La gestione del lavoro nell’era dello Smart Working: il parere dell’esperto

Redazione 02/11/20
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A causa dell’attuale periodo in cui stiamo vivendo per l’emergenza Covid, quella della riorganizzazione del lavoro è stata, ed è da diversi mesi, una questione che tantissimi professionisti e aziende si sono ritrovati ad affrontare. Il lockdown ha imposto repentini cambiamenti e in un secondo tutti hanno iniziato ad utilizzare (e non sempre nella maniera più corretta) il termine di Smart Working. Sì, perché questo si basa su una concezione di lavoro agile che non riguarda solamente quello dello stare a casa.

Che cos’è lo smart working

Lo smart working si riferisce ad una diversa organizzazione del lavoro subordinato. Non si tratta solamente del lavoro che si svolge da casa ma di ripensare il lavoro in modo intelligente tagliando i vincoli che convenzionalmente si dedicano alla propria professione a riguardo di spazi e tempi. Chi lavora con questa nuova modalità, infatti, non è un solo un freelance o un lavoratore da remoto; lo smart worker è considerato come una nuova filosofia manageriale che si presume sia in grado di riorganizzare il tempo, gli spazi e gli strumenti per compiere le proprie mansioni. E’ un concetto che nasce dall’esigenza di lavorare in maniera più produttiva e, allo stesso tempo, conciliare la vita privata raggiungendo un equilibrio tra le due sfere.

C’è però ancora molta confusione tra quello che è il telelavoro e lo Smart working. Queste due forme si differenziano profondamente in termini di flessibilità e autonomia. Se nel primo caso, quello del Telelavoro, le regole sono abbastanza rigide e rispecchiano la medesima organizzazione presente sul luogo di lavoro come orari e tecnologie utilizzate. Lo Smart Working è una vera e propria forma contrattuale che prevede che il lavoratore scelga in maniera flessibile e autonoma i luoghi e gli orari di lavoro.

I vantaggi dello Smart Working

Lo Smart Working, nella giusta definizione del termine, è quindi un modello di organizzazione del lavoro che comporta notevoli vantaggi in termini di raggiungimento degli obiettivi e produttività, ma anche a riguardo di qualità della vita e del welfare. I benefici da parte delle aziende che lo attuano sono notevoli non sono a livello della produttività (che è stato stimato dall’Osservatorio Smart Working nella misura del 15% in più), ma anche a riguardo di riduzione di costi degli spazi fisici e un minore assenteismo del personale dipendente.

Secondo una recente ricerca condotta da Microsoft è risultato che la modalità di lavoro in smart working è passata dal 15% del 2019 al 77% dall’inizio del lockdown. Alcune grandi aziende, che già avevano adottato da diversi anni lo smart working, non hanno avuto difficoltà all’adozione di questa modalità di lavoro per la maggior parte dei propri dipendenti. Diverso è stato per le piccole imprese che considerano il lavoro agile, non come una efficace riorganizzazione del lavoro ma come risorsa da dover adottare solo temporaneamente. Uno dei motivi è per il fatto di non saper usare la tecnologia per smaterializzare il lavoro, ma anche per un problema di cultura, l’abitudine al controllo dei propri dipendenti con il timore che la resa non sia efficiente come in presenza.

Il parere dell’esperto Marco Fattizzo

Abbiamo chiesto un parere a Marco Fattizzo, esperto in materia e direttore del prestigioso Master in Risorse Umane online della Bianco Lavoro Academy: “Ho riflettuto diverse volte sul concetto di smart working, cercando di portare l’attenzione sulla necessità di adottare un diverso modello organizzativo aziendale e di introdurre e formare figure manageriali in grado di saperlo pianificare e monitorare. Lo smart working è un modello organizzativo che non si può adottare dall’oggi al domani ma va pianificato ed organizzato in sintonia con manager e dipendenti. Ma attenzione –  prosegue Fattizzo – questo va affrontato anche da un punto di vista normativo che definisce il rapporto di lavoro, perché oggi si ragiona ancora troppo in termini di ore di lavoro, ore di straordinario, ferie e troppo poco sui concetti davvero distintivi dello smart working, quali: obiettivi, performance, organizzazione flessibile del tempo e dei progetti. E’ difficile quindi applicare lo smart working senza prima definire questi punti chiave.”

Ma quali sono gli elementi chiave quindi per far funzionare bene lo smart working?

“Ci sono tre aspetti che possono attestare il buon funzionamento o il fallimento dello Smart Working in azienda – dichiara Marco Fattizzo – 1) La comunicazione. Riuscire a comunicare in maniera chiara ed efficace anche a distanza fa la differenza. 2) Gli strumenti di lavoro. Usare strumenti e software poco idonei ed “improvvisati” fa aumentare spropositatamente le ore di lavoro crea rallentamenti nel raggiungimento degli obietti prefissati. 3) L’organizzazione. Organizzare dei team composti da persone fisicamente distanti tra loro è molto più complesso che farlo in azienda. Su quest’ultimo punto stiamo lavorando molto nella Bianco Lavoro Academy, costruendo un vero e proprio percorso formativo per “Capo dello Smart Working”.

Redazione

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