La relazione firmata dal Guardasigilli Andrea Orlando e dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, infatti, non lascia spazio a ulteriori dubbi: i manicomi criminali – o, meglio, gli enti che ne hanno preso posto e funzioni – non chiuderanno i battenti entro i tempi previsti, poiché molte regioni non sono al passo con l’iter di conversione degli istituti.
Insomma, ennesima sconfitta per il nobile proposito di vedere conclusa l’esperienza di internamento dei detenuti dichiarati infermi di mente o semi-infermi, spesso imbottiti di tranquillanti, psicofarmaci e costretti a vivere in condizioni spesso degradanti.
Una pratica che ha conosciuto anche l’intervento dello stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale, in prima persona, nei mesi scorsi, ha scritto al governo di affrettarsi per realizzare al conversione delle strutture di internamento per detenuti con problemi psichici. E che il Parlamento ha ratificato in norma a forza di legge.
Così, lo scorso 30 giugno, il ministero della Giustizia ha disposto la verifica delle presenze nei vari istituti disseminati da nord a sud della penisola, per tenere traccia di tutti quei casi in cui i giudici, in base alle recenti normative, avessero disposto una soluzione diversa per il criminale giudicato infermo o semi-infermo di mente. A questo proposito, si sarebbe dovuto individuare in alternativa agli Opg, una soluzione diversa, come una casa di cura o una presa in custodia da parte di apposite strutture disponibili all’accoglienza del malato.
Allo stesso modo, le ordinanze descrivono un limite temporale entro cui i soggetti coinvolti debbano stilare un piano di riabilitazione terapeutica, finalizzata alla revoca della misura di sicurezza e orientata al reinserimento del detenuto nella società.
Ora, però, i ministri Lorenzin e Orlando prendono atto dei ritardi delle regioni e ammettono il probabilissimo rinvio a data da destinarsi sulla chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari. “Appare non realistico che le Regioni riescano a realizzare e convertire le strutture entro la predetta data”, afferma laconicamente la relazione governativa sullo stato dell’arte in materia di chiusura Opg.
Le associazioni sono sul piede di guerra e denunciano altri vuoti negli impegni assunti dall’esecutivo e dalla politica in generale, come le sole 160 persone prese in carico rispetto alle 1400 dichiarate dalla Commissione parlamentare d’inchiesta. Oltretutto, ci si chiede, che fine hanno fatto i 180 milioni messi a disposizione dal governo Monti tra 2012 e 2013, per la realizzazione di nuove strutture? Misteri che, comunque, restano di sfondo al perdurare della vergogna.
Vai al testo completo della relazione
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento