Siamo di fronte, dunque, alla fine della scienza? Tutt’altro: basti ricordare che, secondo gli studiosi, solo il 4% dell’universo conosciuto è costituito da quella comunemente definita “materia”. Dunque, ci vorrà ancora tempo, prima che il microscopio diventi un oggetto di antiquariato: a maggior ragione, in seguito alle sorprese riservate dal primo incontro con il “Bosone di Higgs” – questo il nome della particella rivelata – che ha messo in luce, dicono gli scienziati, inattese caratteristiche. Proprietà che, in futuro, potrebbero rivelarsi utili per adottare nuovi metodi di decifrazione dell’altra faccia della natura, la materia oscura. Intanto, mentre la fisica pregusta l’esplorazione di nuovi confini, nell’universo telematico, il “Bosone di Higgs” è già tormentone: così ribattezzata per via dello studioso Peter Higgs, che per primo ne aveva teorizzato l’esistenza, la particella guadagna la vetta dei siti web in tutto il mondo, con le parole “Higgs”, “Cern” e “particella di Dio” in vetta ai top trend di Twitter e dei vari social network. Un successo tale, tra popolarità e interesse scientifico, che potrebbe donare allo stesso Higgs, oggi commosso 84enne che si scopre “profeta”, il riconoscimento più ambito tra gli accademici: il premio Nobel.
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