Inps: il Cud telematico blocca l’Inps e ostacola i pensionati

Letizia Pieri 12/03/13
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La decisione dell’Inps di evitare la consegna a domicilio del Cud, necessario per gli adempimenti tributari, con la certificazione dei redditi percepiti nel 2012 è stata vista da molti come una vera spending review a discapito di pensionati e lavoratori dipendenti. Se è giustificato il tentativo di comprimere i costi per stampa e pubblicazione, meno legittima sembra la scelta, nel farlo, di mettere in difficoltà coloro che ne devono ancora venire in possesso. Un fattore che suona come un aggiuntivo aggravante è quello che vede radicalmente ridotte le modalità di reperimento del Cud, quasi a voler ridurre paradossalmente anche il parterre degli intermediari.

La legge di stabilità 2013, varata dal governo Monti, ha previsto un’azione di spending review che si sta rivelando particolarmente sgradevole per coloro i quali risultano titolari di una pensione a carico dell’Inps, allargandosi di conseguenza anche a quelli della gestione Indap o ex Enpals. Gli enti previdenziali, dunque, non sono più tenuti a stampare e spedire la certificazione unica dei redditi di lavoro dipendente, pensione e assimilati, essa verrà resa disponibile mediante via telematica. Rimane al pensionato la facoltà di poter richiedere la trasmissione del certificato in formato cartaceo.

Con la circolare n. 32 del 26 febbraio 2013, l’istituto previdenziale non ha tardato a mettere in pratica la nuova normativa, rendendo note ai cittadini le prassi di richiesta del modello. Sintetizzandole esse comprendono: il reperimento del Cud dal sito dell’ente attraverso un codice PIN identificativo; la richiesta mediante posta elettronica certificata CEC-PAC; la domanda presso le sedi locali dell’Inps, dell’ex Indap ed Enpals rivolgendosi agli appositi sportelli; i casi di dichiarata impossibilità ad accedere alla certificazione poi prevedono la richiesta dell’invio del Cud a domicilio, in maniera diretta o su delega a terzi; il conferimento di uno specifico mandato al Centro di assistenza fiscale (Caf); ed infine, rispettando la convenzione pattuita tra Inps e Poste Italiane, la possibilità di ritirare il modulo presso gli uffici postali appartenenti alla rete “Sportello Amico”, che dietro un corrispettivo versamento pari a 3,30 euro saranno abilitati a consegnare sia il Cud pensionati che il Cud assicurati.

Sotto la scure della semplificazione della macchina burocratica e del risparmio delle risorse pubbliche, il governo è andato ancora una volta in direzione opposta alle fasce più deboli della struttura sociale, gli anziani, in prevalenza privi di qualsivoglia dimestichezza informatica. Ora si recrimina che se la norma fosse stata sottoposta ad una corretta “valutazione preventiva degli effetti di ipotesi di intervento normativo ricadenti sulle attività dei cittadini e delle imprese”, ai sensi dell’art. 14 della legge 28/11/2005 n. 246 (AIR-Analisi d’impatto della regolamentazione), la commistione dei sovraccarichi sugli addetti ai lavori unitamente alle incertezze da parte dei contribuenti non si sarebbe verificata.

Non sono infatti stati preventivati in alcun modo i costi gravanti sulla moltitudine di pensionati intenzionati a recarsi presso le sedi territoriali degli enti in vista del reperimento materiale del Cud. A ciò si aggiunge la mole di lavoro ulteriore che verrà a gravare sulle spalle dei dipendenti Inps, già fortemente precari nella gestione degli utenti e delle loro esigenze. I consulenti del lavoro si sono messi a disposizione in qualità di canale alternativo per la stampa delle varie certificazioni, in virtù della rispettiva articolazione su tutto il territorio nazionale.

Nonostante essi figurino come la più grande fonte informativa, reddituale e non, che alimenta le banche dati dell’Inps, l’istituto ad oggi non ha ancora riconosciuto l’abilitazione della categoria a questo servizio. A tutto ciò si sommano le problematiche emerse circa l’inesattezza delle informazioni relative ai contributi Tfr, causa inadeguato funzionamento del sistema informatico del mittente, rappresentando un’ulteriore esemplificazione di come le procedure informatizzate atte a sveltire il processo di certificazione stiano degenerando in complessi marchingegni di difficile gestione tanto per i consulenti quanto  per gli utenti.

 

Letizia Pieri

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