Quella dei portali meteo online è ormai una vera e propria dipendenza che contagia innumerevoli utenti: tutti consultano ossessivamente la propria app, con la speranza che il cielo per il nostro weekend fuori porta sia migliorato, o, magari, che la perturbazione – quasi sempre battezzata con un nome ripescato da qualche strana creatura di provenienza omerica – abbia attenuato la sua potenza devastatrice.
Un predominio che assume talvolta i contorni della dittatura, dal momento che moltissimi utenti arrivano sempre più di frequente a disdire le ferie per non incappare nella “bomba d’acqua” di turno, oppure perché i millimetri di pioggia previsti potrebbero costringere a montare le scialuppe sull’auto di famiglia. Ma il comparto turistico ha deciso di ribellarsi a questa subordinazione dalla maledetta “nuvola” che troppo spesso incombe minacciosa sulle località di villeggiatura. Pioniera, come spesso accade in queste situazioni, la riviera romagnola, che ha deciso di fare sistema anche nell’alzare la testa contro quelli che hanno ribattezzato “meteo-terroristi”.
Già, perché la tendenza generale dei siti di informazione meteorologica, alimentata dall’esasperazione dei social network e dell’iper-connettività consentita dai dispositivi digitali, appare quella di accentuare un po’ troppo i possibili cambio di tempo in vista, con toni fin troppo enfatici e titoli a caratteri cubitali per quelle che poi, più di una volta, si sono rivelate delle pioggerelline, quando non delle vere e proprie meteo-bufale.
E’ stato il caso, ad esempio, del lungo ponte pasquale che avrebbe dovuto riportare il litorale adriatico in pieno autunno, e invece aveva riservato ai coraggiosi villeggianti giornate dalla temperatura mite, ma con locali e spiagge semivuote a causa delle disdette seguenti le previsioni drammatiche, poi rilevatesi clamorosamente sbagliate.
A fare paura, per chi è del settore, sono però i dati di siti e applicazioni meteo: quella del Ilmeteo.it – portale arcinoto che opera nel settore – in Italia è stata la più scaricata del 2013, dopo colossi come Facebook e WhatsApp, mentre le visite giornaliere del rispettivo indirizzo web superano addirittura quelle di Microsoft, Mediaset e – udite udite – YouPorn. Numeri impressionanti, a cui però gli esercenti del turismo non intendono piegarsi.
Ad appoggiare l’iniziativa promossa dall’Aia di Rimini, Federalberghi regionale e l’assessore dell’Emilia-Romagna al turismo, Maurizio Melucci. “La stima – dicono – è di 15 milioni di euro di perdite a weekend. Un colpo durissimo per la categoria, che poi si riflette sull’indotto, e che ricade anche su ristoranti, bagni, locali e bar. Ci sono famiglie che annullano la prenotazione solo perché il lunedì leggono che il sabato ci sarà brutto tempo”.
Tutte Cassandre, dunque? La sensazione, è che la drammatizzazione e il catastrofismo paghino: lo dimostra la stessa proliferazione di questo genere di siti, chiamati alla sbarra addirittura in 300 dopo l’esposto degli albergatori. D’altra parte, però, anche noi lettori dovremmo imparare a distinguere chi cerca di fornire un servizio il più completo e competente possibile da chi, invece, punta sull’effetto apocalisse al solo scopo di attirare click sulle proprie pagine. Altri tempi quando c’era solo Guido Caroselli…
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