Pensioni, ecco cosa cambierà dal 2014 per autonomi e dipendenti

Redazione 09/10/13
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Anno nuovo, vita nuova? Di certo, non per chi spera di ritirarsi dal lavoro in anticipo. Come cambieranno le pensioni nel 2014? La domanda occupa i pensieri di migliaia di lavoratori, a maggior ragione in queste ore in cui sembra definitivamente tramontata la possibilità di ritoccare la legge Fornero che regola il sistema previdenziale.

Il ministro Giovannini, ieri, nel corso di un’audizione alla Camera, ha smentito seccamente tutte le ipotesi di ridefinizione dello schema previdenziale, arrivando a bollare un’eventuale controriforma della legge in vigore, come un’operazione troppo onerosa per le casse statali.

Dunque, se ora appare certo e confermato che l’impianto del sistema welfare resterà immutato nei mesi a venire, cosa devono aspettarsi i lavoratori prossimi alla pensione per il 2014? Cambieranno in qualche modo requisiti, trattamenti, sistemi di accesso?

Intanto, l’ultima novità è che verrà bloccata anche per l’anno venturo la rivalutazione delle pensioni d’oro. Inizialmente valutate come serbatoio finanziario per l’innalzamento delle minime, e magari l’introduzione di qualche correttivo in ottica di una maggiore flessibilità, ora gli assegni sopra i 3mila euro resteranno immutati nonostante il previsto scatto. Un aggiustamento mancato, confermato sempre ieri dal ministro del Lavoro.

Quindi, va ricordato come, dal 2014, continuerà il cammino verso la crescita dei requisiti anagrafici legati alla speranza di vita, che porterà i minimi a 63 anni e 9 mesi per le donne dipendenti (sei mesi in più) e 64 anni e 9 mesi per le autonome (balzo di un anno).

Riguardo, invece, la tanto desiderata pensione anticipata, vediamo come, in assenza di correttivi apportati al governo Letta, per il pubblico impiego questa potrà essere raggiunta solo da chi abbia maturato 66 anni e 3 mesi di età, o, in alternativa, 20 di contributi. Proprio riguardo i lavoratori assicurati, come le casalinghe, sono richiesti almeno 20 anni di versamenti per la pensione; unica eccezione, i cosiddetti “quindicenni”, cioè coloro che al 1992 avessero completato 15 anni di contributi.

Il riscatto di eventuali fasi di inattività o disoccupazione, viene contemplato solo per i periodi in cui il lavoratore abbia usufruito dell’indennità erogata dall’Inps che dallo scorso gennaio, tra l’altro, è stata sostituita dall’Aspi sempre per effetto delle modifiche introdotte dall’ex ministro Fornero.

Veniamo, infine, al capitolo totalizzazioni: per i lavoratori subordinati che maturino i 40 anni di contributi, rinvio di 15 mesi, mentre per gli autonomi addirittura di 21: in sostanza, la normale scadenza di 12 e 18 mesi viene innalzata di un ulteriore trimestre.

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