Italia fuori dai Mondiali di calcio come nel 1958

Cosa accadde sessant’anni fa quando, senza i Mondiali, la noia portò a Cnel e legge Merlin

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Sportivamente parlando, non c’è dramma peggiore a livello nazionale che restare fuori dai Mondiali di calcio. E in particolare, per l’Italia, questa clamorosa eliminazione ha un sapore particolarmente amaro, perché ci obbliga a fare i conti con una situazione a cui non siamo abituati: i mesi di avvicinamento e di preparazione ai Mondiali che ci vedono un corpo estraneo, uno Staterello periferico quasi come San Marino o un Lichtenstein.

C’è, però, un unico precedente, una sola altra occasione, prima di questa, in cui gli azzurri hanno mancato la qualificazione e risale a sessant’anni fa precisi, quando i Mondiali, guarda un po’, si giocarono in Svezia e a mandarci a casa fu l’Irlanda del Nord.

Come reagì il Paese – che non aveva ancora vinto una competizione europea per club – al mancato Mondiale? Quali furono – se ci furono – le conseguenze? Vediamo che anno è stato il 1958 e se, eventualmente, possiamo imparare sugli errori da quell’unico, infausto precedente.

Gli eventi del 1958

Il primo gennaio 1958 entra in vigore il Trattato istitutivo della Cee e nasce la Comunità europea dell’energia atomica. Il 10 gennaio il tedesco Walter Halsstein è il primo presidente della Commissione europea. Viene alla luce l’embrione dell’Unione.

Si svolgono le elezioni politiche: la Dc prende il 42% staccando il Pci di 20 punti. Psi al 14%. A votare va oltre il 93%, l’affluenza più alta di sempre. Nasce il governo Fanfani II che a dicembre andrà in crisi.

Viene approvata a scrutinio segreto la legge Merlin: si mette la parola fine alle case chiuse.

Viene eletto Papa Giovanni XXIII: pontefice riformatore, è colui che ha portato la Chiesa cattolica nel Ventesimo secolo, preparando la rivoluzione di Giovanni Paolo II.

Si insedia il CNEL, che il referendum il 4 dicembre 2016 cercherà – invano – di spazzare via. Oggi il CNEL è vivo e lotta insieme a noi, più che mai, ma è diventato suo malgrado simbolo della proliferazione di enti poco produttivi.

Viene istituito il Ministero della Sanità e viene varata la legge istitutiva del Csm.

Viene presentato un ddl per istituire una commissione d’inchiesta sulla mafia.

Giovanni Falcone entra in magistratura, dopo aver abbandonato la carriera militare. Paolo Borsellino si iscrive a Giurisprudenza.

Domenico Modugno con “Nel blu dipinto di blu” vince Sanremo: forse per carenza di azzurro sui campi da gioco, la canzone simbolo vinse la rassegna canora e divenne un inno conosciuto in tutto il mondo.

Federico Fellini vince l’Oscar come miglior film straniero per “Le notti di Cabiria”.

La Juventus vince la prima stella con il decimo scudetto con tre giornate di anticipo.

Esce nelle librerie “Il Gattopardo”, romanzo postumo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Viene inaugurato il primo tratto dell’A1.

Probabilmente, Mondiali o no, l’Italia alla fine rimane sempre il Paese delle elezioni in primavera, dei governi che cadono, del Festival di Sanremo e – anche – dei mille enti, più o meno utili. Basterebbe vedere all’orizzonte un altro Giovanni Falcone, o un altro Federico Fellini, per tirarsi un po’ su il morale, ma purtroppo oltre all’eliminazione sportiva, dobbiamo fare fronte all’impoverimento morale e culturale. E  probabilmente è questa la sconfitta peggiore di tutte.

Francesco Maltoni

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