Chi, tuttavia, non può ancora gridare vittoria sono i lavoratori precoci, per i quali non si profila nessuna soluzione certa. Una proposta al riguardo ci sarebbe (quota 41 di Cesare Damiano), avanzata proprio dall’attuale presidente della commissione Lavoro alla Camera, ma al momento l’Esecutivo pare non prenderla in considerazione.
Il Governo nell’affrontare il problema legato alle pensioni, ha riferito il primo ministro, tiene conto prima di tutto dell’equilibrio che deve mantenersi tra spesa pensionistica, diversamente da quanto fatto dalla Riforma Fornero, e la folta platea di lavoratori che desiderano godere anticipatamente della pensione, dietro una decurtazione dell’assegno previdenziale.
Anche il ministro dell’Economia è tornato a parlare della riforma pensioni durante la festa nazionale di Scelta Civica a Salerno, dichiarando come la flessibilità in uscita non sia comunque una manovra a costo zero. Padoan ha confermato che per coloro che vorranno andare in pensione con qualche anno di anticipo si dovrà mettere in conto una parziale riduzione dell’assegno previdenziale. Bisogna ora capire quale sarà l’entità del sacrificio.
Durante il suo intervento Pier Carlo Padoan è tornato a ribadire che la Commissione Europea giudica il nostro attuale sistema previdenziale come uno dei migliori dell’Unione Europea, tanto per la stabilità quanto per la sostenibilità. Ne deriva che qualsiasi intervento che verrà scelto dal Governo nella prossima legge di Stabilità dovrà essere compatibile con i vincoli di bilancio e con i costi della flessibilità.
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