Qualora Obama mantenga il silenzio, il blocco delle forniture entrerà subito in vigore. La disposizione, per il momento, si è già rivelata inclemente: a Borsa chiusa, infatti, il titolo Apple ha immediatamente perso terreno in seguito all’annuncio. Immediata anche la reazione da parte dell’azienda californiana che in una nota ha dichiarato di essere “delusa” per il giudizio, pur ritenendo altamente improbabile che la manovra possa ripercuotersi negativamente sulla vendita dei prodotti Apple negli Stati Uniti. Apple ha poi annunciato che sarà presentato presto un appello contro la risoluzione dell’agenzia. Le conseguenze dell’atto, anche qualora il divieto imposto alle importazioni Apple dovesse concretamente realizzarsi, non dovrebbero arrecare all’azienda danni particolarmente rilevanti, ha scritto sulle pagine del New York Times Carolina Milanesi, analista di Gartner, esperta del mercato degli smartphone. La maggior parte degli iPhone venduti oggi, scrive Milanesi, sono iPhone 4S e iPhone 5, proprio quei modelli a cui l’interdizione non si estende.
Già in agosto il tribunale, durante la vicenda processuale, a carico di Apple, che è passata alla storia come la più rilevante nella storia della tecnologia globale, ha emesso verdetto favorevole, dando così ragione alla casa di Steve Jobs. Il giudice Lucy Koh ha inflitto ai danni della rivale Samsung una sanzione di 1.049.343.540 dollari, una cifra esorbitante, nonostante rappresentasse meno della metà dei 2,2 miliardi richiesti dai legali di Cupertino, facendo così infiammare le proteste degli avvocati coreani che hanno conseguentemente puntato il dito contro l’imparzialità della sentenza. Il risarcimento danni si poi ridotto a 600 milioni di dollari, mantenendo comunque alta la bandiera della vittoria per Cupertino. Samsung, in quell’occasione, è stato ritenuto colpevole di aver violato consapevolmente i brevetti Apple. Sono stati sei, infatti, i brevetti a non essere stati rispettati, e di questi almeno tre quelli “volontariamente” infranti dal colosso sudcoreano.
La giuria, nel vaglio dei sei brevetti applicati a decine di smartphone e tablet tra cui Captivate, Continuum, Droid Charge, Epic 4G, Fascinate, Galaxy Ace, Galaxy Prevail, Galaxy S, Exhibit, Infuse 4G, Mesmerize, Nexus S 4G, Gem, Galaxy Tab, Galaxy Tab 10.1, Replenish, e Vibrant, è così giunta alla condanna per Samsung, ritenuto responsabile di aver “copiato” il brevetto 381 sul cosiddetto “bounce back” in tutti i dispositivi segnalati da Apple. La disposizione di ieri, che interdice le importazioni Apple, dunque, riapre esplicitamente la disfida tra Apple e Samsung. Ambedue i colossi tecnologici, ognuno fermo nella propria posizione, hanno deciso di riportare la battaglia nelle aule dei tribunali. In Corea del Sud il sipario sulla querelle processuale è stato calato già la scorsa estate. L’esito? Un sostanziale pareggio, il processo si è difatti concluso con una doppia condanna. Diversi erano i pareri che, dalla stampa americana, prospettavano il raggiungimento di accordi extra-giudiziali; i buoni propositi, sempre se effettivamente buoni siano mai stati, si sono però tutti infelicemente inabissati. Ora, le due aziende continueranno a tenersi testa in Germania e in Australia. In realtà, tuttavia, la natura della diatriba, al di là dei clamori mediatici e delle cifre stellari, sembra destinata a rimanere marginale. Infatti, nonostante i due colossi (padroni, insieme, di oltre il 50% del mercato mondiale degli smartphon) concorrano produttivamente immettendo ogni anno nuovi modelli sul mercato, le cause nei tribunali sembrano voler unicamente convergere su quei prodotti che si attestano ai margini, o che sono già completamente esclusi, dalla piazza degli acquirenti.
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