causato alla controparte un danno per 300 euro e, in conseguenza dell’inevitabile applicazione del malus, a partire dall’anno successivo subirà un rincaro del premio assicurativo di 150 euro ogni anno, sarà per lui più conveniente pagare al CONSAP il valore del danno e tenersi il suo premio attuale anche per gli anni a venire. Se poi ha sottoscritto la garanzia accessoria “rimborso perdite pecuniarie”, la sua compagnia gli rimborserà anche la somma pagata al CONSAP. Quindi sarà doppiamente felice.

Ora, vediamo la questione dal lato della compagnia, considerando sempre un danno da 300 euro. Supponiamo che il forfait (per quel tipo di danno, in quella regione d’Italia) sia di 2500 euro. Se si attua la procedura di risarcimento diretto, la parte con ragione ottiene dalla sua compagnia (gestionaria) i 300 euro di risarcimento. La gestionaria, poi, andrà a richiedere alla stanza di compensazione i 2500 euro del forfait, facendo un ottimo affare. La compagnia del soggetto che ha causato il sinistro, però, sarà tenuta a versare alla stanza di compensazione lo stesso importo forfettario, trovandosi ad avere una perdita netta che difficilmente riuscirà a compensare con il solo aumento del premio per il proprio cliente. Ecco il colpo di genio: meglio rimborsare al cliente quei 300 euro e bloccare la procedura di risarcimento diretto piuttosto che doverne pagare 2500 alla stanza di compensazione.

Ma quindi se anche le stesse compagnie cercano in tutti i modi di scappare dal meccanismo distorto del risarcimento diretto, perché tenerlo in piedi? Perché non abolirlo del tutto, invece di ricorrere a questi stratagemmi? Ma soprattutto, l’IVASS che ne pensa?
 

Massimo Quezel

Massimo Quezel (1965), imprenditore da sempre, svolge l’attività di consulente in infortunistica dal 1997 quando, dopo essere rimasto vittima di un grave incidente stradale, ha imparato a sue spese cosa significa confrontarsi con il complesso mondo assicurativo e del risarciment…Continua a leggere

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