God save cyclists! Arriva il ddl #salvaiciclisti

Redazione 02/03/12
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Solo sulle nostre strade sono  2.556 i ciclisti falciati e uccisi negli ultimi 10 anni.

E proprio per la sicurezza di chi sceglie la bicicletta come mezzo privilegiato per i propri spostamenti, è stato lanciato l’appello “Salviamo i ciclisti, aiutateci a fermare la strage di chi ha scelto la bici per spostarsi in città”. La lettera è subito rimbalzata in rete, ripresa su Facebook e su twitter con l’hashtag #salvaiciclisti.

L’appello, che ha superato le 20mila adesioni, ha origine dalla campagna Cities fit for cycling del Times di Londra. Dopo un grave incidente subito da una sua giornalista ora in coma, il 2 febbraio scorso il celebre quotidiano britannico ha infatti lanciato un appello chiedendo al governo inglese di adottare una serie di azioni (sintetizzate in 8 punti) per tentare di fermare la strage dei ciclisti: in 10 anni, ben 1.275 ciclisti uccisi.

In Gran Bretagna – si legge nell’appello dei blogger italiani – hanno deciso di correre ai ripari e di chiedere un impegno alla politica per far fronte agli oltre 1.275 ciclisti uccisi sulle strade britanniche negli ultimi 10 anni. In 10 anni in Italia sono state 2.556 le vittime su due ruote, più del doppio di quelle del Regno Unito. Questa è una cifra vergognosa per un paese che più di ogni altro ha storicamente dato allo sviluppo della bicicletta e del ciclismo ed è per questo motivo che chiediamo che anche in Italia vengano adottati gli 8 punti del manifesto del Times”.

Questi gli otto punti:

1. Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote.

2. I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato.

3. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti.

4. Il 2% del budget dell’ANAS dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione.

5. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida.

6. 30 km/h deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili.

7. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays

8. Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.

“Cari direttori, il manifesto del Times è stato dettato dal buon senso e da una forte dose di senso civico. E proprio perché queste tematiche non hanno colore politico che chiediamo un contributo da tutti voi affinché anche in Italia il senso civico e il buon senso prendano finalmente il sopravvento. Vi chiediamo di essere promotori di quel cambiamento di cui il paese ha bisogno e di aiutarci a salvare molte vite umane” scrivono i blogger alla stampa.

La richiesta dei blogger alle testate italiane è quella di copiare l’iniziativa del Times e aprire le home page dei rispettivi siti con l’appello al governo italiano per l’adozione delle 8 misure elencate.

Adesso l’ appello per fermare la strage dei ciclisti diventa una proposta di legge che 61 tra deputati e senatori di ogni parte politica hanno firmato.

Suddiviso in 11 articoli, il progetto di legge prevede una serie di cambiamenti da apportare in particolare al traffico automobilistico.

Il ddl è finalizzato alla tutela di chi sceglie la mobilità pulita. In particolare l’articolo 1 sottolinea che il disegno di legge intende “favorire la cultura del rispetto delle regole della circolazione stradale, dando maggiore tutela a chi utilizza la mobilità ciclistica, nonché ad incentivare e sviluppare l’uso della mobilità ciclistica”.

In un altro articolo si legge che il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture – entro 90 giorni dalla approvazione della presente legge – realizza, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello stato, un’indagine nazionale finalizzata a determinare il numero di persone che utilizzano la mobilità ciclistica, le aree interessate dalla mobilità ciclistica, il numero totale di chilometri di piste ciclabili e la loro dislocazione nelle diverse aree del Paese, nonché il numero dei ciclisti oggetto di incidenti. Tale indagine dovrà avere cadenza annuale e dovrà essere illustrata, entro il 31 dicembre di ogni anno, alle Commissioni Parlamentari competenti.

Tra i punti principali del documento vi è l’inserimento del limite di 30 km/h nelle zone residenziali in cui non siano presenti piste ciclabili (praticamente ovunque, se si considera che il nostro Paese è il meno provvisto di piste ciclabili d’Europa). Il provvedimento prevede poi la destinazione della quota del 2% del budget delle società dei gestori stradali e autostradali per la realizzazione di piste ciclabili.

Il ddl include anche alcune misure a carico dei Tir, che sarebbero costretti a dotarsi di sensori e allarmi sonori per segnalare le svolte, oltre a specchi supplementari e barre di sicurezza. Negli incroci pericolosi andrebbero inoltre installati semafori preferenziali per i ciclisti.

Tra le altre novità della proposta di legge vi sono anche la possibilità e l’incentivazione, per i privati, di creare “piste ciclabili e superstrade ciclabili anche attraverso l’attività di gestione di noleggi biciclette nelle suddette aree”, il raddoppio di alcune sanzioni pecuniarie a carico degli automobilisti e l’istituzione di un commissario alla mobilità ciclistica.

È giunto il momento – ha affermato il senatore del PD Francesco Ferrante che ha presentato il disegno di legge – di riconoscere ufficialmente la ciclabilità non solo come parte integrante della moderna mobilità quotidiana ma anche come soluzione efficace e a impatto zero per gli spostamenti cittadini personali su mezzo privato. Il suo sviluppo e la sua tutela nel nostro Paese sono stati lungamente sottovalutati e anzi depressi dall’attenzione centrata sulla mobilità a motore, mentre gli attuali standard europei sono da anni a livelli altissimi e in Italia ancora quasi inesistenti”.

Redazione

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