L’Inps, con il Messaggio n. 2491 del 25 agosto 2025, ha fornito importanti chiarimenti sui criteri di calcolo della pensione per gli iscritti a determinate casse pensionistiche: CPDEL (enti locali), CPS (sanitari), CPI (insegnanti di scuole elementari parificate) e CPUG (ufficiali giudiziari). La novità nasce dalla Legge di Bilancio 2025, che ha innalzato i limiti di età per il pensionamento e introdotto la possibilità per le pubbliche amministrazioni di trattenere i lavoratori fino a 70 anni.
Il cuore del messaggio riguarda le cosiddette aliquote di rendimento, cioè le percentuali utilizzate per calcolare la parte retributiva della pensione. La questione non è di poco conto: a seconda del momento in cui si cessa il servizio e del motivo (limiti ordinamentali, dimissioni, pensione anticipata, APE sociale), si applicano regole diverse, con effetti diretti sull’importo dell’assegno.
In parole semplici, l’Inps specifica in quali casi i lavoratori possono ancora beneficiare delle aliquote “vecchie” e più vantaggiose, e quando invece subentrano le nuove regole introdotte dalla Legge di Bilancio 2024. Un chiarimento fondamentale per chi è vicino al pensionamento e deve capire quale trattamento previdenziale gli spetterà.
Indice
Il messaggio Inps
Il messaggio Inps n. 2491 del 25 agosto 2025 chiarisce come cambiano le regole di calcolo della pensione per gli iscritti a specifiche casse pensionistiche (CPDEL, CPS, CPI e CPUG) dopo la Legge di Bilancio 2025. La novità principale riguarda l’innalzamento del limite di età ordinamentale a 67 anni, che incide su quando si applicano le vecchie aliquote di rendimento più favorevoli. Inoltre, le pubbliche amministrazioni possono trattenere i dipendenti fino a 70 anni, se d’accordo. In sostanza, il documento spiega a chi spetta ancora il calcolo della pensione con regole più vantaggiose e in quali casi invece valgono le nuove aliquote introdotte dal 2024.
Limite di età ordinamentale a 67 anni
La Legge di Bilancio 2025 ha portato il limite ordinamentale, cioè l’età massima di permanenza in servizio, a 67 anni. Questo significa che i lavoratori iscritti alle casse speciali potranno restare in servizio fino a tale età. Solo al raggiungimento di questo traguardo scatterà l’applicazione delle deroghe che consentono il mantenimento delle vecchie aliquote di rendimento.
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Possibilità di trattenimento fino a 70 anni
Il messaggio chiarisce che le pubbliche amministrazioni possono decidere di trattenere in servizio un dipendente oltre i 67 anni, ma comunque non oltre i 70. Serve però la disponibilità del lavoratore. In questo caso, se il dipendente si dimette durante il periodo di trattenimento, continueranno a valere le regole più favorevoli, poiché la cessazione è avvenuta dopo il raggiungimento del limite ordinamentale.
Quando si applicano le vecchie aliquote
Le aliquote di rendimento precedenti restano valide in diversi casi:
- pensioni di vecchiaia liquidate al raggiungimento dei 67 anni;
- lavoratori rimasti iscritti alla CPDEL pur essendo dipendenti di enti che hanno perso la natura giuridica pubblica;
- pensioni in cumulo quando il rapporto di lavoro termina per limiti ordinamentali;
- pensioni conseguenti a dimissioni nel periodo di trattenimento in servizio
Pensione anticipata e APE sociale
Situazione diversa per chi va in pensione anticipata. Se al 31 dicembre 1995 non aveva ancora 15 anni di contributi, si applicano le nuove aliquote della Legge di Bilancio 2024. Per chi conclude il periodo di APE sociale e accede alla vecchiaia, invece, tornano le vecchie regole più vantaggiose.
Box riepilogativo – Esempi sulle aliquote di rendimento
Se vai in pensione a 67 anni (limite ordinamentale) con CPDEL, CPS, CPI o CPUG → si applicano le vecchie aliquote di rendimento, più favorevoli.
Se ti dimetti a 65 o 66 anni → scattano le nuove aliquote introdotte dal 2024, meno vantaggiose.
Se la Pubblica Amministrazione ti trattiene in servizio oltre i 67 anni (fino a 70) e ti dimetti durante il trattenimento → valgono ancora le vecchie aliquote, perché hai superato il limite ordinamentale.
Se sei dipendente di un ente che ha perso la natura pubblica ma resti iscritto alla CPDEL → ti spettano le vecchie aliquote.
Se esci con APE sociale e poi maturi la pensione di vecchiaia → si applicano le vecchie aliquote.
Se vai in pensione anticipata e al 31 dicembre 1995 avevi meno di 15 anni di contributi → si applicano le nuove aliquote 2024.
Infografica di sintesi

Le FAQ
Cosa significa l’innalzamento del limite ordinamentale a 67 anni per le pensioni CPDEL, CPS, CPI e CPUG?
Nuovi limiti di età e calcolo della pensione
Dal 2025 il limite ordinamentale, cioè l’età massima di permanenza in servizio, viene portato a 67 anni per gli iscritti alle casse CPDEL, CPS, CPI e CPUG. Questo adeguamento si uniforma al requisito anagrafico della pensione di vecchiaia previsto per tutti i lavoratori dipendenti. La conseguenza pratica è che solo al raggiungimento dei 67 anni si applicano le vecchie aliquote di rendimento, più favorevoli per il calcolo della quota retributiva della pensione. Se invece un dipendente decide di andare via prima (a 65 o 66 anni), dovrà accettare il ricalcolo con le nuove aliquote meno vantaggiose.
In quali casi si applicano ancora le vecchie aliquote di rendimento?
Le situazioni che garantiscono il mantenimento delle vecchie regole
Il Messaggio Inps precisa che le vecchie aliquote restano applicabili in vari casi: pensione di vecchiaia al raggiungimento dei 67 anni, dimissioni durante il trattenimento in servizio dopo il limite ordinamentale, dipendenti di enti ex pubblici rimasti iscritti alla CPDEL, e pensioni liquidate in cumulo quando il rapporto termina per limiti di età. Inoltre, restano in vigore per chi conclude l’APE sociale e accede successivamente alla pensione di vecchiaia. In tutte queste ipotesi il calcolo risulta più favorevole, proteggendo la parte retributiva dell’assegno.
Cosa accade se un dipendente pubblico si dimette a 65 o 66 anni?
Le conseguenze delle dimissioni prima dei 67 anni
Le dimissioni volontarie a 65 o 66 anni comportano l’applicazione delle nuove aliquote introdotte con la Legge di Bilancio 2024. Queste aliquote sono meno vantaggiose rispetto a quelle precedenti e riducono l’importo della quota retributiva della pensione. In pratica, chi lascia il servizio prima del nuovo limite ordinamentale di 67 anni rinuncia al diritto al calcolo con le vecchie regole. Il messaggio chiarisce così una differenza importante: due anni di permanenza in più possono cambiare sensibilmente il valore dell’assegno pensionistico.
Le pubbliche amministrazioni possono trattenere in servizio un lavoratore oltre i 67 anni?
Il trattenimento in servizio fino ai 70 anni
Sì, dal 2025 le pubbliche amministrazioni possono trattenere in servizio il personale fino al compimento del 70° anno di età, se lo ritengono necessario e se il dipendente accetta. Questa possibilità si applica solo dopo i 67 anni, che restano il nuovo limite ordinamentale di base. Durante questo periodo, se il lavoratore decide di dimettersi, continueranno ad applicarsi le vecchie aliquote di rendimento. Il beneficio resta valido perché il limite di età è stato superato, anche se il servizio termina prima della scadenza del trattenimento.
Come si calcolano le pensioni in cumulo in caso di limiti ordinamentali?
Il cumulo dei periodi contributivi e le regole sulle aliquote
Quando un iscritto a più gestioni accede alla pensione tramite cumulo e il rapporto di lavoro con una pubblica amministrazione termina per raggiungimento del limite ordinamentale, il calcolo della quota retributiva viene fatto con le vecchie aliquote di rendimento. In questo caso si applicano le tabelle storiche previste dalle leggi del 1965 e del 1986. La regola garantisce che chi raggiunge l’età ordinamentale non subisca penalizzazioni anche se ha carriere miste. L’Inps conferma così che il cumulo mantiene la tutela del calcolo più favorevole.
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Credit: ANSA/CLAUDIO PERI