Il grande bluff della liberalizzazione dei servizi postali

Redazione 16/02/11
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La Direttiva 2008/6/CE che modifica la precedente direttiva 97/67/CE prevede che entro il 2011, gli Stati membri provvedano alla liberalizzazione del mercato dei servizi postali aprendolo alla concorrenza e rimuovendo le situazioni di monopolio legale e/o di fatto che, sin qui, hanno caratterizzato la più parte dei mercati nazionali.

Sembra, tuttavia, che il nostro Paese sia intenzionato a liberalizzare il mercato dei servizi postali solo a parole, lasciando nella realtà le cose sostanzialmente come stanno e, dunque, continuando a riservare un’assoluta posizione di privilegio a Poste Italiane S.p.A., società le cui azioni sono per il 65% nelle mani del Ministero dello Sviluppo Economico e per il restante 35% nelle mani della Cassa depositi e prestiti, controllata, a sua volta, per il 70% dal Ministero dell’Economia.

E’ questa la ferma convinzione tratta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato all’esito dell’esame dello schema di Decreto legislativo con il quale il Governo, nei prossimi mesi, dovrebbe recepire, nel nostro Paese, la disciplina europea in materia di liberalizzazione del mercato dei servizi postali.

La situazione deve essere, peraltro, davvero preoccupante se il Presidente dell’Autorità, negli ultimi quindici giorni ha avvertito l’esigenza di evidenziarla al Governo ed al Parlamento per ben tre volte: una prima con la Segnalazione al Governo, ai Ministri competenti ed ai Presidenti di Camera e Senato del 15 gennaio, una seconda nel corso di un’audizione dinanzi alla IX Commissione Trasporti e Comunicazioni del 25 gennaio e, infine, una terza, lo scorso 2 febbraio dinanzi alla VII Commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato.

La principale ragione di preoccupazione dell’Autorità Antitrust rispetto al processo di pseudo-liberalizzazione al quale starebbe lavorando il Governo è rappresentata dalla circostanza che, in un Paese nel quale il mercato è attualmente controllato da un soggetto a totale partecipazione pubblica, si vorrebbe vorrebbe affidare la gestione dell’intero processo non già ad un’Autorità terza ed indipendente ma ad un’Agenzia destinata ad operare sotto il potere di indirizzo del Ministero delle Comunicazioni, ovvero, dell’azionista di maggioranza del leader di mercato.

Queste le parole con le quali l’Autorità Antitrust, nella sua segnalazione del 15 gennaio scorso, smaschera il grande bluff: “L’assenza di indipendenza del Regolatore postale (n.d.r. l’Agenzia che il Governo pare intenzionato ad istituire] potrebbe astrattamente determinare, inoltre, un rallentamento del processo di liberalizzazione in corso favorendo la posizione dell’ex monopolista Poste Italiane in rapporto con gli altri operatori già presenti o potenziali dei mercati postali)”.

Difficile essere più chiari di così.

Ma non è solo l’affidamento del processo di liberalizzazione ad un soggetto niente affatto indipendente a giustificare la severa bocciatura da parte dell’Antitrust dello schema di decreto legislativo del Governo.

Gli uffici dell’Autorità, infatti, nella loro segnalazione evidenziano anche come alla stessa conclusione conduca la scelta di affidare a Poste Italiane S.p.A. la gestione del servizio universale (n.d.r. i servizi postali di base) per un periodo lunghissimo (5 anni, rinnovabili due volte e, dunque, sino ad un massimo di 15), di lasciare nelle sole mani di quest’ultima l’intero sistema delle notifiche degli atti giudiziari e, soprattutto, di utilizzare come criteri per la selezione del gestore del servizio universale requisiti in possesso della sola Poste Italiane S.p.A. quali l’esperienza specifica maturata e eventuali altri rapporti con la pubblica amministrazione nel campo dei servizi postali.

Non resta che auspicare un pentimento operoso del Governo perché è fuor di dubbio che il mercato dei servizi postali – specie a livello locale – potrebbe rappresentare uno straordinario volano per la piccola e media impresa italiana in tante aree depresse del territorio.

Redazione

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