Legge di stabilità 2014, Imu, Trise, Tasi e ora Tuc: le tasse sulla casa

Redazione 12/11/13
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Imu, Trise, Tasi, Tari e ora, infine, ecco il Tuc: nella selva di nomi per le imposte sulla casa, certamente la fantasia non manca. Ma come può orientarsi il contribuente che cerca di capire quali tasse verrà chiamato a pagare? Al momento, l’unico punto fermo è che la legge di stabilità 2014 conterrà tutte le risposte: ora al Senato, si attende la versione aggiornata in Aula nei prossimi giorni.

Partiamo dall’Imu, allora, l’unica di quelle sigle che tanto spaventano inquilini e soprattutto proprietari, ad essere ufficialmente in vigore. Abolita definitivamente la prima rata di giugno, il governo sta cercando di mantenere l’impegno per il saldo della seconda rata ed evitare che ricada sulle spalle dei cittadini, i quali si ritenevano esentati dopo le promesse di fine estate per rimodellare la fiscalità sulla casa ed eliminare il balzello vigente, come chiesto a gran voce dall’ala di maggioranza del Pdl.

Ora, dopo l’allarme lanciato dal ministro Saccomanni, il premier Letta ha assicurato che nella finanziaria si troverà il modo di coprire il gettito mancante dalla seconda rata Imu. Tra le ipotesi più accreditate, l’aumento del bollo sui conti deposito titoli, passato dall’1,5 al 2 per mille, che dovrebbe finanziare se non tutto, buona parte del vuoto di entrate della rata Imu.

Questo per il presente. Ma il prossimo futuro, per la casa degli italiani, si annuncia denso di novità, per la verità assai poco gradite. Sempre all’interno della legge di stabilità 2014, trovano spazio, al momento, Trise, Tari e Tasi, queste ultime due, le due sfere di cui si compone il nuovo Tributo sui servizi. Se, in una prima fase, si ragionava su come correggere la Tasi, introducendo anche le detrazioni Imu, in modo da ridurre gli esborsi ed esentare quegli edifici oggi salvi dalla tassazione immobiliare, ora si vocifera già di un cambio di pagina radicale. Non più le due sfere sui rifiuti (Tari) e sui servizi indivisibili (Tasi), ma una nuova versione dell’imposta municipale propria, che il suo alfiere principale Renato Brunetta ha già ribattezzato Tributo unico comunale, abbreviato in Tuc.

L’emendamento, presentato dal senatore Pdl Antonio d’Alì, abroga gli articoli dal 19 al 23 del testo della legge di stabilità, e sancisce l’ennesimo regime transitorio per la tassazione, “in attesa del riordino complessivo dell’imposizione immobiliare, a decorrere dall’anno 2014, l’imposta municipale propria è sostituita dal Tributo unico comunale”. Finalità del Tuc sarebbe quella di soppiantare l’Irpef e le addizionali collegate su redditi fondiari, rivedendo le rendite catastali di 10 punti in meno nel 2014 e nel 2015, tramite l’applicazione dell’aliquota al 10,6 per mille su immobili e servizi indivisibili.

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