Riforma geografia giudiziaria: 9 regioni per il referendum

Redazione 02/10/13
Scarica PDF Stampa
La riforma della geografia giudiziaria non è stata certo fra le riforme più amate, anzi; lo prova il fatto che siano già nove le regioni che stanno ricorrendo al referendum per renderne vani gli effetti. La Costituzione per questo genere di procedimento prevede che le regioni siano almeno cinque, come stabilisce l’articolo 75 della Costituzione è il numero minimo per affidare al giudizio popolare il destino di una norma. Numero che è stato raggiunto in fretta vista l’immediata disponibilità di Marche, Puglia, Calabria, Abruzzo e Basilicata.

Adesso però si sono aggiunte altre 4 regioni a rafforzare questa volontà; Liguria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Campania. Dunque 9 complessivamente, quanto basterebbe secondo l’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua) ad attirare l’attenzione del Governo. ” Il governo non può guardare dall’altra parte – evidenzia il presidente dell’Oua Nicola Marinonove regioni, dal nord al sud con maggioranze di destra e di sinistra e della lega, tutte unite dalla richiesta di un referendum abrogativo di una riforma pensata male e realizzata peggio”.

Il numero uno dell’Oua si schiera contro la definizione di “riforma epocale” attribuita alla nuova organizzazione degli uffici giudiziari, negando i vantaggi economici ed evidenziando i problemi che la nuova disposizione determina. La richiesta è di andare avanti e aprire un nuovo confronto. “Nessuno crede che la rete dei tribunalini possa  rimanere così com’era – spiega Marinoma riteniamo che questo provvedimento non sia lo strumento più adeguato per ottenere risparmi ed efficienza. Si sospenda la riforma – conclude il presidente – il ministro convochi l’Oua per la riunione urgente”.

Il leader della rappresentanza politica degli avvocati non risparmia il proprio disappunto  per la scelta del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, di estromettere le rappresentanze politiche e istituzionali dei legali italiani dalla Commissione ministeriale formata per controllare la riforma.

Il Guardasigilli, dal canto suo, rispondendo ieri ai giornalisti in quel di Firenze alla conclusione dell’inaugurazione del primo asilo nido aziendale in un Palazzo di Giustizia in Italia, ha eliminato la possibilità di ripensamenti riguardanti gli accorpamenti delle piccole sedi giudiziarie. “Perché la legge ha stabilito un termine molto certo”. Ancora una volta il ministro della Giustizia invita a giudicare la riforma all’atto pratico, rinviando a possibili miglioramenti.

Abbiamo un anno davanti a noi per fare valutazioni sullo sviluppo del progetto – ha spiegato Anna Maria Cancellieri – su come è andati avanti, se ci sono difficoltà. Entro quella data avremo la certezza di quanto fatto, o se va messo a punto qualcosa”. Non sembrano voler attendere gli avvocati, l’Oua stessa sta aspettando di avere una risposta dal Guardasigilli a riguardo della lettera spedita anche al premier Letta, con la quale si chiedeva oltre alla sospensione del provvedimento, l’istituzione di un tavolo per disegnare “la vera riforma dei tribunali”.

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento