Il decreto, proposto dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, congiuntamente al titolare del Lavoro Giuliano Poletti, ha ricevuto semaforo verde dal Consiglio dei ministri: si tratta, ancora, essenzialmente di uno schema di provvedimento che riprenderà la direttiva 2011/98/Ue.
La nuova disposizione, consentirà “ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme di diritti per i lavoratori di Paesi terzi che soggiornano regolarmente in uno Stato membro”.
Recependo la direttiva, anche l’Italia, come gli altri partner europei, sarà obbligata a esaminare le domande di autorizzazione di cittadini stranieri a soggiornare e lavorare sul territorio, potendo contare su un solo iter burocratico per la messa in regola del proprio stato di lavoratore proveniente dall’area fuori Ue.
Il principio alla base della direttiva che ha ispirato la decisione del Consiglio dei ministri è la presa d’atto che i lavoratori immigrati costituiscano una risorsa “con il loro lavoro e i loro versamenti d’imposta” per l’economia di tutta la zona euro.
In questo modo, uno degli obiettivi raggiungibili più a breve termine dovrebbe essere la riduzione della concorrenza sleale tra cittadini nati nell’Unione europea e gli stranieri provenienti da Paesi terzi.
Non dovrebbero essere inclusi nella nuova formulazione della regolarità di permanenza per l’extracomunitario, i lavoratori autonomi, gli stagionali, i lavoratori marittimi, i distaccati e coloro che godano di protezione internazionale.
Contemporaneamente, l’avvento di questo nuovo profilo di regolarizzazione, comporta anche un cambio nelel tempistiche di concessione delle autorizzazioni: passa da 40 a 60 giorni il tempo necessario per il rilascio del nulla osta all’ingresso per motivi di lavoro – concesso dalla prefettura.Da ultimo, assicura il governo, nel medio periodo i diritti dei nativi e degli stranieri sotto contratto di lavoro saranno identici.
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