Procedure selettive Agenzia delle entrate: verba volant, scripta non manent

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L’Agenzia delle Entrate riscrive l’antico detto così evitando sgradite sorprese. L’immissione nei ruoli di figure di elevato profilo è divenuta un mantra che si trascina ormai da troppo tempo.

Val bene ricordare che agli impieghi nelle PP. AA. si accede in via esclusiva mediante concorso, come stabilisce l’art.97 della Costituzione.

Ciò stante, ogni diverso modus procedendi si pone in aperto contrasto con il dettato costituzionale. A tanto si è esposta l’Agenzia delle Entrate avendo sottratto per lunga fiata le nomine dirigenziali alla disciplina di una norma imperativa e procedendo invece in base al discutibile ed opaco criterio dell’intuitu personae, quando non anche a nomine cosiddette”per unzione”.

Era inevitabile che ne derivasse un lungo e complesso iter contenzioso dinanzi alla giustizia amministrativa e da ultimo dinanzi alla Corte Costituzionale che ha chiuso ogni spazio di fuga, ribadendo che l’accesso nei ruoli delle PP. AA. non può avvenire se non per pubblico concorso, come da sentenza n.37/2015.

Lo stop imposto dal Giudice delle leggi non ha colto di sorpresa l’Agenzia delle Entrate che ben sapeva di essersi incamminata in un percorso accidentato e privo di sbocchi.

Ma è arrivata la risposta, suggestiva e rivoluzionaria. Non ci saranno prove scritte ed il sapere dell’esaminando sarà valutato mediante una”chiacchierata”cui seguirà una prova scritta di natura tecnico-professionale.

Poca roba, considerato che la parola e la penna sono su piani diversi e non può bastare il luogo comune secondo cui si scrive come si parla. Non è così.

Lo strafalcione detto può passare come “lapsus linguae”, mentre quello scritto non passa come “lapsus calami”, sia che riguardi l’aspetto concettuale, peggio ove attenga quello ortografico, senza dire che la trattazione di un argomento e la corretta concatenazione dei concetti richiedono profonda conoscenza delle materie oggetto delle prove scritte.

Detta in soldoni, la “trovata” dell’Agenzia delle Entrate, se pone al riparo dallo strascico di un ulteriore contenzioso, certamente è lesiva della dignità di una procedura concorsuale da cui scaturisce l’investitura di figure apicali di alto profilo in un settore delicatissimo dell’A.F.

E’ una palese forzatura, non la prima, e non sarà l’ultima, cui si aggiunge l’esclusione di concorrenti esterni e l’inclusione di quelli comandati in altre Amministrazioni Pubbliche.

Pietro Paolo Boiano

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