Non è stato facile avvicinare le visioni pro-crescita del Presidente Usa Obama e del Cancelliere tedesco Merkel (i due grandi antagonisti del G20), ma alla fine, evitato lo scontro diretto che sembrava imminente nella serata di lunedi, Monti è riuscito a conseguire un risultato apprezzabile: la messa in cantiere di misure per calmierare gli spread di quei Paesi che, come l’Italia, continuano ad essere vittime della speculazione finanziaria internazionale nonostante l’approvazione di significative riforme strutturali. La proposta di Monti, condivisa anche da Barack Obama, prevede l’impiego dei capitali dell’Efsf (European financial stabilty facility, il “Fondo Salva Stati” europeo che dal 1° luglio si trasformerà nel Mes, Meccanismo europeo di stabilità, e potrà disporre di 500 miliardi di euro) per acquistare i Titoli di Stato dei Paesi sotto attacco (Grecia e Spagna in primis). Il problema, secondo Monti, non si pone per l’Italia, che sarebbe solo finanziatrice (per un 17,9%) del Mes e non destinataria degli aiuti. Gli interventi di sostegno riguarderebbero solo Grecia, Portogallo, Irlanda e la Spagna limitatamente alle banche.
Quello di ritorno dal G20 è dunque un Mario Monti rafforzato, che potrà far pesare un mai diminuito prestigio internazionale all’ormai vicinissimo Vertice di Roma di venerdi 22 giugno, dove ad incontrarsi ospiti del Presidente del Consiglio italiano saranno i tre principali leader europei: il Presidente francese Hollande, la Cancelliera Merkel ed il Premier spagnolo Rajoy. Quello di Roma sarà un utile incontro in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, dove si giocherà una partita forse decisiva: convincere la Germania ad accettare il piano di misure anti-spread tramite l’aumento dei poteri d’intervento del Fondo Salva Stati a sostegno diretto delle economie dell’Eurozona più in difficoltà, ed impostare misure di crescita (sia attraverso stimoli mirati alla domanda che continuando sulla strada delle riforme strutturali) che non pregiudichino la tenuta dei conti pubblici.
Forse mai come oggi è stato vero, secondo le parole di Monti, che mancano solo “dieci giorni per salvare l’euro”.
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