Pensioni INPS, di quanto aumentano con la rivalutazione ufficiale 2026? Simulazioni

La percentuale di variazione della perequazione delle pensioni per il 2025 è pari a +1,4 dal 1° gennaio 2026.

Paolo Ballanti 02/12/25
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Nell’ottica di proteggere le pensioni dalle grinfie dell’inflazione opera nel nostro Paese un meccanismo automatico di rivalutazione basato sulla variazione percentuale degli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati rilevato dall’ISTAT.

Con Decreto del 19 novembre 2025 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 277 di venerdì 28 novembre) il Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha reso nota la percentuale di variazione delle pensioni per l’annualità 2026, pari all’1,40 per cento.  

Alla luce del recente decreto interministeriale analizziamo in dettaglio di quanto saranno rivalutate le pensioni dal prossimo 1° gennaio 2026.

Indice

Il meccanismo di rivalutazione delle pensioni

Dal 1° gennaio 2022 l’indice di rivalutazione automatica delle pensioni opera secondo tre diversi scaglioni.

Ciascuno di essi, in ragione dell’ammontare della pensione, assume il 100 per cento o una percentuale inferiore della variazione del costo della vita, rilevata dall’Istat.

Nello specifico, l’indice di rivalutazione opera in misura pari al:

  • 100% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici fino a 4 volte il trattamento minimo (in sigla TM) pari a 603,40 euro mensili;
  • 90% per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
  • 75% per le fasce di importo dei trattamenti superiori a 5 volte il trattamento minimo.

In definitiva, per capire in quale fascia di rivalutazione ci si colloca, è necessario assumere il valore provvisorio del trattamento minimo, pari nel 2025 a 603,40 euro mensili, corrispondenti a 7.844,20 euro annui.

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Gli scaglioni di rivalutazione per l’anno 2026

Considerando l’indice di rivalutazione all’1,40 per cento (di cui al D.M. 19 novembre 2025) quest’ultimo sarà attribuito nel 2026 secondo quanto descritto in tabella:

DalFasce di importo% indice perequazione da attribuireAumento delFasce di importo (in euro)
DaA
1° gennaio 2026Fino a 4 volte il TM1001,40%2.413,60
Oltre 4 e fino a 5 volte il TM901,26%2.413,613.017,00
Oltre 5 volte il TM751,05%3.017,01

Le simulazioni sull’aumento pensioni 2026

Ecco di seguito indicate in tabella una serie di simulazioni sugli aumenti mensili delle pensioni nel 2026:

Pensione mensile 2025% di rivalutazioneAumento mensile 2026Pensione mensile 2026
1.200,00 euro1,4016,80 euro1.216,80 euro
1.500,00 euro1,4021,00 euro1.521,00 euro
1.900,00 euro1,4026,60 euro1.926,60 euro
2.500,00 euro1,2631,50 euro2.531,50 euro
2.600,00 euro1,2632,76 euro2.632,76 euro
3.100,00 euro1,0532,55 euro3.132,55 euro
3.500,00 euro1,0536,75 euro3.536,75 euro

Come si vede dalla tabella, Per una pensione lorda di 1.200 euro al mese nel 2025, con una rivalutazione dell’1,4%, l’aumento nel 2026 è di 16,80 euro mensili, portando l’assegno a 1.216,80 euro al mese.​ Chi nel 2025 percepisce 1.500 euro lordi al mese vedrà nel 2026 un incremento mensile di 21 euro, arrivando così a una pensione di 1.521 euro.​
Una pensione di 1.900 euro mensili nel 2025, con la stessa percentuale di rivalutazione dell’1,4%, crescerà di 26,60 euro al mese, raggiungendo un importo di 1.926,60 euro nel 2026.​

Per chi percepisce 2.500 euro lordi al mese nel 2025, la rivalutazione applicata è dell’1,26%: l’aumento mensile è di 31,50 euro e la pensione salirà a 2.531,50 euro nel 2026.​ Su una pensione di 2.600 euro mensili, l’adeguamento dell’1,26% si traduce in un incremento di 32,76 euro al mese, per un importo complessivo che arriva a 2.632,76 euro.​

Nel caso di una pensione lorda di 3.100 euro al mese nel 2025, la rivalutazione ridotta all’1,05% produce un aumento mensile di 32,55 euro, che porta l’assegno a 3.132,55 euro nel 2026.​Un assegno pensionistico di 3.500 euro mensili nel 2025, rivalutato anch’esso dell’1,05%, crescerà invece di 36,75 euro al mese, arrivando a una pensione complessiva di 3.536,75 euro nel 2026.

Rivalutazione mai negativa

La percentuale di adeguamento delle pensioni, corrispondente alla variazione che si determina rapportando il valore medio dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, relativo all’anno precedente il mese di decorrenza dell’adeguamento, all’analogo valore medio relativo all’anno precedente non può comunque risultare inferiore a zero.

Incremento delle pensioni minime

Al fine di contrastare gli effetti negativi dell’inflazione, in via eccezionale, i trattamenti pensionistici lordi pari o inferiori al trattamento minimo INPS (euro 603,40 per il 2025) in pagamento per ciascuna delle mensilità da gennaio 2023 a dicembre 2026, sono aumentati:

  • Del 2,7% per l’anno 2024;
  • Del 2,2% per l’anno 2025;
  • Del 1,3% per l’anno 2026.

Ne consegue che nell’annualità corrente la pensione minima ha beneficiato di un aumento di 13,27 euro, portando la rata mensile a 616,67 euro.

L’incremento in questione, pur essendo fiscalmente imponibile al pari della somma ordinaria, non rileva tuttavia ai fini del superamento dei limiti reddituali previsti per il riconoscimento di tutte le prestazioni collegate al reddito.

La misura, è opportuno ricordarlo, spetta a fronte di un trattamento pensionistico mensile pari o inferiore alla pensione minima INPS.
Se la rata mensile è al tempo stesso:

  • Superiore all’importo minimo (603,40 euro);
  • Inferiore al limite minimo incrementato del 2,2% nel 2025 o del 1,3% nel 2026 (616,67 euro per l’annualità corrente);

l’incremento spetta comunque fino a concorrenza del limite maggiorato (616,67 euro).

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Ricordiamo comunque, che con la Legge di bilancio 2026 è previsto un aumento di 20 euro mensili della maggiorazione sociale riconosciuta ai pensionati con redditi più bassi.

La misura interessa tre categorie di beneficiari: i titolari di pensioni a carico dell’assicurazione generale obbligatoria, i percettori di assegno sociale e i titolari di pensione sociale.

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Foto copertina: istock/Cristian Storto Fotografia

Paolo Ballanti

Dopo la laurea in Consulente del Lavoro, conseguita all’Università di Bologna nel 2012, dal 2014 si occupa di consulenza giuslavoristica ed elaborazione buste paga presso un’associazione di categoria in Ravenna. Negli anni successivi alla laurea ha frequentato tre master: El…Continua a leggere

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