Come è emerso ieri, a seguito dell’avanzata della proposta di legge, il testo, se approvato, non solo avrebbe ridotto oltre al 50% le pene previste per il reato di concorso esterno, ma avrebbe escluso anche tale reato dalle fattispecie per cui è previsto l’utilizzo delle intercettazioni, così come il ricorso alla custodia cautelare per chi si fosse macchiato di eventuale fiancheggiamento. Tutto ciò, in virtù dell’introduzione di due nuovi articoli all’interno del Codice penale, il ‘379-ter’ e il 379-quater’.
A ufficializzare il ritiro del ddl, l’ex presidente del Senato, e attuale capogruppo Pdl a palazzo madama, Renato Schifani, il quale ha tenuto a specificare che si tratta di una proposta “che non fa parte del programma del Pdl e che il senatore ha presentato a titolo personale”, riferendosi al firmatario del disegno di legge contestato appartenente al gruppo Gal. In realtà, però, il relatore della proposta sarebbe stato Giacomo Caliendo, senatore Pdl, magistrato ed ex sottosegretario alla Giustizia.
Non appena il ddl ha varcato la soglia del Senato, si sono scatenate proteste accesissime, sia dentro che fuori il palazzo, con anche la Lega nord pronta ad annunciare la propria contrarietà. Così, ha proseguito Schifani, “per evitare strumentalizzazioni e perniciose polemiche ho invitato personalmente il senatore Compagna a un tempestivo rinvio del testo, ricevendone rassicurazioni in tal senso”.
Il tentativo, comunque, resta anche perché, se il ddl fosse passato inosservato avrebbe potuto garantire la pena dimezzata anche a un esponente storico del centrodestra di marchio berlusconiano, quel Marcello Dell’Utri condannato in Appello a 7 anni proprio per concorso esterno in associazione mafiosa.
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