La Milano scomparsa rivive nei quadri di Mosè Bianchi

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Una passeggiata ideale nella Milano che non c’è più, dal Duomo alla Darsena, passando per via Torino, il Carrobbio, le Colonne di San Lorenzo e il corso di Porta Ticinese. Sono le tappe che è possibile ripercorrere idealmente visitando la mostra “Mosè Bianchi. La Milano scomparsa”, dal 17 marzo al 26 giugno 2016 alla GAM Manzoni (Milano, via Manzoni 45).

Mosè Bianchi (Monza 1840-1904), cui è dedicata una via milanese in zona Lotto, fu pittore romantico, formatosi a Brera con insegnanti viennesi come Schmidt e Zimmermann per poi diventare allievo prediletto di Giuseppe Bertini; la sua produzione spazia tra i generi storico, ritrattistico, sacro, aneddotico. Fu affascinato anche dalla pittura settecentesca, evocando in molte sue opere i modi di Tiepolo, Giacomo Ceruti, Rosalba Carriera. Della sua opera Milano conserva, oltre ad alcuni quadri alla Galleria d’Arte Moderna, a Brera e all’Ambrosiana, affreschi a Palazzo Turati in via Meravigli (Sala di Flora, 1885), la Deposizione della Cappella Frova al Cimitero Monumentale (1899), il Ritratto di Giulia Lucini Colombani (post 1894) presso le Raccolte d’Arte dell’Ospedale Maggiore e una Crocefissione al Museo Diocesano.

L’esposizione, la prima monografica che Milano gli dedica, si sviluppa ripercorrendo idealmente le tappe della carriera del pittore, con l’esposizione di una trentina di opere, alcune mai viste dal pubblico, provenienti da collezioni private; la maggiore attenzione è dedicata ai quadri che descrivono la città tra il 1865 e il 1895 (Uscita dalla chiesa, Milano di notte, La darsena di Porta Ticinese, Le colonne di san Lorenzo, il Carrobbio).

La Milano del Bianchi sembra riemergere dalle brume meneghine di un passato operoso, in cui era una città brulicante di umanità fatta di passanti frettolosi, infreddoliti, donne in scialli neri in cui il freddo si insinua strisciante, ombrelli che sfidano la pioggerella; e poi le luci calde del tram a cavalli in Il tram del Carrobbio, unica macchia di colore quasi allegro in quel mare grigio che è la nebbia padana nelle giornate d’inverno, fino all’eleganza malinconica delle due signore che escono dal Duomo (Uscita dalla chiesa). Il tutto descritto con una pennellata guizzante, vibrante, frammentata e una gamma cromatica fredda, giocata su toni spenti, grigi, bruni e azzurri metallici.

La mostra è curata da Enzo Savoia e Francesco Luigi Maspes, con catalogo GamManzoni Edizioni. Biglietto d’ingresso 6 euro.

Alessia Guadalupi

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