Colf e addetti alle pulizie: basta con il lavoro in nero

Redazione 14/11/17
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Il lavoro in nero non fa bene all’economia e di certo non aiuta i professionisti vittime di questa piaga. E questo è un discorso che, in Italia, può essere applicato anche al mercato delle colf e degli addetti alle pulizie. Ovvero ad uno dei settori che trovano attualmente il maggior numero di figure impiegate: molte delle quali in nero. Ma i rischi per i datori di lavoro e per i professionisti possono essere davvero elevati.

Mercato del lavoro: molti addetti alle pulizie lavorano in nero

In Italia i dati relativi al lavoro in nero, trovano un autentico boom nel settore delle pulizie domestiche. Secondo i numeri di matrice Inps, infatti, nel nostro Paese trova lavoro con questa formula il 50% dei professionisti impiegati nel comparto. E la maggior parte delle volte, ciò dipende non da una loro richiesta ma da una decisione presa dai datori di lavoro. Eppure sono anche numerosi i professionisti messi in regola: sempre secondo l’Inps, sono oltre 700.000 i colf che oggi lavorano legalmente.

Colf e addetti alle pulizie: come si può evitare il lavoro in nero?

Ovviamente l’etica della lotta al lavoro in nero deve sempre partire da chi richiede un servizio. Ma esistono anche dei sistemi per avere la certezza che tutto venga fatto in regola. Parliamo per esempio di piattaforme online come Helpling, la quale aiuta a mettere in contatto i clienti con gli addetti alle pulizie domestiche. Questi portali offrono anche una attestazione di pagamento, dunque non contemplano in alcun modo le prestazioni in nero.

Contratto per colf e badanti: come funziona e cosa comporta?

Il CCNL prevede un contratto collettivo anche per questi lavoratori, il quale è dotato di tutta una serie di regole improntate al corretto svolgimento di questa professione. Come ad esempio l’orario di massimo 10 ore quotidiane, e le 11 ore di stacco. Ma cosa comporta il contratto in regola per le famiglie e per i lavoratori? La certezza di veder riconosciuto il totale delle ore svolte. Ma anche la certezza dei versamenti Inps da parte del datore di lavoro. E ovviamente le ferie e la malattia.

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