Durt: il Senato verso l’eliminazione della responsabilità solidale

Redazione 26/07/13
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A sorpresa è stata inserita durante i lavori delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera una proposta di modifica che introduce il documento unico di regolarità contributiva (Durt) al fine di cancellare la responsabilità solidale negli appalti che ha innescato la ‘torrenziale’ pioggia di contestazioni da parte delle imprese. Il Governo rassicura che nel passaggio al Senato il testo è destinato a cambiare, probabilmente con la totale soppressione della norma. L’emendamento approvato in commissione, a nome del deputato grillino Mimmo Pisano, annunciando il Durt, di acquisizione dell’appaltatore, è volto a controllare la corretta esecuzione degli adempimenti fiscali del subappaltatore così escludendo la responsabilità solidale. Il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, spiegando come la norma fosse nata per fungere da “supporto alle imprese”, anticipa tuttavia l’intenzione di fare retromarcia per “evitare dannose strumentalizzazioni”.

L’ipotesi correttiva è quella di trasferire “la valutazione dell’intervento nei decreti attuativi della delega fiscale, dopo un passaggio di discussione con le rappresentanze delle imprese e dei lavoratori”. Il passo indietro è sembrato un atto dovuto viste le reazioni di protesta manifestate da tutto il mondo imprenditoriale, da Ance a Confcommercio a Cna sono piovute infatti pesanti recriminazioni contro la predisposizione della responsabilità solidale negli appalti. In Parlamento contro la disposizione si è schierato un fronte ampio e compatto, e a sorpresa il leader del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, nel proprio blog, prende le distanze dall’emendamento di Pisano presentandolo come un intervento fatto puramente “a titolo personale, in quanto contrario allo spirito di aiuto alle pmi che ha sempre animato il M5S”.

Proprio oggi infatti una delegazione del movimento dovrebbe incontrare il premier Letta con l’intento di interrompere l’opera di ostruzionismo portata avanti fino ad ora in cambio di uno slittamento del Ddl sulle riforme costituzionali. L’intervento di revisione al Durt appare praticamente scontato, così come annunciato sia dal ministro della Pa e semplificazione Gianpiero D’Alia, sia dal sottosegretario allo Sviluppo Simona Vicari, che dalla vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta. Tra le modifiche approvate alla Camera figura anche l’addio al divieto, previsto dopo Tangentopoli, di concedere un’anticipazione negli appalti pubblici. Rimane comunque una facoltà, infatti l’esecutivo si lascia la prerogativa di valutare la possibilità di potenziare o meno l’intervento rendendolo contestualmente obbligatorio.

Al Senato potrebbe anche venire cancellata l’esenzione dal tetto di stipendio di 295mila euro per gli emolumenti degli amministratori delle Spa pubbliche non quotate che amministrano servizi d’interesse generale. Una proposta di modifica approvata alla commissione alla Camera ha assegnato al Mef  l’incarico di fissare la soglia sulla base delle best practices internazionali. Possibili interventi sembrano inoltre prospettarsi in merito all’anticipo del 10% ai fornitori di appalti con la P.A.: si tenta infatti di renderlo obbligatorio e non più facoltativo. Il Miur chiederà infine, in relazione alle borse di studio per gli studenti meritevoli, di ripristinare la formula originaria del decreto: non più bando e finanziamento statale, bensì risorse assegnate alle regioni che a loro volta sono chiamate a ridistribuirle in base alle graduatorie locali. Potrebbe infine sancirsi il definitivo addio anche per i 240 milioni di euro deviati dalla quota premiale del Ffo (Fondo di Finanziamento Ordinario) e destinati alla Fondazione per il merito.

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