Condominio: la Cassazione condanna fritture e sughi!

Redazione 07/04/17
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Cambia la società e cambiano i reati. Come sappiamo, il diritto penale nasce e cresce sulla scorta di ciò che la società inizia a ritenere nel tempo come antigiuridico, lesivo di un diritto individuale o collettivo. Così, infatti, come d’ora in poi il reato di diffamazione potrà integrarsi anche su Facebook o altre social community, allo stesso modo quello di getto pericoloso di cose inizierà ad includere anche il lancio virtuale di odori culinari, minacciose del diritto a non essere invasi da fetori altrui. Oh Tempora! Oh Mores! direbbe il nostro Cicerone.

Vi sembrerà privo di senso e lucidità quanto appena detto; eppure c’è una fresca sentenza della Corte di Cassazione a confermare il tutto.

Odore di fritture e Sugo nel Condominio: quando è reato?

Con la sentenza n. 14467/2017, depositata il 24 marzo scorso, la Corte di legittimità, ha riconosciuto la condannabilità di chi emetta rumori e odori molesti, invadendo la sfera privata di altri soggetti, in particolare, di condomini. Fortunatamente, nel caso di specie si è evitata una sentenza di condanna a causa dell’intercorsa prescrizione del reato, ma, attenzione, la decisione farà giurisprudenza.

La fattispecie criminosa cui è stato ricondotto il comportamento casalingo incriminato, è quella prevista all’art. 674 del codice penale, rubricata come “Getto pericoloso di cose”, secondo la quale:

Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti, è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a duecentosei euro”.

In effetti, è emerso dalle deposizioni di alcuni testimoni, che quando gli imputati cucinavano, oltre ai rumori prodotti dall’uso degli elettrodomestici “s’impregna l’appartamento dell’odore…del sugo, fritti eccetera, mi pareva di avere la cucina loro in casa mia”. Ma niente paura. In assenza di problemi tecnici agli strumenti pertinenti il proprio appartamento o il condominio, è quasi impossibile che la mera buona cucina comporti gli estremi per ricorrere alla macchina giudiziaria.

Amore per la Cucina Ricca: come evitare una condanna?

Si dà il caso, infatti, che nella circostanza portata all’attenzione della Suprema Corte vi fosse un’anomalia nella canna fumaria dell’abitazione, che presentava una fessurazione verticale: quest’ultima, in particolare, avrebbe comportato una propagazione degli odori di sugo e fritture inaccettabile.

Nella sentenza, è stato poi specificato che “si deve avere riguardo, condizione nella specie sussistente, al criterio della normale tollerabilità di cui all’art. 844 c.c. (Sez. 3, n. 34896 del 14/07/2011, Ferrara, Rv. 250868), che comunque costituisce un referente normativo, per il cui accertamento non è necessario disporre perizia tecnica, potendo il giudice fondare il suo convincimento, come avvenuto nel caso di specie, su elementi probatori di diversa natura e dunque sulle dichiarazioni delle persone offese e del tecnico di loro fiducia”.

Sulla base di ciò, la maggior parte di noi pare possa dormire sonni tranquilli e soprattutto cucinare e mangiare serenamente. Ecco, magari, iniziamo fin d’ora a tenere quegli accorgimenti che un domani potrebbero costarci persino una condanna in sede penale.

Redazione

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