Possiamo improvvisarci tutti cuochi? La” moda” di stare ai fornelli

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Accendendo la televisione si possono trovare un’infinità di programmi culinari. Chi ti insegna a decorare torte elaborate, chi a gestire un ristorante, chi a improvvisare un cena veloce.
Si riscopre, o sarebbe più giusto dire si scopre, un nuovo modo di impiegare il proprio tempo: la cucina. Che diventa un passatempo, prima ancora che un modo di mangiare diverso, magari più sano.
Passare il tempo sui fornelli non è proprio una passeggiata; bisogna possedere un minimo di conoscenze, che certo un buon libro di cucina ti può dare, ma che la pratica non sostituisce. E’ questa infatti che ti fa diventare un bravo cuoco, o perlomeno, una persona che è capace di districarsi in cucina.
Quando avevo undici anni (adesso ne ho 53) la mia mamma mi insegnò, come prima cosa, a fare il ragù. Che di per sé non è difficile, ma nemmeno tanto facile per una ragazzina che andava in prima media. Allora non ero certo smaliziata come certe adolescenti di oggi, e con pazienza seguivo quello che faceva e diceva mia madre. Non mi ribellavo, non sbuffavo, insomma obbedivo e basta. Dopo due o tre prove, il ragù, in casa, l’ho cucinato quasi sempre io. E piano piano ho imparato a fare altro; sbagliando, a volte cucinando in modo eccellente, altre volte così così.
Era un fatto di educazione; in un futuro, se mi fossi sposata, avrei dovuto sapere cucinare. Io appartengo ancora alla vecchia generazione, dove una donna doveva sapere sbrigare le faccende domestiche ed imparare a “mandare” avanti la casa e la futura, eventuale famiglia.
Oggi, invece, soprattutto le mamme più giovani, non sono molto abituate ad essere, prima di tutto, “donne di casa”. La maggior parte lavora tutto il giorno, con orari di lavoro magari massacranti e su turni (pensate ad esempio ad una cassiera in un supermercato!), i loro pranzi e le loro cene sono veloci, con pochi ingredienti, cucinano piatti non molto elaborati per mancanza di tempo… Una volta, sicuramente, le donne lavoravano di meno e … cucinavano di conseguenza di più ed in modo diverso. Ma benedette quelle mogli e madri che, pur lavorando tutto il giorno, sanno radunare la famiglia attorno ad una tavola; e lì che, anche con poco, si rafforza il legame con i propri cari. E spesso marito e figli non sanno dir loro una piccola, grande parola, che basterebbe a ripagare tutte le loro fatiche fuori e dentro casa: “grazie”.
Si scopre quindi il gusto di stare in cucina, di spadellare, di misurarsi con le proprie capacità culinarie e spesso diventa un passatempo ed uno svago.
La cucina è, prima di tutto, fantasia, creatività, culto del bello e del buono. La cucina è un’arte, è pazienza, è non “avere fretta”. Gli ingredienti vanno trattati con amore, le mani devono impastare con gioia, bisogna conoscere vari “trucchi”, e non si finisce mai di imparare. La grande varietà di cibi e bevande che offre la nostra bella Italia, è infinita. La nostra cucina è invidiata, imitata a volte malamente, osannata da molti, additata ad esempio e consigliata da medici e dietologi.
I colori dei nostri frutti, delle nostre verdure, il sapore dei nostri oli, formaggi e salumi, i nostri vini, il pesce, il latte, l’odore del miele, le diverse specialità regionali, fanno del nostro paese la culla del mangiare bene e del bere meglio. Sarebbe scontato fare un elenco di tutto ciò che di commestibile si trova in Italia; basta dire che il nostro territorio possiede una ricchezza che ancora non viene sfruttata appieno, e della quale viene sottovalutato il valore. Pare che pochi comprendano che investire in questo settore (cibo/vini, in genere la cucina) servirebbe a rilanciare l’economia ed il turismo; in una parola offrire l’ eccellenza, perché l’Italia possiede prodotti eccellenti ed unici ed un territorio che ne è degna cornice.
Non tutti possiamo improvvisarci cuochi, non tutti sanno dosare giustamente i vari ingredienti o preparare un pranzo o una cena degni di questo nome.
Ma questa moda di “tutti possono cucinare” impazza un po’ dovunque; vengono venduti libri, chiunque diventa un cuoco e pretende di dettare ricette più o meno elaborate. La cucina non è assemblare vari ingredienti, magari già pronti, e dire poi: “ho fatto una torta”. La cucina è misurare uno per uno gli ingredienti, prendersi il tempo necessario e divertirsi nel cucinare. Non è volere preparare a tutti i costi ricette troppo elaborate, quelle lasciamole agli chef che hanno studiato per questo. Noi mamme, casalinghe, impiegate, operaie, lavoratrici, accontentiamoci di imparare a cucinare per noi, la nostra famiglia e i nostri amici. Non c’è niente di più gratificante che sentire tuo figlio dire: “Mamma, questa torta tuona!”.
Però basta con queste trasmissioni di cucina, di gestione di ristoranti, di voler cucinare per trenta persone quando non ne hai la minima idea! Non è una moda, l’arte culinaria è sempre esistita! La cucina è famiglia, è il focolare, è il piacere di stare insieme. Intorno a una tavola apparecchiata si ritrova l’amicizia, la voglia di ridere, scherzare, di fare festa. Insomma si cucina non solo per sé, ma soprattutto per gli altri. Ricevere complimenti per un piatto ben riuscito è il più bel riconoscimento!
E ricordatevi: chi apre il frigorifero e la dispensa e con quello che trova riesce comunque a preparare un buon pranzo o una buona cena, quello, secondo me, è un gran cuoco; perché ha fantasia e inventiva, perché con poco riesce a “creare” qualcosa di gustoso, perché quel piatto risulterà “unico” e per questo motivo sarà ancora più buono. Un pizzico di creatività, fantasia e originalità, tanta passione, amore per il buon cibo e per i prodotti del nostro territorio: ecco gli ingredienti giusti che, secondo me, occorrono per cucinare.
Buon appetito!

Maria Grazia Galbiati

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