Negli ultimi giorni, avevano iniziato a circolare indiscrezioni in base alle quali il governo avrebbe innalzato i prezzi dei dispositivi digitali in grado di archiviare dati nella propria memoria, applicando il cosiddetto “equo compenso” per la copia privata dell’utente, cioè un contributo che va riconosciuto agli autori ed editori titolari delle opere che i consumatori possono salvare nei propri hard-disk anche senza supporto di un dvd, o di un blu-ray.
Insomma, non si tratta – almeno nominalmente – di una tassa antipirateria, ma di un aggravio di costi che andrà a colpire i dispositivi digitali in maniera proporzionale alla loro capacità di archiviazione in memoria. Tutt’altro che ininfluente, in questo quadro, la posizione della Siae che tratterrà, come sottolinea Guido Scorza nei suoi articoli sul fattoquotidiano.it, una percentuale superiore al crescere del compenso, e tutto ciò per i soli costi di gestione.
Ma a quanto ammontano i rincari?
Per i personal computer, il costo dell’equo compenso andrà a pesare per 5,20 euro sul prezzo finale, così come per smartphone o tablet se dotati di una memoria superiore a 32 Gigabyte, mentre se questa è inferiore il costo potrà aumentare dai 3 ai 4,80 euro.
La vera stangata, c’era da immaginarselo, è in arrivo sugli hard-disk, ossia le memorie fisse e rimovibili che fungono da spazio di archiviazione: i rincari, qui, potranno infatti superare i 20 euro mentre per una chiavina Usb si arriverà a 9 euro. Insomma, potrebbe trattarsi di aumenti anche del 50% sul costo complessivo del device.
In sintesi, il prezzo dei dispositivi digitali vedrà applicato il costo di 10 centesimi per ogni Gigabyte sulle pendrive, fino a un massimo di 9 euro, mentre negli Hard disk il rincaro sarà di un centesimo a Gigabyte, fino a un massimo di 20 euro, appunto, per una memoria complessiva di 2 Terabyte.
Incremento anche per le televisioni dotate di capacità di registrazione – praticamente, tutte le smart tv di ultima generazione che ormai occupano stabilmente il mercato – che andranno a costare singolarmente 4 euro in più.
E non è tutto: i costi qui sopra elencati vanno intesi con applicazione dell’Iva al 22% sul prezzo finale del prodotto: un aspetto che porterà a far lievitare ulteriormente i costi per i supporti digitali. Nell’arco dell’anno, il salasso costerà ai consumatori italiani 150 milioni di euro all’anno.
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