Lo stato attuale delle imprese italiane tra crescita e trasformazione digitale

Redazione 25/02/20
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Nonostante i tempi duri, l’Italia che lavora continua a scommettere sulla sua capacità di produrre ricchezza. Il 2019 è stato un anno positivo che ha registrato la nascita di oltre 350.000 imprese, ma si è verificato anche un importante  turn over che riguarda settori d’impiego come quello manifatturiero, del commercio e dell’agricoltura ridimensionati a favore di nuovi sbocchi, tra cui il turismo. In questo quadro si inserisce il discorso relativo alla digitalizzazione delle imprese italiane, un processo che prosegue ancora al rilento e che ora necessita di un’accelerata.

Saldo di crescita positivo per le imprese italiane nel 2019

Per la precisione, stando ai dati raccolti da Unioncamere, le aziende che hanno aperto nel 2019 sono state 353.052, con una crescita di 5.000 unità rispetto al 2018. Quelle che sono state cancellate, invece, ammontano a 326.423 unità e, anche se la differenza fa registrare un saldo col segno più, comunque si tratta della cifra più bassa degli ultimi 5 anni. Infatti, rispetto al 2018, ci sono state 10.000 aziende in più che hanno chiuso i battenti. Ovviamente una parte delle defezioni sono dovute al cambiamento radicale del mercato, almeno per quello che riguarda alcuni settori nei quali la domanda scende.

A farne le spese è soprattutto il Commercio che perde 12.264 imprese, insieme all’Agricoltura con 7.432 aziende in meno, e il Manufatturiero che fa segnare un -4.107. Anche l’Artigianato chiude l’anno con un segno negativo, ma le iscrizioni al Registro delle nuove imprese tornano ad aumentare.

Per fortuna però ci sono settori che crescono e aumentano i numeri delle nuove attività. Si tratta del Turismo, con Alloggio e Ristorazione in testa all’intero reparto grazie alle 8.211 nuove imprese, insieme alle Attività professionali con un +6.663, i Servizi alle imprese con +6.319, le Attività immobiliari con +4.663 e infine l’Edile con +3.258.

La trasformazione digitale tra opportunità e sfide

Il mercato che si trasforma richiede anche alle imprese la capacità di innovarsi, soprattutto per quello che riguarda il digitale. Infatti, se dai dati dell’indagine condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI risulta che quasi il 90% degli imprenditori è cosciente dell’importanza dell’innovazione e del digitale, in pratica gli investimenti che le aziende fanno per adeguarsi sono ancora troppo bassi.

Per fortuna oggi sono sempre di più le imprese che decidono di affidare le attività digitali in outsourcing, assegnando a una risorsa interna, che sia un responsabile IT o un Innovation manager, la gestione dei progetti di innovazione. Si tratta di prodotti professionali, realizzati da altre aziende fornitrici specializzate in servizi di vario tipo. Per verificare l’affidabilità di queste realtà, è preferibile raccogliere quante più informazioni commerciali possibili su un portale come iCRIBIS, che offre dati ufficiali sulle aziende molto utili per diverse finalità.

La principale sfida che ora si pone alle imprese coinvolte in processi di digitalizzazione è di riuscire a integrare le nuove attività con quelle vecchie al fine di migliorare i propri prodotti e/o servizi a beneficio dei clienti. Tuttavia si pone spesso il problema della gestione di un tale processo, anche considerando che gli investimenti in innovazione e sviluppo risultano alquanto marginali.

Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che il digitale è un settore in rapido cambiamento, si evolve continuamente, e le aziende non riescono a stare al passo. Infine, spesso e volentieri mancano le risorse interne da indirizzare verso la trasformazione digitale e, anche per questo, si è portati a rivolgersi a ditte fornitrici esterne.

Nel prossimo futuro si prevede, secondo quanto dipinto dal Connectivity Benchmark Report 2020, che 3 aziende su 4 avranno un impatto negativo sul fatturato se non si adegueranno al più presto.

Redazione

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