Quarto conto energia: il profluvio di parole si arrampica sui tetti

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Sulla Gazzetta Ufficiale n. 109 del 12 maggio scorso è stato pubblicato l’attesissimo decreto interministeriale 5 maggio 2011, il c.d. quarto conto energia, recante “Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici”. Nato tra mille beghe, il decreto annuncia una serie di importanti novità, non facilmente leggibili, alla disciplina degli incentivi varata, poco meno di un anno fa, dall’evanescente terzo conto energia.

L’articolo 1 stabilisce che, fatta eccezione per i soggetti che ricadono nell’art. 2-sexies del  d.l. 25 gennaio 2010, n. 3, convertito, con modificazioni, dalla legge  22 marzo 2010, n. 41, – cioè esclusi coloro che “abbiano concluso, entro il 31 dicembre 2010, l’installazione dell’impianto fotovoltaico ed abbiano inviato la richiesta di connessione dell’impianto di produzione entro l’ultima data utile affinché la connessione sia realizzata, nel rispetto della normativa vigente, entro il 31 dicembre 2010”- il decreto si applica agli impianti fotovoltaici che entreranno in esercizio dal 1° giugno 2011 fino al 31 dicembre 2016.

In particolare, dal 1° giugno 2011 al 31 dicembre 2012 gli incentivi subiranno, di mese in mese per tutto il 2011 e di semestre in semestre per il 2012, una graduale riduzione che tiene conto della potenza e del tipo di impianto. Solo a partire dal primo semestre del 2013 entrerà a pieno regime il sistema, mutuato dall’esperienza tedesca, di regolazione automatica degli incentivi, in relazione alla potenza installata. Da tale data, le tariffe assumeranno valore onnicomprensivo sull’energia immessa nel sistema elettrico e, sulla quota di energia autoconsumata, verrà  attribuita una tariffa specifica.

Con riferimento al periodo transitorio, il testo introduce una distinzione fra piccoli e grandi impianti.

I primi – cioè quelli con “ potenza non superiore a 1000 kW,  gli  altri impianti fotovoltaici con potenza non superiore a 200 kW operanti  in regime di scambio sul posto, nonché  gli  impianti  fotovoltaici  di potenza qualsiasi realizzati su edifici ed aree delle Amministrazioni pubbliche di cui all’art. 1, comma 2, del decreto legislativo n.  165 del 2001” – saranno ammessi agli incentivi a prescindere da un tetto di spesa.

I grandi impianti, invece, saranno sottoposti a dei limiti di costo annuo ben determinati; inoltre, saranno tenuti a richiedere al GSE – Gestore dei servizi energetici – l’iscrizione nel registro informatico e a comunicare il termine dei lavori di realizzazione dell’impianto.

Gli incentivi verranno erogati solo al momento del collegamento dell’impianto alla rete. In ogni caso, è previsto un indennizzo, disciplinato dalla delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas ARG/elt 181/10, nel caso in cui il gestore di rete non rispetti i  tempi di realizzazione e attivazione della connessione, causando la perdita del diritto all’incentivo.

A parte i propositi, alti, di allineare il nostro Paese ai livelli comunitari, di salvaguardare gli investimenti in corso e di limitare i fenomeni speculativi – così si legge nel portale del Ministero dello sviluppo economico – e a parte i larghi consensi ricevuti, se non altro per il fatto che il decreto ha interrotto lo stato di incertezza in cui si era sprofondati, molti investitori stranieri e molte aziende italiane non sembrano aver gradito.

Il Photovoltaic Operators Investors, un gruppo di operatori esteri del settore fotovoltaico, ha già chiesto allo Stato italiano un maxirisarcimento di 500 milioni di euro per le perdite subite a causa della riduzione degli incentivi.

Ed ancora, SOS rinnovibili, un movimento nato sul web portavoce di 150 aziende italiane, ha annunciato ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, al TAR e, probabilmente, alla Corte Costituzionale, alla Corte dei Conti e all’Antistrust. Il decreto, a suo dire, non recepirebbe la direttiva europea che prevede lo sviluppo delle rinnovabili, danneggerebbe le aziende, esporrebbe lo Stato al rischio di esborsi esosi e falserebbe i termini della concorrenza.

Sono segnali, poco incoraggianti, che preannunciano instabilità. Intanto, il mercato del fotovoltaico subisce una grossa frenata al punto tale da far crollare la domanda del 10% nei primi mesi dell’anno. Secondo l’IMS Research, una società specializzata nelle analisi di mercato, la colpa è tutta italiana. La fine prematura del terzo conto energia, sancita dal decreto rinnovabili del 3 marzo scorso, e la successiva fase di stallo hanno fatto perdere fiducia agli investitori. Il quarto conto energia riuscirà a riconquistarla? Io credo di no.

Tolti i proclami, nessuna luce. Piuttosto si nota un periodare poco limpido, ispirato dalla voglia di dimostrare di aver pensato molto di più di quanto sia avvenuto nella realtà.

Carlotta Cannizzo

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