Opzione donna 2019 confermata: requisiti, domanda e novità

Chiara Arroi 10/01/19
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Tra tutte le novità in tema Pensioni che la nuova Legge di bilancio sta per introdurre, mediante i decreti attuativi attesi in questi giorni, per i cittadini italiani stanchi di lavorare, c’è anche Opzione Donna 2019. È infatti ufficiale: la sua proroga è stata inserita nella Manovra e nella prima bozza di decreto attuativo circolante in questi giorni.

Il decreto in questione è quello che si occupa di definire le modalità di attuazione delle due misure bandiera di Movimento 5 stelle e Lega: reddito di cittadinanza e quota 100. La Legge di bilancio specifica infatti solo i fondi messi a disposizione, ma null’altro.

La misura è stata inserita in un più ampio quadro che il Governo ha dipinto sul tema pensioni, con l’obiettivo di un superamento della Legge Fornero e di un suo graduale ma inesorabile smantellamento. Quota 100 ne è il primo risultato.

In questo quadro quindi, con l’approvazione della Legge di bilancio 2019 targata Lega-5Stelle, l’anticipo pensionistico pensato per le donne – Opzione donna – sarà riconfermato e la misura verrà prorogata anche nel 2019.

Tutte le novità sulle Pensioni 

Per capire le modalità effettive con cui verrà prorogata occorre attendere la pubblicazione dei decreti attuativi, corredati alla Legge di bilancio, dove saranno inseriti i dettagli veri e propri.

Vediamo ora qualche dettaglio in più, sbirciando dalla bozza di decreto.

Opzione donna 2019: cosa prevede

Si tratta di un regime agevolato pensionistico introdotto Legge 243 del 2004 (Legge Maroni) in via sperimentale, per consentire ad alcune tipologie di lavoratrici donne del settore pubblico e privato di anticipare l’età di uscita dal lavoro di qualche anno, a patto di accettare un assegno pensionistico interamente calcolato secondo il sistema contributivo: una decurtazione di circa il 20-25 per cento dall’assegno.

La riforma Fornero del 2011 aveva poi confermato l’Opzione fino al 31 Dicembre 2015 e dopo ancora un’altra riconferma dalla legge di bilancio 2017.

Opzione donna: i requisiti precedenti

La possibilità di optare per il regime sperimentale era riconosciuta nel 2018 a tutte le lavoratrici iscritte alla previdenza pubblica obbligatoria (dipendenti del settore privato; pubblico impiego e lavoratrici autonome) in possesso di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995. A seguito delle modifiche apportate dall’articolo 1, comma 281 della legge 208/2015 e dall’articolo 1, co. 222 della legge 232/2016 possono esercitare l’opzione le lavoratrici dipendenti in possesso di:

  • 57 anni di età per le dipendenti e 58 per le autonome, e
  • 35 anni di contributi

Con la proroga al 2019 della misura la platea è stata in pratica alzata di un anno l’età per andare in pensione con questa Opzione.

Opzione donna 2019: le novità in arrivo

Il decreto attuativo (che oltre al reddito di cittadinanza contiene anche il pacchetto pensioni) prevede uno specifico articolo focalizzato sulla proroga di Opzione donna: l’articolo 16, dove viene chiarito che il diritto al trattamento pensionistico anticipato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo previste dal decreto legislativo 30 aprile 1997 n.180, è riconosciuto nei confronti delle lavoratrici dipendenti nate entro il 31 dicembre 1959, e delle lavoratici autonome nate entro il 31 dicembre 1958, le quali abbiano maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni.

In sostanza quindi i requisiti previsti per il 2019 sono questi

Ribadiamo che i nuovi requisiti sono:

  • lavoratrici dipendenti nate entro il 31 dicembre 1959
  • lavoratici autonome nate entro il 31 dicembre 1958
  • maturazione di 35 anni di contributi o più, al 31 dicembre 2018.

L’età è stata alzata di un anno rispetto al 2018.

Opzione donna o Quota 100: cosa conviene

In realtà Opzione donna è pensata dal Governo per tutte quelle lavoratrici che non riescono (con i requisiti maturati) ad accedere a Quota 100. È dunque una valida alternativa, una possibilità in più.

È bene però ricordare che l’assegno pensionistico percepito sarà di importo inferiore rispetto a una normale pensione, perché si basa sul sistema di calcolo contributivo, e i contributi versati per chi va in pensione anticipata sono meno. Il taglio dell’assegno può arrivare al 20-30 per cento.

Chiara Arroi

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