I tassi di interesse dei mutui

Redazione 18/03/21
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Quando si accende un mutuo, la principale caratteristica da valutare dello stesso è il tasso di interesse. Si tratta della percentuale di interesse da calcolare ogni anno sul capitale residuo da restituire. Ovviamente, minore è il tasso di interesse e minori saranno anche gli interessi da pagare; questo tipo di discorso vale però solo se si confrontano due mutui con un periodo di ammortamento di durata prefissata.

Le tipologie di tassi di interesse mutui

Sostanzialmente i mutui si possono suddividere in due tipologie: mutuo a tasso fisso e mutuo a tasso variabile. Il tasso fisso, lo dice anche il termine, è sempre lo stesso per l’intera durata del periodo di ammortamento. Quindi, se la banca propone una precisa percentuale di interessi da ricalcolare ogni anno sul capitale residuo, tale percentuale rimarrà sempre la stessa, anche se si devono saldare le rate per periodi molto prolungati, superiori ai 20 anni. Con il tasso di interesse variabile invece vi possono essere aumenti o diminuzioni. Questo tipo di interesse si basa infatti sull’Euribor, Euro Inter Bank Offered Rate; un tasso calcolato sulla media dei tassi di interesse delle transazioni in euro tra le banche europee principali.

Cosa cambia tra le due tipologie

Chi accende un mutuo solitamente non si occupa anche di calcolare l’effettiva percentuale o la sostanza reale degli interessi che dovrà saldare nel corso del tempo. O meglio, è un’informazione che solitamente la banca indica; all’interno di un qualsiasi contratto di mutuo deve infatti essere disponibile un prospetto delle rate da pagare. Ciò a cui solitamente si dà maggior peso è l’effettivo ammontare della singola rata. Nel caso dei mutui a tasso fisso le rate sono sempre uguali e la durata del periodo di ammortamento è prefissata. Per fare un esempio preciso, se si accende un mutuo a 10 anni con una rata mensile da 500 euro, questa resterà tale per tutte le 120 rate. Nel caso di un tasso variabile invece la rata può cambiare nel corso del tempo, al variare del tasso. Solitamente le variazioni avvengono ogni mese, o ogni 3 mesi a seconda della proposta della banca. Per un mutuo decennale con rata da 500 euro la stessa può variare periodicamente, passando a 480 euro o a 512, a seconda del tasso Euribor del momento.

Rinegoziare i tassi di interesse

Soprattutto per quanto riguarda i mutui con periodo di ammortamento molto prolungato, dai 15 anni fino ai 30, le banche consentono ai propri clienti di rinegoziare periodicamente il tasso di interesse applicato. Solitamente si può fare questa rinegoziazione ogni 5 anni, modificando anche il tipo di tasso o solo valutando una nuova offerta da parte della banca. Ci sono però istituti di credito che offrono una maggiore flessibilità, consentendo al cliente di fissare il tasso per un breve periodo di tempo, diciamo anche solo uno o due anni, per poi valutare quale sia la proposta migliore del momento, se fisso o variabile.

TAN e TAEG

Il tasso di interesse che ci viene proposto dalla banca è una percentuale che riguarda esclusivamente gli interessi, null’altro. È indicato con la sigla TAN, Tasso Annuo Nominale. Chi dovesse fare un calcolo della somma totale da saldare alla banca nel corso del periodo di ammortamento troverebbe che il capitale richiesto, più il TAN calcolato per gli anni di restituzione, porta a una somma inferiore rispetto a quanto effettivamente la banca ci richiede. Questo perché è bene considerare il TAEG, Tasso Annuo Effettivo Globale; si tratta anche qui di una percentuale da sommare al capitale da restituire alla banca. Tiene però conto non solo degli interessi, ma anche di tutte le spese correlate al mutuo, come ad esempio le spese per la riscossione delle rate e quelle per l’apertura della pratica.

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