Emergenza Coronavirus, parla l’esperto Pasini: “l’Italia è pronta”. Il punto su rischio globale, cure, misure adottate

Quanto è grave il rischio di pandemia globale? Come avviene il contagio? Esiste una cura efficace? Il panico è giustificato? L’Italia è pronta ad affrontare l’emergenza? Facciamo il punto con l’esperto di sanità internazionale Walter Pasini

Chiara Arroi 12/02/20
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Decine di migliaia di contagi (più di 40 mila confermati), un epicentro rintracciato nella città di Wuhan (Cina centrale), l’epidemia che si diffonde a livello internazionale a causa soprattutto di viaggi e spostamenti. Unità sanitarie attivate in tutto il mondo e notizie che si rimpallano quotidianamente su notiziari e telegiornali: la comunità mondiale è alle prese con la nuova emergenza sanitaria del Coronavirus Covid-19. Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus parla di un possibile vaccino pronto in 18 mesi.

L’Italia si è attivata da subito, proclamando un’emergenza di 6 mesi per affrontare l’epidemia. Lo sta facendo con controlli sanitari negli aeroporti, unità mediche attivate, una circolare del Ministero della salute che invita bambini e ragazzi di rientro dalla Cina ad assentarsi in modo giustificato da scuola.

“L’Italia è pronta” assicura Walter Pasini, esperto di sanità internazionale e Travel Medicine, e autore dell’E-bookCORONAVIRUS Covid-19. Cosa sappiamo e come comportarci. Con l’autore ricostruiamo da dove nasce l’emergenza, l’epicentro del virus e le possibilità di diffusione a livello mondiale. Cerchiamo di capire come avviene il contagio, quali pericoli corrono la comunità mondiale e i cittadini italiani, come si sta attivando l’Italia, come comportarsi per affrontare questa nuova emergenza limitando panico e terrore, senza sottovalutare comunque il pericolo.

  1. Dott. Pasini, quanto è grave l’emergenza Coronavirus? Può davvero diventare epidemia mondiale?

L’ epidemia è sicuramente grave nel senso che ha una rapida diffusione. Il contagio avviene abbastanza facilmente da persona a persona.  La malattia dovuta al nuovo coronavirus può evolvere verso una polmonite virale infiltrativa che può portare a morte. L’epidemia partita dalla città di Wuhan si è estesa a tutta la provincia dell’Hubei e in molte altre città della Cina. D’altra parte, a quanto si sa, molte centinaia di migliaia di persone sono state lasciate partire da Wuhan prima della segnalazione all’OMS dell’epidemia, avvenuta solo il 31 dicembre 2019. Non si può dire con certezza se diventerà o meno pandemia, se in altre parole dalla Cina l’infezione da 2019-CoV raggiungerà tutti i paesi del mondo, divenendo appunto “pandemia”. Ciò dipenderà da quanto risulteranno efficaci le misure adottate dalla Cina per limitare la diffusione del contagio (blocco del traffico ferroviario, di bus, metropolitane, cordoni sanitari, sequestri domiciliari, isolamento dei malati in specifiche strutture) e da quanto l’epidemia sarà in grado di diffondersi in altri paesi, specie in quelle africani, privi per ora di possibilità di far diagnosi di laboratorio e meno organizzati sul piano sanitario.

  1. C’è davvero il rischio che il virus arrivi in maniera incontrollata in Europa e in Italia?

Esiste certo questo rischio, ma va detto che l’Italia ha assunto per ora tutte le misure necessarie per evitare questa possibilità. Fin da subito ha preso con termoscanner la temperatura corporea a tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e da qualche tempo a tutti i passeggeri in generale che arrivano a Roma o Milano, decuplicando il numero di medici e di altro personale sanitario. Gli aeroporti sono i luoghi che devono essere presidiati con la massima attenzione, perché è da lì che può diffondersi il contagio. L’Italia è stato uno dei primi paesi a bloccare i voli da e per la Cina, provvedimento di fondamentale importanza. L’Italia dispone di due centri di eccellenza per l’isolamento e la cura dei malati (lo Spallanzani di Roma e il Sacco di Milano). L’Italia dispone di una rete di ASL con servizi di igiene pubblica in grado di effettuare la sorveglianza epidemiologica di eventuali nuovi casi. Gli italiani devono esser consapevoli che la sanità pubblica del nostro Paese è di ottima qualità. Anche i servizi sanitari di paesi come la Germania, la Francia, il Regno Unito sono molto efficienti.

  1. Come distinguere una normale influenza dal coronavirus? Come si arriva alla diagnosi?

I pazienti affetti dal 2019-nCov sviluppano una malattia respiratoria di media o grave entità i cui sintomi più comuni sono febbre, tosse, difficoltà respiratoria. La sintomatologia non è quindi specifica e non è distinguibile dalla sintomatologia influenzale. La diagnosi si fa con l’anamnesi. La persona che manifesta quei sintomi è arrivata in Italia dalla provincia di Wuhan o in generale dalla Cina? È stata in contatto con persone che provenivano da quelle zone? Una persona che manifesti quei sintomi in Italia ha nella situazione epidemiologica attuale il 99,9 % di probabilità di avere un’infezione respiratoria diversa da quella provocata dal 2019-Cov.

  1. Come avviene il contagio?

Il virus emerso probabilmente da una fonte animale si diffonde da persona a persona. Il contagio avviene per via respiratoria attraverso le goccioline del respiro che si producono con la tosse o gli starnuti. Al momento non è chiaro con quanta la facilità avvenga il contagio, quanto duri esattamente l’incubazione, per quanto tempo il nuovo coronavirus rimanga nelle superfici contaminate.

  1. Una cura efficace contro questo virus è già stata individuata e condivisa a livello internazionale? Un vaccino?

No, al momento non è stata individuata alcuna cura specifica, alcun farmaco di cui si sia certi dell’efficacia. I tempi per la realizzazione di un vaccino non sono brevi. Prima di esser messo in vendita, un nuovo vaccino deve superare rigorose prove epidemiologiche che ne attestino la sicurezza e poi l’efficacia. Va detto che nel mondo si sta producendo un grande sforzo a livello internazionale per avere farmaci efficaci e per produrre un vaccino, ma i tempi non saranno brevi. Si può prendere quindi che l’epidemia si diffonda rapidamente e che dovremo avvalerci degli stessi di contenimento utilizzati in passato per far fronte alle grandi epidemie del passato (peste, vaiolo, tifo petecchiale, colera).

  1. La nuova circolare del Ministero invita bambini e ragazzi che siano stati nelle zone della Cina interessate dall’epidemia, nei 14 giorni precedenti il rientro in Italia a una “permanenza volontaria fiduciaria a casa”, assicurando che questo periodo sarà contato come assenza giustificata. Si sta scatenando il panico o sono precauzioni dovute in un momento come questo?

La nuova circolare del Ministero è corretta. Invita i cittadini di origine cinese ad effettuare un periodo di quarantena, senza imporlo per non discriminare la popolazione cinese. Non mi avrebbe sorpreso neanche se quella circolare fosse stata più restrittiva, se cioè quell’invito fosse stata un’imposizione. La tutela della sanità pubblica deve avere la priorità rispetto ad ogni altra considerazione. In tempi di epidemia e nelle fondamentali fasi che la precedono, le misure di sanità pubblica devono esser fatte rispettare, se hanno una valida motivazione.

  1. C’è rischio che non arrivino a noi sufficienti e chiare informazioni dalle autorità cinesi o c’è massima trasparenza a riguardo?

È difficile dirlo. Mi sembra che la Cina stia affrontando una difficile situazione e che il numero reale di casi e di morti sia nettamente superiore a quelli ufficiali, forse non per malafede, ma semplicemente perché i sistemi di sorveglianza epidemiologica siano andati in tilt. Nel 2002, però la Cina aveva nascosto deliberatamente per molti mesi l’epidemia di Sars, sempre provocata da un coronavirus e quel ritardo di comunicazione mise in pericolo la salute globale.

  1. L’emergenza ha generato purtroppo episodi di intolleranza e razzismo nel nostro Paese. Oltre quindi alla minaccia sanitaria potrebbe esserci un’emergenza sociale?

L’intolleranza e il razzismo sono assolutamente intollerabili. La popolazione cinese non ha alcuna colpa per quanto accaduto. Nelle situazioni di emergenza, è fondamentale che si affermino valori sociali, come la fratellanza tra i popoli, la solidarietà, l’alleanza per far fronte al nemico comune. La storia ci insegna che anche in passato questi fenomeni si siano presentati. Basti pensare alla caccia agli “untori”, persone innocenti cui si attribuiva la responsabilità dell’epidemia e che venivano per questo torturati e uccisi. Non erano solo persone, ma anche gruppi etnici. Gli ebrei furono ad esempio il popolo cui venne attribuito ingiustamente nei secoli passati la colpa di epidemie.

  1. L’Italia è pronta a gestire una eventuale diffusione di epidemia Coronavirus?

Si. l’Italia è pronta ed i cittadini devono avere fiducia nello Stato. Il governo ha decretato un’emergenza che durerà per sei mesi. Ha nominato un commissario straordinario, ha attivato la Protezione civile, l’esercito. Ha creato una task force al Ministero della salute. Ha un’ottima rete di servizi di igiene pubblica territoriali, ha un’ottima cultura in materia di Igiene e sanità Pubblica, ha una rete capillare di reparti di infettivologia negli ospedali provinciali. Ha un piano di intervento che le consentirà di non improvvisare nulla in caso dovesse verificarsi un’emergenza.

  1. Panico e paura stanno mettendo in difficoltà le attività commerciali e di ristorazione delle comunità asiatiche, che lamentano cali di fatturato e clienti che hanno abbandonato locali e ristoranti. Tutto ciò ha senso?

Non si può impedire alle persone di avere paura, però le persone devono essere correttamente informate, facendo ricorso ad esperti che hanno dedicato la vita ad affrontare queste problematiche: primi fra tutti epidemiologi ed infettivologi.

Per saperne di più sull’emergenza Coronavirus ecco l’E-book:

CORONAVIRUS COVID-19

La storia ci insegna che da sempre le società umane combattono, ciclicamente, la loro guerra contro le epidemie, questo nemico astuto, insidioso, implacabile, e soprattutto, privo di emozioni e scrupoli. Eppure, le società umane hanno sempre vinto. Oggi il progresso scientifico e tecnologico sembra librarsi ad altezze vertiginose. Ma, nella guerra contro le epidemie, le armi dell’umanità sono e saranno probabilmente le stesse di quelle che avevamo a disposizione quando questo inarrestabile progresso aveva appena cominciato a svilupparsi, come nel XV secolo della Repubblica di Venezia, nell’800, nei primi anni del ’900. Oggi, è vero, la comunità internazionale può contare su un’incrementata capacità di sorveglianza epidemiologica, su una solida esperienza nella collaborazione tra Stati, su laboratori in grado di identificare i virus e fare diagnosi, su conoscenze scientifiche in continuo progresso, su servizi sanitari sempre migliori, su agenzie internazionali come l’OMS, l’ISS italiano e il CDC americano. Ma oltre alle conoscenze, ai vaccini e ai farmaci, all’organizzazione dei servizi sanitari, per affrontare con successo le epidemie è molto importante il senso di appartenenza alla comunità, la solidarietà sociale e l’aiuto reciproco fra persone. Di fronte ad una minaccia sanitaria, la fiducia nello Stato e nelle scelte delle autorità sanitarie, la consapevolezza del rischio e la solidarietà umana possono aver la meglio sull’ignoranza, l’irrazionalità, il panico, la fuga e il prevalere dell’egoismo che in tutti gli eventi epidemici della storia hanno avuto grande rilevanza.     Walter Pasiniè un esperto di sanità internazionale e di Travel Medicine. Ha diretto dal 1988 al 2008 il primo Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Travel Medicine.

Walter Pasini | 2020 Maggioli Editore

9.90 €  8.42 €

Chiara Arroi

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