Infatti, nonostante i 65mila posti preventivati nel testo inserito nel cosiddetto Salva-Italia, le situazioni riconosciute come meritevoli di tutela dalle istituzioni preposte non superano le 62mila unità, ragion per cui ci sono circa 3mila le domande svanite nel nulla a seguito delle procedure di convalida delle istanze presentate, arrivate negli uffici previdenziali in numero comunque molto superiore alla cifra massima di reintegro pensionistico. E’ la stessa Inps a rendere nota questa discrepanza, attraverso la pubblicazione sul sito istituzionale dei risultati sulla prima tranche degli esodati.
Scorrendo le cifre secondo gli scaglioni individuati dal decreto correttivo, si può vedere come oltre 25mila domande tra quelle accolte – meno di una su tre – siano da ascrivere ai lavoratori finiti nelle liste di mobilità, mentre sono 17mila i titolari di prestazione straordinaria e 10mila prosecutori volontari riammessi alle “cure” del welfare.
Ad annunciare la divulgazione delle cifre sugli effetti del primo decreto pro lavoratori non tutelati, era stato lo stesso ministro succeduto a Elsa Fornero, Enrico Giovannini, quasi a voler inaugurare il proprio impegno pro esodati nelle prime settimane di carica. Quella dei lavoratori “dimenticati”, infatti, è stata subito annunciata come assoluta priorità dal governo, trovando spazio nei discorsi programmatici pronunciati sia alla Camera che al Senato. In quell’occasione, il neo premier Enrico Letta non rinunciò a riconoscere che “con i lavoratori esodati la comunità nazionale ha rotto un patto”
I dati sull’erogazione delle pensioni, però, sono ancora più allarmanti: si parla, infatti, di soli 7mila trattamenti erogati a fronte delle 62mila domande accolte, poco sopra il 10%. Anche per questa ragione, forse, Giovannini ieri ha auspicato che sia giunto il momento di “dare una soluzione di tipo strutturale al problema”.
Come noto, sono ancora in ballo altri due decreti, uno da 55mila unità di non salvaguardati e l’ultimo di appena 10mila, i quali, però, non riuscirebbero, complessivamente, a coprire neanche la metà di quei contribuenti finiti nel limbo dopo l’ultima riforma delle pensioni. Secondo le stime ufficiali, infatti, gli esodati complessivi sarebbero tra i 300 e i 400mila, un’eredità tra le più pesanti da gestire per il governo Letta.
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