Decreto del Fare: l’Iva aumenta per salvare il lavoro giovanile

Redazione 13/06/13
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Nonostante il nome del decreto, “decreto del Fare”, ispiri tutt’altro, questa mattina il premier Enrico Letta si è visto apostrofare dal “Financial Times” come pigro visto che viene letteralmente accusato di un “letargo” e una immobilità che non hanno generato “assolutamente nulla”. Da parte sua il presidente del Consiglio ha rilasciato una serie di dichiarazione che sembrano delineare sempre più nettamente le linee programmatiche del futuro decreto che con ogni probabilità privilegerà l’occupazione giovanile, cui verranno destinate le risorse disponibili, mediante un bonus che favorisca le assunzioni a tempo indeterminato di giovani.

Tuttavia ogni medaglia ha il suo risvolto; infatti la contropartita è rappresentata dalla quasi certa rinuncia di poter bloccare l’aumento dell’Iva. Questi provvedimenti dovrebbero essere decisi probabilmente sabato, in occasione del prossimo Consiglio dei ministri.

Giornata intensa quella del premier che in mattinata aveva tenuto un discorso ai 35 saggi delle riforme, poi ha ricevuto il premier sloveno e nel pomeriggio è intervenuto al congresso della Cisl. Ed è stato qui che dopo lo “choc fiscale” richiesto da Bonanni il premier si è lanciato in una serie di appelli, il più fantasioso dei quali ha tirato in ballo un noto cartoon della Disney “alla fine di una lunga rincorsa il pesciolino Nemo trova il papà che poi, però, finisce in una rete insieme ad altri pesci. Nemo riesce a far capire che se spingono tutti nella stessa direzione succede il miracolo e la rete si libera”.

Di qui l’appello: “dobbiamo remare tutti insieme, altrimenti non risolveremo i problemi, perché non ci sara più, come in passato, un debito pubblico al quale possiamo attingere per dare un pezzettino di risposta a ognuno”. 

Un appello chiaramente agevolato dal contesto; al congresso della Cisl Enrico Letta giocava in casa e infatti non sono mancati plateali messaggi di affetto “le parole di Bonanni. l’Italia delle responsabilità, le sento profondamente radicate nel mio cuore e nella mia testa, sono le stesse che accompagnano da 41 giorni la mia vita e il mio lavoro”. Ma al netto delle mozioni degli affetti, il messaggio politicamente più importante di Letta è stato un altro, quello apparentemente più generico sul lavoro “senza il quale il Paese non si salva”.  

E poi, più nello specifico: “ il cuneo fiscale è la vera zavorra del nostro paese”. In queste dichiarazioni c’è anche la novità che, di ora in ora, sta maturando nel governo e che ieri sera si è quasi definitivamente assestata: la rinuncia a bloccare l’aumento dell’Iva e al tempo stesso l’intenzione di indirizzare le risorse disponibili sulle misure a favore della occupazione giovanile.  

Il decreto, al cui interno c’è il capitolo semplificazioni, nelle intenzioni di Letta dovrebbe costituire anche una risposta indiretta ai suoi critici, incluso l’autorevole Financial Times che rimprovera il programma del governo di somigliare sempre più ad una “trilogia impossibile”, che prova a “tagliare le tasse, aumentare la spesa per l’istruzione e, allo stesso tempo, rimanere negli obiettivi del deficit imposti da Bruxelles”.  

Un editoriale molto severo, per certi versi imprevisto, alla vigilia del primo appuntamento internazionale di rilievo per il presidente del Consiglio, il G8 in Irlanda del Nord. In quella occasione si svolgono numerosi incontri bilaterali e ovviamente si sta lavorando anche ad un vis-à-vis tra Obama e Letta, che sinora si sono parlati per telefono, senza conoscersi personalmente.

Oltre all’autorevole quotidiano della City, tra i critici del governo, in questo caso domestici, da ieri, va annoverata anche la Confcommercio, la cui platea ha fischiato ieri il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, che intervenendo ad un’assemblea della principale associazione dei commercianti italiani, aveva usato parole sincere sulla questione Iva: “non è che non lo voglia fare ma non lo posso promettere”. 

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