Il concetto di trasparenza bussa insistentemente anche alla porta delle imprese. La società e i consumatori la richiedono all’esterno, i dipendenti all’interno.
Al di là delle dichiarazioni di principio, però, la concreta applicazione di metodi trasparenti dipende dalla cultura aziendale prevalente.
Le strutture ancorate a modelli di tipo gerarchico (per scelta o per necessità) hanno fondato il proprio funzionamento e il potere delle catene di comando proprio sulla detenzione delle informazioni.
Certo, si può sostenere che sia un atteggiamento anacronistico.
Oggi viviamo nella società dell’informazione e la diffusione di informazioni avviene in modi semplici, rapidi ed efficaci. Tuttavia la realtà aziendale appare molto variegata.
Abbiamo modo di osservare quotidianamente sia imprese ingessate che fanno della non trasparenza la propria filosofia sia agili start-up che fondano la propria cultura aziendale su limpidi rapporti e fanno della condivisione di successi e insuccessi insegnamenti per il proprio sviluppo.
Va da sé che la zona grigia tra questi due estremi sia molto ampia.
L’azienda media è caratterizzata da approcci tra loro contrastanti, sta in bilico tra queste due logiche.
Da una parte vuole connettersi — in accordo con lo spirito del tempo — alla massima trasparenza, dall’altra è zavorrata da significativi scetticismi.
La realtà è che la trasparenza fa paura.
L’azienda trasparente — come prima e necessaria condizione — è obbligata infatti a scoprire anche i propri errori. E deve scoprirli — come una mano di poker mal riuscita — di fronte a tutti i dipendenti.
La conseguenza diretta è la messa in discussione, quantomeno ideale, dei ruoli.
La trasparenza è una pratica costruttiva che però, se vista da opposta prospettiva, può significare perdita di credibilità.
Sul versante opposto, l’azienda non trasparente nasconde i propri errori, tende a giustificarli e a mascherarli in qualsiasi modo.
In questi casi i capi possono apparentemente dormire sonni tranquilli.
È evidente che un errore non conosciuto non esiste né agli occhi dell’impresa né a quelli dei colleghi; tuttavia gli effetti negativi di tale visibilità sono gravi con conseguenze sulla cultura aziendale, sulla collaborazione tra colleghi e su quella tra questi ultimi e i loro capi.
Se non ci scambiamo le esperienze, positive o negative che siano, aumenta la diffidenza, diventa difficile scoprire le aree di miglioramento e i punti di caduta dei processi; infine, si riduce la possibilità di mescolare le idee, primo passo per lo sviluppo di proposte e innovazione e, quindi, di far crescere l’azienda.
E allora domandiamoci: c’è una strada che preservi collaborazione e crescita senza obbligarci a immolare qualche volta il nostro ego sull’altare della trasparenza? Penso proprio di no.
Grazie!
Diritto all’oblio: responsabilità e risarcimento del danno
Attraverso i contributi della giurisprudenza nazionale ed europea, l’opera ricostruisce i contorni del diritto all’oblio e delle relative forme di tutela, responsabilità e risarcimento del danno.Di taglio pratico, il testo garantisce all’operatore i mezzi necessari per l’esercizio di un diritto di non ancora facile definizione, illustrando gli strumenti di tutela dei dati personali presenti in rete.Il volume è completato da un’appendice normativa, una ricca rassegna di giurisprudenza nazionale ed europea, dalla raccolta dei provvedimenti significativi del Garante per la protezione dei dati personali e da indicazioni operative su come cancellare i dati dall’indicizzazione automatica dei principali motori di ricerca.Andrea Sirotti GaudenziÈ avvocato e docente universitario. Patrocina davanti alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo e alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, innanzi alle quali ha ottenuto alcuni significativi provvedimenti. È chiamato a svolgere attività di insegnamento presso vari Atenei. Dirige il “Notiziario giuridico telematico” ed è responsabile di INFCON (Istituto Nazionale per la Formazione Continua), dell’ADISI di Lugano e di altri enti scientifici. È autore di numerosi volumi, tra cui “Il nuovo diritto d’autore”, “Trattato pratico del risarcimento del danno”, “Codice della proprietà industriale”. È presidente del Cesdet, Centro Studi di Diritto Europeo delle Telecomunicazioni. Collabora a diverse testate ed è editorialista della rivista “Guida al Diritto del Sole 24 Ore”.
Andrea Sirotti Gaudenzi | 2017 Maggioli Editore
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