La battaglia di Nelson Mandela: le leggi vergogna dell’Apartheid

Redazione 14/12/13
Scarica PDF Stampa
I visitatori dell’Apartheid Museum di Johannesburg sono invitati a farsi classificare come “bianchi” o “non bianchi“, del tutto arbitrariamente (cioè indipendentemente dal reale colore della loro pelle), e poi possono entrare nel museo solo passando attraverso l’ingresso che corrisponde al proprio “gruppo razziale“: perché? Nel Sud Africa dell’Apartheid combattuto da Nelson Mandela, i cittadini erano classificati, per legge, in quattro gruppi razziali: native, coloured, asian, white. E, si legge anche sul sito del museo, i documenti d’identità (sui quali compariva la classificazione) erano il principale strumento utilizzato per implementare il regime razzista. Detto in altri termini (sempre presi a prestito dall’Apartheid Museum), la classificazione razziale era il fondamento dell’intero impianto legislativo dell’apartheid. Nei giorni in cui il mondo intero saluta l’uomo simbolo della liberazione del Sud Africa, che dopo una vita di lotta al regime (e quasi 30 anni di carcere) è diventato, nel 1994, il primo presidente nero della storia del suo paese, uno dei tanti modi per celebrare, e riconoscere, l’importanza storica di Nelson Mandela può essere quello di ripercorrere le leggi fondamentali del regime sconfitto, l’Apartheid appunto.
Gli anni in cui l’Apartheid diventa definitivamente regime iniziano nel dopoguerra, quando nel 1948 il National Party vince le elezioni e va al governo. Gli anni ’50 e ’60 sono quelli in cui escono la stragrande maggioranza delle leggi sulla segregazione razziale (classificazione razziale, divieto di matrimonio, mezzi pubblici e luoghi pubblici separati, discriminazione razziale sul lavoro), ma in realtà la politica della segregazione era già iniziata all’inizio del secolo, subito dopo l’unificazione del paese (1910) prima diviso fra le colonie britanniche e olandesi. In questi anni, e di fatto fino alla seconda guerra mondiale, si gettano le basi di un impianto legislativo completamente basato sulla divisione fra neri e bianchi. Le norme principali:
  • Nel 1911 il Mines and Work Act inserisce le prime regole di discriminazione fra bianchi e neri in relazione a lavori qualificati nelle miniere e nelle ferrovie.
  • Nel 1913 il Land Act proibisce ai “nativi”, quindi ai neri (circa il 67,7% della popolazione), di possedere terra al di fuori di determinate aree, chiamate riserve, che corrispondono circa all’8,7% del territorio del paese. Per gli agricoltori “africans” diventa illegale lavorare come coloni o mezzadri, possono solo farlo come stipendiati, oppure dando 90 giorni di lavoro gratuito in cambio dell’uso di un pezzo di terra per un anno.
  • Nel 1923 il Native Urban Areas Act prevede la separazione degli spazi urbani residenziali riservati ai neri, e ne regola anche l’afflusso alle città.
  • Nel 1924 l’Industrial Conciliation Act vieta la rappresentanza sindacale ai neri.
  • Il Wages Act del 1925 invece stabilisce un minimo contrattuale per i lavoratori non qualificiati, solo se bianchi.
  • Nel 1926 il Mines and Works Amendment Act inasprisce le condizione della legge del 1911, proibisce definitivamente qualsiasi forma di lavoro qualificato ai neri e agli indiani. I “certificati di competenza“, introdotti dalla legge del 1911 e che servono per accedere ai lavori qualficiati, possono essere rilasciati solo ai bianchi e ai “coloured”.
  • Nel 1936 il Native Trust and Land Act aumenta al 13% la quota di territorio disponibile per essere di proprietà anche dei neri, introduce un “Native Trust” per controllare le riserve, e introduce criteri più rigidi per il lavoro dei neri nelle altre aree.
  • Nel 1937 il Native Laws Amendment Act inasprisce il cosiddetto “influx control”, dando alle autorità locali il potere di impedire ai neri l’ingresso nelle città se non hanno un lavoro (obbligandoli a stare nelle riserve).
Tutto questo, succedeva prima del 1948, l’anno in cui il National Party vince le elezioni politiche dopo una compagna condotta all’insegna di un unico slogan: Apartheid. Le leggi di segregazione razziale si moltiplicano, e toccano qualsiasi diritto civile, persino quello di camminare fianco a fianco. Eccone una selezione:
  • 1949: Prohibition of Mixed Marriage Act, vietati i matrimoni fra bianchi e neri.
  • 1950: con l’Immorality Amendment Act viene vietato qualsiasi tipo di rapporto sessuale fra bianchi e neri. Per controllare il rispetto della legge, la polizia faceva irruzione nelle case private.
  • Sempre nel 1950 esce una delle leggi simbolo dell’Apartheid, il Population Registration Act, la classificazione razziale: white, africans, coloured, indians (bianchi, africani, meticci, indiani). In base all’appartenenza all’uno o all’altro di questi gruppi, erano regolati tutti gli altri diritti: dove abitare, che lavori poter fare, e mano mano che arrivavano le leggi anche su quali mezzo pubblici poter salire e via dicendo. Vennero usati i metodi più disparati per distinguere, ad esempio, la popolazione definita nativa (i neri sudafricani) e coloured, meticcia. Poteva succedere che genitori venissero separati dai figli se questi ultimi erano classificati come coloured.
  • Group Areas Act, 1950, rinforza la segregazione residenziale, dividendo le città in aree per bianchi e per neri. Migliaia di persone sono costrette ad abbandonare le proprie case, perché in un territorio definito white area.
  • Prevention of Illegal Squatting Act, 1951: si introducono regole ancor più rigide per impedire la migrazione verso le città, si insediano check point e posti di blocco, nascono aree ai margini delle città destinate alla popolazione nera, come Soweto (dove è cresciuto Nelson Mandela).
  • The Bantu education Act, 1953, separa definitivamente i sistemi scolastici per bianchi e neri.
  • The Reservation of Separate Amenities Act, 1953: separazione dei luoghi pubblici (parchi, mezzi pubblici, toilettes, poste, ingresso allo stesso edificio, spiagge).
  • The Native Abolition of Passes and Coordination of documents Act, 1952: inasprisce le regole sull’accesso dei neri alle zone riservate ai bianchi, vengono eliminati i precedenti pass mentre si introduce un nuovo documento obbligatorio per tutti gli uomini neri, diventato nel 1956 obbligatorio anche per le donne.
  • Il Bantu Self Government Act del 1959 istituisce i Bantustans, che in nome della teoria dello “sviluppo separato” prevede entità politicamente ed economicamente indipendenti riservate alla popolazione africana: in pratica, nascono dei veri e propri ghetti, per di più ulteriore pretesto di divisione etnica, perché vengono create aree che separano anche gli “africans” (basandosi su differenze culturali, politiche, di provenienza). Un tentativo, quindi, di soffiare sul fuoco delle differenze provocando spaccature all’interno della popolazione nera, che era numericamente dominante rispetto a quella bianca. Fra il 1960 e il 1964 vengono deportate, dai quartieri bianchi ai Bantustans, circa 3,5 miloni di persone. Questa legge toglie ai neri i diritti di cittadinanza: ognuno è cittadino del Bantustan in cui vive.
  • Nel 1983 viene votata una nuova costituzione che istituisce il Parlamento Tricamerale. Una Camera per i bianchi, una per i coloured, la terza per gli indiani. I neri erano già privi del diritto di voto, e non hanno rappresentanza parlamentare. I loro diritti possono essere portati avanti da comunità e concili locali.
La strada della democrazia inizia negli anni ’90, dopo un ultimo decennio particolarmente caldo sul fronte della resistenza interna. Il 2 febbraio del 1990, l’allora presidente Frederik Willem De Klerk (eletto un anno prima) riabilita tutti i gruppi politici di opposizione al regime, compreso l’ANC (African National Congress) di Nelson Mandela. Il quale è in carcere da 28 anni, e viene liberato l’11 febbraio del 1990 (in genere, vengono liberati tutti i prigionieri politici, mentre gli esuli possono rientrare in patria). Nel 1991 inizia il cammino del dialogo, e nel corso dell’anno vengono abrogate una serie di leggi simbolo dell’apartheid (separate amenities act, group areas act, Population Registraon Act, Land Act). Nel 1993 si raggiunge l’accordo per una nuova Costituzione, l’anno dopo, nel 1994, il 27 aprile viene eletto presidente Nelson Mandela. Che raccoglie una sfida storica e la interpreta in nome della totale pacificazione e della democratica convivenza: il vicepresidente del suo governo fu, fino al 1996, De Klerk, ovvero il capo del partito avversario (divenuto nel frattempo New National Party), come lui insignito nel 1993 del premio Nobel per la Pace.

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento