Pensioni d’oro e d’orrore: il sano principio dei due pesi e due misure

Virgilio Conti 06/08/14
Questo articolo è anche un appello al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, agli Organi istituzionali dello Stato, ai Partiti e Movimenti politici, alle associazioni di tutela dei pensionati ed a quelle di difesa dei consumatori, ai giornalisti, ai pensionati fruitori di pensioni frutto di contributi versati durante la loro attività lavorativa, affinché si adoperino tutti per sanare quanto sopra rappresentato, ed esercitino quanto in loro potere per rimuovere il blocco delle pensioni, discriminatorio e costituzionalmente illegittimo, deliberando il diritto al rimborso previdenziale automatico di quanto precedentemente trattenuto e/o non oggetto di indicizzazione sulle pensioni stesse.

È ormai certo e innegabile che le pensioni “d’oro”, quelle veramente tali, diciamo di trenta, novanta o duecentomila euro mensili lordi, non si possono proprio toccare: lo ha recentemente stabilito la Corte Costituzionale disponendo la sospensione della “supertassa” (contributo di solidarietà) e il rimborso degli arretrati ai titolari.

Invece su quelle di due, tre o cinquemila euro mensili lordi nessun dubbio, quelle sì eccome se si possono toccare; pare proprio infatti che per queste ultime l’ente previdenziale statale sia stato legittimato al “tocco e ritocco”, senza, si badi bene, alcuna censura da parte della Consulta che, come sopra ricordato, aveva giudicato incostituzionali o inammissibili i compiuti prelievi sulle pensioni straricche, ed anche questo è un fatto certo e innegabile.

E così, per legge (sic!), giù le mani dalle pensioni d’oro ma non già da quelle basse le quali, non più tutelate e lungi dall’essere “premiate” dagli 80 euro di Renzi, divengono di fatto bottini da saccheggiare a piene mani.

Non basta, le contestate pensioni d’oro, immorali soprattutto se non legittimamente guadagnate, coesistono con i vergognosi compensi di chi occupa decine di poltrone contemporaneamente e con i doppi stipendi agli eletti consiglieri comunali, regionali e provinciali; ma non dimentichiamo le indecenti entrate dei top manager che portano le aziende al fallimento e quelle, altrettanto scandalose, dei commissari straordinari preposti alle gestioni successive; poi ci sono gli odiosi onorari in nero di non pochi (è un eufemismo) disonesti liberi professionisti in camice, tuta o cravatta che non emettono fatture e scontrini fiscali, e mentre ogni giorno apprendiamo di nuovi evasori fiscali prosperano i fraudolenti vitalizi, le folli spese e gli inopportuni rimborsi di amministratori pubblici, proseguono le baby pensioni e quelle erogate a favore di titolari defunti, perseverano gli stipendi privilegiati dei dipendenti parlamentari, vegetano le false pensioni di invalidità e i veri sussidi ai falsi poveri, permangono le infamanti indennità di disoccupazione, assegni sociali e pensioni a favore di condannati per mafia, terrorismo, azioni eversive o stragi, e ancora e ancora …

Poi ci sono le pensioni “versate” come quelle da reddito di lavoro dipendente, maturate lavorando e versando i contributi per quarant’anni; si tratta di oneste pensioni, ieri versate ed oggi riscosse, che continuano ad essere prese di mira da un po’ tutti i Governi e che, con la complicità delle stesse organizzazioni sindacali, sono costantemente tassate e tartassate. Queste pensioni, qualche anno fa bloccate e “congelate” nel loro legittimo ancorchè esiguo adeguamento ISTAT al carovita, restano a tutt’oggi pensioni di “ghiaccio” ovvero prive dell’annuale indicizzazione; spettanze accumulate in tanti anni di versamenti (le pensioni versate sono retribuzioni differite), ma, in quanto non rivalutate nel tempo, ormai destinate a “sciogliersi”, ad assottigliarsi sia rispetto a quelle di altre categorie sia rispetto al potere di acquisto.

Insomma, pensioni legittime decurtate illegittimamente mentre tasse, bollette e costo della vita sono sempre in crescita e quando vicende di frodi, di evasione fiscale, di corruzione et similia proliferano, spesso impunite, e ammorbano la nostra vita quotidiana.

E così oltre alle pensioni “d’oro” ci saranno pure le pensioni “d’orrore”. Sì orrore, perchè questa norma bloccapensioni, ritirata dalle pensioni “d’oro” (qui era denominata contributo di solidarietà) ma conservata, col nome di blocco della perequazione, sulle pensioni basse forse in virtù del semper sano principio “due pesi e due misure”, vìola palesemente la Costituzione nonché diverse sentenze e ordinanze della Corte costituzionale e perché se continuata, ad esempio per 15 anni, sostengono gli esperti, “taglierebbe” le pensioni medesime del 50%!

Perciò si interrompa subito questo orrore amministrativo reintegrando la periodica rivalutazione e rimborsando tutti gli importi fin qui trattenuti.

Il ripristino dello status quo ante  contribuirà alla ripresa economica generale e restituirà ai pensionati diritti e dignità, in più l’INPS e lo Stato torneranno ad essere un po’ più affidabili e credibili agli occhi dei cittadini.

Virgilio Conti

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