Omicidio stradale: si rischia il carcere solo per un errore?

Redazione 31/10/15
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Dopo l’approvazione della Camera, giovedì scorso, al nuovo reato di omicidio stradale, ora che si attende soltanto il via libera del Senato, sono diverse e contraddittorie le reazioni sollevate dalle associazioni impegnate sul fronte della sicurezza stradale. La nuova disposizione risponde alla necessità di rendere più severe le pene per i pirati della strada che provocano gravi incidenti causando vittime. L’obiezione più diffusa, tuttavia, recrimina alla nuova norma il rischio di mandare in carcere qualsiasi guidatore che commette un’infrazione.

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In realtà non è quello che prevede la nuova disposizione normativa che, sì, appesantisce le sanzioni ma limitatamente ai casi più gravi; sono infatti altrettanto numerose, al pari di chi contesta la norma, le associazione che invece pretendono una severità penale persino maggiore. In merito alle casistiche più gravi è unanime il giudizio che giustifica la previsione di pene più severe. In questi casi, senza considerare la graduazione che è molto ampia e senza valutare eventuali aggravanti o attenuanti intervenenti, la pena può variare da 5 fino a 18 anni di reclusione.

In questo modo si elimina il rischio di ricadere nella soglia dei 2 anni (per la quale può scattare la sospensione condizionale della pena) e così evitare di lasciare fuori dal carcere gran parte degli eventuali responsabili di incidenti mortali, così come invece è avvenuto nel corso degli ultimi anni. Secondo la nuova disposizione, si può ottenere il dimezzamento della pena prevista, vale a dire 2 anni e mezzo, soltanto nei casi in cui si delinea un concorso di colpa da parte della vittima.

Le obiezioni, invece, si riferiscono all’avvenuto inserimento tra le infrazioni ritenute più gravi di altre che non sempre risultano tali, quali quelle su velocità e sorpasso con striscia continua. In maniera poi diametralmente opposta, fanno notare i più critici, risultano in alcuni casi troppo miti le pene previste per il reato, sempre introdotto dal ddl, di lesioni personali stradali per le quali il minimo fissato è di soli 3 mesi, nonostante nelle circostanze più gravi la reclusione possa arrivare fino a 7 anni.

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L’Associazione italiana familiari vittime della strada (Aifvs) ha, inoltre, fatto notare che, quando si delinea concorso di colpa della vittima, la discrezionalità del giudice, chiamato a decidere la pena entro il limite massimo e minimo prevosti dalla legge, risulti eccessivamente limitata. Infine, anche sulle carenze investigative che spesso rilevano l’impreparazione delle Forze dell’Ordine nell’eseguire adeguate perizie in caso di incidenti gravi, si concentrano molte perplessità.

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