La Cassazione condanna centro commerciale per rumori molesti provenienti dai climatizzatori

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Se gli elettrodomestici dei vostri vicini sono troppo rumorosi, non disperate. Il vostro diritto al riposo è comunque tutelato. Ciò è stato confermato anche dalle ultime pronunce giurisprudenziali.

La Cassazione, con sentenza n° 28874/2013, ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dal gestore di un centro commerciale, condannato dal Tribunale di Cosenza, in concorso di circostanze attenuanti generiche, a un’ammenda di 200 euro e al risarcimento del danno cagionato ai denuncianti, due inquilini del condominio sovrastante la struttura. Il pronunciamento del giudice era stato richiesto per l’uso di condizionatori rumorosi nel locale commerciale.

Il reato ascritto è previsto dall’articolo 659, 1° comma, del Codice Penale che recita: “Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 309”.

Contro la sentenza del Tribunale, il gestore aveva proposto ricorso per cassazione deducendo violazione di legge e vizio di motivazione, argomentando che: “Il reato era integrato solo da una rumorosità idonea ad arrecare disturbo ad una pluralità indifferenziata di persone e non ai soli vicini; nel caso concreto tanto non era stato rimasto accertato, così difettando un elemento essenziale della fattispecie legale”.

Tale motivo è stato ritenuto del tutto infondato. Richiamando una precedente sentenza (Cass. Sez. Pen. 1°, n° 47298/2011), i giudici della Suprema Corte hanno dichiarato che, secondo giurisprudenza consolidata: “La rilevanza penale della condotta produttiva di rumori, censurati come fonte di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone, richiede l’incidenza sulla tranquillità pubblica, in quanto l’interesse tutelato dal legislatore è la pubblica quiete, sicché i rumori devono avere una tale diffusività che l’evento di disturbo sia potenzialmente idoneo ad essere risentito da un numero indeterminato di persone, pur se poi concretamente solo taluna se ne possa lamentare”.

Secondo quanto affermato dai denuncianti, “i rumori erano percepiti negli appartamenti anche a finestre chiuse” e la verifica effettuata dal tecnico dell’ ARPA nell’appartamento al quarto piano aveva riscontrato un valore di 56 decibel. È evidente che tali circostanze dimostravano il grave disagio sofferto da un elevato numero di soggetti, sebbene a denunciarlo fosse stato un numero esiguo.

Quindi, cari lettori, se state progettando di fuggire dal caldo della bella stagione, cercando riparo nelle vostre abitazioni con aria condizionata “a palla”, assicuratevi che i condizionatori funzionino a dovere e che non emettano rumori molesti. Potreste incorrere in grossi guai!

Lorenzo Pispero

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