Pensione minima 2021: nuovi importi, beneficiari, domanda, requisiti

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Lo sapevi che esiste una legge in Italia che prevede l’obbligo da parte dello Stato, se soddisfatte determinate condizioni e requisiti, di corrispondere un importo pensionistico minimo? In altre parole, se sei titolare di una pensione molto bassa, che ti permette a stento di arrivare a fine mese, potresti avere diritto a quello che si chiama “pensione minima”. Si tratta, in particolare, di una misura rivolta a tutti i pensionati che ricevono un importo pensionistici molto basso, ossia al di sotto dei limiti previsti dalla legge. Quindi è possibile ottenere una sorta di integrazione della pensione fino al raggiungimento delle “pensione minima”, meglio conosciuta come trattamento minimo INPS. Si specifica, sin da ora, che l’importo della pensione minima non è fisso in quanto cambia di anno in anno in funzione dell’indice di variazione ISTAT che tiene conto appunto dell’inflazione. In altre parole, se il costo della vita aumenta, automaticamente l’INPS dovrà adeguare l’importo della pensione, così ha fatto anche per il 2021.

Ma qual è l’importo della pensione minima 2021? Come bisogna fare domanda per ricevere l’integrazione dell’importo pensionistico? Quali sono i requisiti da possedere?

Vediamo quindi in dettaglio la disciplina dell’integrazione al trattamento minimo INPS 2021.

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Pensione minima 2021: cos’è e come funziona

La pensione minima, conosciuta anche come integrazione al trattamento minimo, è disciplinata dalla L. n. 638/1983. In particolare dall’art. 6 è previsto espressamente il diritto del pensionato a ricevere un assegno sufficiente a garantire una vita dignitosa.

Questo cosa significa? Ebbene, nonostante il pensionato abbia versato durante la propria carriera lavorativa un importo contributivo che non raggiunge la pensione minima, cioè al di sotto di un determinato limite, l’INPS eroga comunque un assegno integrativo della pensione.

La menzionata legge, in altre parole, ha l’intento primario di migliorare la condizione economica del pensionato stesso.

Pensione minima 2021: importo

Per l’anno 2021, la pensione minima aumenta lievemente rispetto allo scorso anno, registrando un +0,51 euro. Quindi, si è passati da 515,07 euro a 515,58 euro. Questo vuol dire, in parole povere, che se il pensionato riceve una pensione inferiore a 6.702,54 euro, che corrisponde a 515,58 euro per 13 mensilità, l’importo della pensione stessa s’incrementa sino ad arrivare appunto a 515,58 euro mensili.

A rigor di logica, l’importo dell’integrazione è pari alla differenza tra la pensione e l’ammontare del trattamento minimo.

Facendo un esempio, se un pensionato è titolare di una pensione di 450 euro, riceverà una integrazione minimo pari a 65,58 euro, che sarebbe la cifra esatta per raggiungere il trattamento minimo INPS.

Pensione minima 2021: la domanda

Per poter ottenere la pensione minima, occorre presentare apposita domanda all’INPS. Questo perché l’erogazione non opera in maniera automatica.

Pensione minima 2021: i requisiti reddituali

La pensione minima, così come altre misure pensionistiche, può essere ottenuta qualora si verifichino determinati requisiti legati al reddito. Tali limiti reddituali cambiano a seconda se il pensionato è coniugato o meno.

Qualora il pensionato non è sposato, si ha diritto:

  • all’integrazione al minimo in misura piena, in caso di reddito annuo non superiore a 6.702,54 euro;
  • all’integrazione al minimo in misura parziale, in caso di reddito annuo superiore a 6.702,54 euro e fino a 13.405,08 euro (cioè sino a due volte il trattamento minimo annuo).

Se il reddito supera la soglia di 13.405,08 euro, non si ha diritto ad alcuna integrazione.

Diversamente, se il pensionato fosse coniugato si applicano ovviamente dei limiti reddituali più elevati, ai fini dell’integrazione al minimo, poiché si tiene anche conto del reddito del coniuge.

Nel dettaglio, si ha diritto:

  • all’integrazione al minimo in misura piena, se il reddito annuo complessivo proprio e del coniuge non supera 20.107,62 euro ed il reddito del pensionato non supera 6.702,54 euro;
  • all’integrazione al minimo in misura parziale, se il reddito annuo complessivo proprio e del coniuge supera 20.107,62 euro, ma non supera 26.810,16 euro (cioè sino a quattro volte il trattamento minimo annuo) ed il reddito del pensionato non supera i 13.405,08 euro.

Se il reddito personale e del coniuge supera i 26.810,16 euro, o se il solo reddito personale supera la soglia di 13.405,08 euro, non si ha diritto ad alcuna integrazione.

Pensione minima 2021: quali redditi bisogna escludere

Non tutti i redditi sono considerati utili ai fini della soglia reddituale. Infatti, occorre escludere:

  • i redditi esenti da Irpef (pensioni di guerra, rendite Inail, pensioni degli invalidi civili, trattamenti di famiglia eccetera);
  • la pensione da integrare al minimo;
  • il reddito della casa di abitazione;
  • gli arretrati soggetti a tassazione separata.

Pensione minima 2021: pensioni integrate

Infine, si specifica quali pensioni possono essere integrate fino al trattamento minimo INPS. Innanzitutto, bisogna fare una distinzione tra pensioni dirette e indirette.

Nel primo caso, possono essere integrate:

  • la pensione di vecchiaia;
  • la pensione anticipata;
  • le pensioni erogate dall’Assicurazione generale dell’INPS, dai fondi esclusivi e sostitutivi della stessa e dai fondi speciali per i lavoratori autonomi dell’INPS.

Diversamente, i trattamenti pensionistici indiretti che godono dell’integrazione sono:

  • la pensione ai superstiti;
  • la pensione di reversibilità.

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Daniele Bonaddio

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