Citroen DS5, arriva l’erede della Dea

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Design personalissimo, interni strani: per l’assalto al settore delle ammiraglie il brand di lusso del Gruppo Psa punta ad una strada diversa. Con risultati davvero interessanti

di VINCENZO BORGOMEO per repubblica.it

 

“L’attacco migliore è quello che non fa capire dove difendersi. La difesa migliore è quella che non fa capire dove attaccare”: alla Ds hanno fatto di sicuro tesoro del credo di Sun Tzu che nel suo bestseller “L’arte della guerra” sintetizza le migliori strategie belliche. E già perché davanti alla nuova DS 5, l’ammiraglia che ha inaugurato la nuova identità indipendente del marchio, si rimane davvero spiazzati. La macchina infatti propone un mix unico di design, raffinatezza e attenzione ai dettagli e scelte tecnologiche “high tech” impossibili trovare su altre macchine.

LO SPECIALE DS 5

I sedili hanno le finiture come quelle di un bracciale, con la pelle intrecciata in modo longitudinale, la forma del padiglione è da vera coupé, ma poi ci sono cinque porte. Il lunotto posteriore è più piccolo di quello di una 911 e il tergilavalunotto è più corto del tergi di una E-Type ma il doppio tergicristallo è gigantesco. E non basta ancora: il volante è praticamente tagliato a metà come sulle F1, mentre la consolle centrale ha i pulsanti mascherati da puri elementi di design. Ovunque si guardi nella DS 5 si scoprono cose che “abitano” solo qui. Anche quando si la vista si sposta verso l’alto: ci sono quattro (quattro!) tendine che coprono altrettante porzioni del tetto in cristallo, mentre al centro del “cielo” campeggia una grande consolle centrale per regolare l’Head Up Display, le coperture del tetto e le luci. Roba da Jet…

Nuova DS5, arriva l’erede della Dea

Insomma, visto che ormai Bmw e Mercedes non si possono più battere sul fronte delle ammiraglie (con la  loro super tecnologia sarebbe una guerra persa in partenza), DS sceglie la strada di spiazzare, di sorprendere, di rilanciare con cose mai viste. Torniamo alla teoria di Sun Tzu ma anche agli elementi di “grandeur” che fecero la fortuna della prima DS. A quella voglia tutta francese di rimanere sul tetto del mondo ma senza seguire strade già tracciate da altri.

Redazione MotoriOggi

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