Intervista esclusiva a Marco Travaglio. Referendum, Mattarella e Donald Trump

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È ormai evidente che il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre sarà il bivio non solo della legislatura, ma probabilmente di questa stagione politica, che non si è capito se possiamo ribattezzare “Terza Repubblica” oppure la lunga coda velenosa della Seconda. Sull’assoluta importanza della consultazione è quantomai convinto Marco Travaglio, il giornalista più noto e discusso d’Italia, fin dai tempi in cui divenne il vero e proprio alter ego di Silvio Berlusconi, mettendone in luce più di ogni altro processi, malefatte e rapporti ben poco raccomandabili.

Oggi, però, al potere c’è Matteo Renzi, ma l’ardore con cui il direttore del Fatto Quotidiano si batte per demolire la riforma costituzionale che ci apprestiamo a votare è animato dallo stesso fuoco che da vent’anni lo vede in prima linea.

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Una passione civile immutata, che lo sta portando in queste settimane nei teatri d’Italia con un recital di nome “Perché NO – Tutte le bugie del referenzum” insieme all’attrice Giorgia Salari, che impersona Maria Elena Boschi in un confronto sui generis con il popolare giornalista. Pezzo per pezzo, nel dialogo immaginario vengono smontate tutte le argomentazioni a sostegno del Sì, chiarendo di riflesso le posizioni di segno opposto, colpite da un oscurantismo evidente nei media principali. Una battaglia che si annuncia, comunque, lunga ed estenuante: i sondaggi, molto altalenanti, danno infatti grande incertezza sull’esito del voto.

Ecco l’intervista che Marco Travaglio ci ha concesso in esclusiva.

Stando alle rilevazioni, gli indecisi rappresentano ancora il partito di maggioranza. Cosa direbbe a chi non ha ancora scelto, per convincerlo a votare No?

Sicuramente, gli direi se vuole scegliersi i senatori o se vuole lasciarli nominare dai consigli regionali, cioè dalla peggiore casta che esista in Italia, con 109 inquisiti in 20 consigli. Dato che con questa riforma i senatori non ce li fanno più scegliere e non ci daranno più la scheda per il Senato, credo che il cittadino vorrebbe avere voce in capitolo per mandare in Parlamento chi va a fare le leggi, invece di farlo scegliere a consiglieri regionali che non sono mai stati eletti per scegliere i senatori.

Dopodiché vorrei chiedere se hanno voglia di vedere dare l’immunità parlamentare a sindaci e consiglieri regionali solo perché diventano senatori. Poi gli chiederei se gli piace l’idea che il loro sindaco venga eletto senatore, anzi nominato senatore, e quindi divida il suo tempo per il lavoro che fa per la città e il lavoro che fa in Senato, facendo male praticamente tutti e due i mestieri.

E poi gli chiederei di riflettere sul fatto che oggi per presentare una legge di iniziativa popolare servono 50mila firme e questi presunti democratici impongono di triplicare il numero di firme necessarie, da 50 a 150mila. Insomma, gli chiederei se non gli viene il sospetto che questi vogliano instaurare un regime sempre più verticale, sempre meno orizzontale e sempre più incostituzionale, che taglia fuori sempre di più i cittadini e dà tutto il potere ai partiti, che poi ci raccontano pure di combattere la casta.

Riguardo la figura di Mattarella, invece? Crede che stia troppo sulle retrovie o stia in qualche modo influendo, ad esempio sul rinvio dell’Italicum in Corte costituzionale, di cui faceva parte prima di salire al Colle?

Se il Presidente della Repubblica avesse voce e un minimo di senso della sua funzione sarebbe già intervenuto un sacco di volte per bloccare questa deriva, invece vedo che ha addirittura paura di andare a votare quando il premier non vuole che si vada. Al referendum sulle trivelle Mattarella è andato a votare alle otto e mezza di sera, per non essere ripreso dai telegiornali, di nascosto, quasi vergognandosi, mentre dovrebbe andare a votare come tutti i suoi predecessori di primo mattino per dare l’esempio. Questo la dice lunga sul fatto che purtroppo dopo aver avuto un presidente interventista all’inverosimile, ora abbiamo un presidente assenteista, un Presidente che salvo qualche taglio di nastro, non c’è.

E questo aspetto potrebbe peggiorare con l’approvazione della riforma?

Certamente, la riforma dà doppi poteri al governo, e alla sua maggioranza, toglie poteri a chi dovrebbe controllarli i governi, compreso il Presidente della Repubblica che non potrà più sciogliere il Senato. Sulla carta potrà ancora sciogliere la Camera, ma di fatto la Camera sarà sciolta dal presidente del Consiglio, perché essendo lui il padrone unico della maggioranza, deciderà lui per la vita e per la morte della legislatura.

Secondo lei, alla fine Bersani e la minoranza del Pd come voteranno?

Non lo so, mi sono stufato di seguire le evoluzioni di Bersani. È tanto simpatico ma a due mesi dal voto non può permettersi di traccheggiare e lanciare penultimatum, del tipo “se cambiate l’Italicum…” Ma non l’ha ancora capito che l’Italicum non lo cambiano? E che comunque questa riforma è pericolosa e dannosa indipendentemente dall’Italicum? Non si può mercanteggiare la Costituzione, che rimane nei decenni, con una legge elettorale che può sempre essere cambiata con maggioranza semplice. È assurdo il presupposto di Bersani, mi mette molta tristezza perché così facendo legittima Renzi a dire “Ma guardate i miei rivali interni? Ma vi potete fidare di loro?”

Ultima domanda che esula dal referendum. Tra un mese un “Berlusconi” americano potrebbe diventare presidente. Cosa pensa di Donald Trump?

Se il candidato avversario non fosse la Clinton non ci sarebbe nessun rischio. Il problema è che gli americani sono sfortunati in questa tornata: hanno un sistema che può produrre gli Obama e che poi otto anni dopo può produrre due super mediocri come Trump, che è pure pericoloso, e la Clinton che è insopportabile. Ho visto il dibattito dell’altra notte e devo dire che mi sono riconciliato con la nostra classe politica. Io non ho mai visto due “seghe” come quei due lì, manco la Picierno e l’ultimo dei leghisti sarebbero riusciti a essere così deludenti, così generici, così vacui come Clinton e Trump. E l’idea che si stiano contendendo la Casa Bianca la dice lunga sul fatto che ogni tanto le democrazie evidenziano purtroppo dei difetti che danno ragione a quello che diceva Churchill, cioé che “la democrazia è il peggiore dei sistemi, esclusi tutti gli altri”.

Francesco Maltoni

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