Tenuto conto che gli abbonati in elenco sono oltre venti milioni, ci sono solo due possibili chiavi di letture di questo dato: o agli italiani piace il telemarketing o, come ipotizzato – e negato dai fautori della nuova disciplina che ha importato in Italia il metodo dell’opt-out per l’utilizzo dei dati degli abbonati – è ancora esigua la percentuale degli abbonati che è a conoscenza della possibilità di opporsi all’utilizzo del proprio numero telefonico per finalità di marketing o, comunque, che ha, sin qui, trovato tempo e modo di manifestare tale propria volontà negativa.
Difficile credere che quasi venti milioni di italiani amino ricevere telefonate promozionali e, quindi, più probabile che la campagna informativa avviata dal gestore del registro e quella degli operatori sia, sin qui, stata timida e poco efficace.
E’, in ogni caso, fuor di dubbio che, allo stato gli operatori abbiano ampio margine di manovra ed è proprio per questo, probabilmente, che il Garante per il trattamento dei dati personali, nel varare il piano delle ispezioni relativo ai prossimi sei mesi ha annunciato l’intenzione di dedicare tempo e risorse proprio all’attività di telemarketing.
Si legge, infatti, nel comunicato dell’ufficio del Garante pubblicato nella newsletter dello scorso 3 agosto che sono “Oltre 225 gli accertamenti ispettivi programmati che verranno effettuati come di consueto anche in collaborazione con le Unità Speciali della Guardia di Finanza – Nucleo Privacy” e che “Un’attenzione particolare sarà data al contrasto del fenomeno della violazione del diritto di opposizione dei cittadini che si iscrivono al Registro recentemente istituito presso il Ministero dello sviluppo economico.”.
Secondo il Garante, infatti, “questo fenomeno, che nei primi mesi dell’anno ha visto un forte incremento di segnalazioni da parte di cittadini oggetto di chiamate indesiderate, sarà posto al centro dell’attività ispettiva e sanzionatoria dell’Autorità. Saranno infatti ispezionate dal Nucleo privacy della Guardia di finanza le società più segnalate per verificare la liceità dei loro trattamenti e, in caso contrario, applicare le sanzioni previste dalla legge.”.
Frattanto resta da capire come ed in che termini verrà implementata la nuova disciplina che prevede la possibilità, per gli operatori, di utilizzare anche gli indirizzi degli abbonati per il marketing postale.
Sarà, come appare probabile, la stessa Fondazione Ugo Bordoni, ad essere incaricata della gestione di tale ulteriore attività? Le nuove opposizioni confluiranno nello stesso registro come suggerirebbe la lettera della norma (art. 130 del Codice Privacy)? Sarà possibile opporsi al trattamento del solo numero telefonico o del solo indirizzo o si dovrà scegliere se opporsi ad ogni trattamento o a nessuno?
Ma soprattutto, a chi tocca dettare le nuove regole ed entro quale termine? Il Decreto Sviluppo (DL n. 70 del 13 maggio 2011) questo non lo dice.
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