Spending review? Nooooooooooo!!!!! In Italia, spending di più!

Giuseppe Vella 03/06/14
Scarica PDF Stampa
Prima di leggere questo scritto siete pregati di leggere il link che segue:

http://www.corrierecomunicazioni.it/pa-digitale/27619_spc-la-gara-consip-al-rush-finale.htm

 

Se avete avuto la pazienza di leggere l’articolo che vi abbiamo proposto e, non essendo tecnici del settore, non avete capito molto, cercheremo di affidarvi qualche considerazione più semplice.

Sembra, da non addetti ai lavori l’uso del condizionale è d’obbligo, che la Consip, società per azioni pubblica e l’Agenzia per l’Italia Digitale, hanno da spendere, per il biennio 2013-2014, 10 miliardi di euro dell’agenda digitale con l’obiettivo di contribuire ad abbattere il digital divide della Pubblica Amministrazione.

Con un bando, partito alla fine di novembre, invitano, per la modica spesa di 2,4 miliardi di euro, vari operatori ICT a formulare offerte per la connettività e la sicurezza dei sistemi informativi della pubblica amministrazione.

La gara riguarda la fornitura di servizi di trasporto dati in protocollo Ip, servizi di sicurezza, servizi di comunicazione.  Diciamo una internet parallela, una rete solo per i servizi della Pubblica Amministrazione.

Vi starete chiedendo quali. Anche noi.

Vi starete chiedendo se in un paese che fa i salti mortali per dare 80€ al mese in più a chi guadagna meno di 25mila euro lordi l’anno, in un paese che da anni fa tagli lineari a scuola, università e ricerca, che ha una sanità allo stremo, che lesina la benzina e le riparazioni alle automobili di carabinieri e polizia,  un paese che ha i trasporti per cielo, per mare e per terra (strada e rotaie) in stato di abbandono, ecc… possa spendere 2,4 miliardi di euro per la rete SPC e destinare 10 miliardi all’Agenda Digitale.

Sono domande che ci stiamo ponendo anche noi ma sappiamo che ci diranno: siete oscurantisti, il futuro è sulla rete.

Pensate, anche Grillo è per la informatizzazione più spinta.

Tutti ci dicono che ci sono migliaia di imprenditori stranieri, incuranti della malavita imperante, della burocrazia opprimente, delle leggi sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, dei “rigidi” contratti di lavoro, dell’eccessivo costo dell’energia, ecc…  pronti ad investire in Italia, anche sulle montagne dell’Appennino, se solo avessero un poco di banda larga in più.

È come se una famiglia piena di debiti, con l’appartamento pignorato e che va a mangiare alla mensa della Caritas, corresse a comprare l’ultimo modello di computer al figlio appena bocciato al liceo.

Una considerazione però viene spontanea: sono accettabili ribassi che, anche se solo in anticipazioni di AdnKronos, raggiungono il 90% del prezzo posto a base di gara?

Siamo sicuri che una spiegazione ci dovrà pur essere, altrimenti ci sarebbe da licenziare immediatamente chi ha scritto il capitolato di gara ed ha computato lavori per un prezzo 10 volte superiore a quello necessario per realizzare l’infrastruttura.

Non a caso oggi ci troviamo Tiscali, provider emergente (già a fine anni 90 impose, rispetto a Telecom ed altri providers, bassi costi per telefonia e collegamenti alla rete) che a detta di AdnKronos  fa lo sconto del 90%  e British Telecom Italia (gruppo straniero sceso in Italia) che fa l’80%, sempre di sconto.

D’incanto gli altri provider si trovano costretti ad adeguarsi per non essere tagliati fuori… sarà certamente stato un caso, oppure no???

Ci viene il dubbio che fino ad oggi in Italia, rispetto al resto dell’Europa “normale”, i prezzi per la connettività alla Pubblica Amministrazione siano stati dieci volte superiori.

Già in un’altra occasione e con un altro articolo, ci siamo occupati dello spreco informatico, alleghiamo il link per chi volesse leggerlo:

https://www.leggioggi.it/2014/04/10/software-allitaliana-ovvero-standard-de-facto-e-standard-de-jure/

Pensiamo, come cittadini italiani, di chiedere a CONSIP e AGID, copia del capitolato, del progetto preliminare, l’analisi del territorio effettuata dai progettisti per verificare se Province e Regioni avessero già realizzato interventi similari,  l’analisi dei prezzi e dei costi, che sono state espletate prima della gara e che hanno contribuito a determinare il costo dell’intera infrastruttura in 2,4 miliardi di euro, il nome dei progettisti incaricati e gli eventuali costi di progettazione.

Dunque, sarebbe logico dedurre che, se in tempi di vacche magre si gonfiano i prezzi delle gare di infrastrutture informatiche tanto da avere ribassi del 90%, cosa è successo nelle passate gare?

Ci chiediamo cosa si è “progettato” prima del 2009?

I tecnici informatici parlano come l’azzeccagarbugli di manzoniana memoria: cooperazione applicativa, interoperabilità, trasporto dati in protocollo ip, ecc….

Il cittadino non ha le basi per capire se sta per essere fregato.

Ho chiesto a mia moglie, insegnante di storia e filosofia, di leggere l’articolo del Corriere delle Comunicazioni, al secondo periodo mi ha confessato di non capirci molto.

Il cielo stellato e la legge morale di Kant si arrendono di fronte ai bit ed ai byte.

Anche la stampa, quella che conta, che fa indagini complesse e dettagliate su politici, imprenditori e compositi movimenti di capitali, sembra tentennante di fronte ad argomenti tecnici di difficile comprensione.

Dunque, chi controlla la spesa informatica?  

Il cittadino comune, anche se volesse, certamente non può farlo.

Chi ci dice: OK il prezzo è giusto!

Chi stabilisce se era una spesa necessaria?

Chi controlla che l’obiettivo è stato raggiunto e che i cittadini riceveranno un servizio?

Chi controlla, visto l’enorme intreccio di poteri che in Italia siamo riusciti a creare, che ciò che spende lo Stato oggi non sia già stato speso ieri dalle Regioni, dalle agonizzanti Province o addirittura da qualche Comune?

Abbiamo chiesto al GARR che gestisce la registrazione dei nomi a dominio (esempio www.regione.xxx.it o www.comune.yyy.it ): A titolo puramente statistico, è possibile sapere quanti nomi a dominio risultano registrati per conto della Pubblica Amministrazione e quanti di questi sono ancora attivi?

Ecco la risposta: ……… per i domini di nostra competenza non raccogliamo né pubblichiamo i dati da lei richiesti……. non risulta però che esista, almeno in Italia, un’organizzazione che si occupa di raccogliere e rendere disponibili queste informazioni.

Cosa significa?

Che se volessimo censire i siti registrati in nome e per conto di una Pubblica Amministrazione non possiamo farlo perché non c’è nessun organismo che li archivia. In pratica se una PA registrasse un portale per i paesi del Mediterraneo e dopo qualche anno, con poche decine di visite, spegnesse i server, dopo averlo pagato 4 milioni di euro, nessuno ne troverebbe più traccia.

Forse, se fossimo un paese serio, scopriremmo che una bella fetta di spreco oggi corre sul filo, quello della rete ovviamente.

Chiudiamo con un’ultima domanda: la Guardia di Finanza, la Corte dei Conti, la Polizia Postale su quali crimini informatici indagano?

Giuseppe Vella

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento